Isis Morte di Baghdadi, Trump: «È finito come un codardo»

ATS

27.10.2019 - 19:48

Abu Bakr al Baghdadi è morto, stavolta davvero. Sono passate da poco le nove del mattino alla Casa Bianca e Donald Trump lo annuncia al mondo in diretta tv.

Il leader supremo dell'Isis, dopo una caccia durata anni, è finito «come un cane, come un codardo», inseguito dagli uomini delle forze speciali statunitensi in un tunnel segreto del suo nascondiglio, nel nord-ovest della Siria. Lo hanno sentito piangere e urlare prima di farsi saltare in aria, uccidendo nell'esplosione tre dei suoi figli che erano con lui.

Un blitz durato circa due ore

«Un successo incredibile, una grande notte per gli Stati Uniti e per il mondo intero», ha esultato il presidente americano. Dalla Situation Room ha seguito passo passo il raid affidato ai Rambo della Delta Force, a cui avrebbe dato il via libera una settimana fa. Un blitz durato circa due ore, col tycoon costantemente informato sull'andamento dell'operazione fino alla comunicazione finale, quella più attesa, quando tutto attorno al compound vicino a Idlib era tornata la calma: «Signor presidente, è lui!«.

La maschera della tensione, immortalata in uno scatto, allora si è sciolta sul viso di Trump, attorniato dai fedelissimi: il vicepresidente Mike Pence, il consigliere per la Sicurezza nazionale Robert O'Brien, i capi del Pentagono e del Dipartimento di Stato Mark Esper e Mike Pompeo. E poi i vertici dell'intelligence, determinanti nel localizzare l'obiettivo.

Un rivincita per Donald Trump?

«È stato come guardare un film», ha spiegato il presidente davanti alle telecamere. Raggiante, nonostante i segni della stanchezza. E non potrebbe essere diversamente: piazza il grande colpo nel momento più difficile della sua presidenza, schiacciato tra l'indagine per impeachment e la controversa decisione di ritirare le truppe statunitensi dalla Siria, abbandonando gli alleati curdi di fronte all'offensiva turca. Proprio quegli alleati che lo hanno aiutato a sbaragliare lo Stato islamico.

E invece all'improvviso per lui arriva il momento della rivincita, quello in cui a testa alta può parlare da vero Commander in Chief, rivendicando il ruolo che finora era riuscito a interpretare con maggiore difficoltà. Ora anche lui, come Barack Obama, ha il suo scalpo. E il tycoon non riesce a trattenersi dal fare un confronto: al Baghdadi, per lui, «è più importante» di Osama bin Laden.

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