Giustizia Il Grand giurì incrimina Trump, è il primo ex presidente della storia degli Stati Uniti

SDA

31.3.2023 - 03:52

ll gran giurì di New York ha votato per incriminare Donald Trump per il pagamento di 130.000 dollari per comprare il silenzio della pornostar Stormy Daniels. È la prima volta nella storia degli Stati Uniti che un ex presidente viene formalmente incriminato.

L'ex presidente Donald Trump a Waco, Texas, sabato 25 marzo, poco prima del comizio elettorale. 
L'ex presidente Donald Trump a Waco, Texas, sabato 25 marzo, poco prima del comizio elettorale. 
KEYSTONE

Hai fretta? blue News riassume per te:

  • Il gran giurì ha deciso di incriminare formalmente l'ex presidente USA Donald Trump per aver pagato 130.000 alla pornostar Stormy Daniels affinché non rivelasse durante le presidenziali del 2016 la loro relazione del 2007.
  • Si tratta della prima volta nella storia degli USA che un ex presidente viene formalmente incriminato.
  • Michael Cohen, l'ex legale del tycoon, ora suo principale accusatore, si dice contento di sapere che «nessuno è al di sopra della legge».
  • La decisione ha scatenato una marea di vive reazioni a favore del tycoon, tra le quali quelle dei suoi figli Donald Jr. ed Eric, dell'ex vice presidente Mike Pence e delo speaker repubblicano della Camera Kevin McCarthy.
  • La polizia di NY City è preoccupata per delle possibili azioni come l'assalto di Capitol Hill del 6 gennaio 2021.
  • Contro Trump rimangono aperte altre tre indagini.

Donald Trump è stato incriminato dalla procura di Manhattan per il pagamento di 130.000 dollari alla pornostar Stormy Daniels per farla tacere sulla loro relazione. Il tycoon diventa così il primo ex presidente a essere incriminato nella storia americana.

La decisione del gran giurì è destinata ad avere ripercussioni senza precedenti sulla politica statunitense, oltre che a influenzare la corsa alla Casa Bianca per il 2024, anche se non fermerà quella del tycoon. Che ha già reagito attaccando: «È una persecuzione politica e una interferenza elettorale», «una caccia alle streghe che si ritorcerà contro Biden».

«Una caccia alle streghe per distruggere il movimento MAGA»

«Da quando sono sceso dalla scala mobile dorata della ‹Trump Tower› e prima che prestassi giuramento come vostro presidente degli Stati Uniti, i democratici della sinistra radicale – nemici degli uomini e delle donne che lavorano sodo in questo Paese – sono stati impegnati in una caccia alle streghe per distruggere il movimento Make America Great Again», afferma Trump in un comunicato.

Poi cita quelle che secondo lui sono le passate persecuzioni politiche subite: «La bufala dell'impeachment parte 1, la bufala dell'impeachment parte 2, il raid illegale e incostituzionale di Mar-a-Lago e ora questo».

Voto a sorpresa

Il voto del gran giurì è arrivato a sorpresa visto che i giurati avrebbero dovuto valutare nella giornata di oggi, venerdì, altri casi e poi prendersi una pausa fino alla fine di aprile.

Neanche lo staff di Trump si aspettava una decisione e probabilmente neanche l'ex presidente che in queste ore a Mar-a-Lago sta valutando le sue prossime mosse. Le accuse precise mosse nei suoi confronti non sono ancora state rese note, almeno al pubblico.

Cosa succede ora?

Cosa accadrà ora e quando Trump è chiamato a presentarsi alla procura non è ancora chiaro: i dettagli devono essere definiti dal Secret Service con le autorità di New York, anche se il legale dell'ex presidente ha assicurato che il suo assistito si presenterà spontaneamente e si sottoporrà alle procedure del caso, dalle impronte digitali alle foto. In tal caso dovrebbe essergli risparmiata l'umiliazione dell'arresto.

Trump, stando alle parole riferite dal New York Times di Susan R. Necheles, uno dei suoi avvocati, potrebbe consegnarsi alle autorità di Manhattan martedì prossimo per la formalizzazione delle accuse a suo carico.

Si temono disordini come l'assalto al Campidoglio

La polizia della Grande Mela è da giorni in allerta per possibili manifestazioni e proteste visto che l'ex presidente, rievocando una retorica simile a quella dell'assalto al Congresso, ha invitato i suoi sostenitori a scendere in piazza e a farsi sentire.

E proprio uno scenario simile a un nuovo 6 gennaio è quello che fa più paura e ha spinto le forze dell'ordine di New York a rafforzare le misure di sicurezza e i controlli online, dove alcuni da giorni gridano alla 'guerra civile' in difesa di Trump.

«Nessuno è al di sopra della legge»

«Per la prima volta nella storia del nostro Paese è stato incriminato un ex presidente degli Stati Uniti», commenta a caldo Michael Cohen, l'ex legale del tycoon divenuto poi il suo principale accusatore.

«Non sono felice di rilasciare questa dichiarazione e desidero anche ricordare a tutti la presunzione di innocenza. Tuttavia mi consola pensare che nessuno è al di sopra della legge, nemmeno un ex presidente. L'accusa di oggi non è la fine di questo capitolo, ma l'inizio», prosegue Cohen.

«Assumersi la responsabilità è importante e rivendico la mia testimonianza e le prove che ho fornito alla procura di New York», sottolinea l'ex avvocato di Trump.

Parte subito la controffensiva mediatica

«Alvin Bragg è stato scelto e pagato da George Soros ed è vergognoso». È l'attacco di Donald Trump al procuratore di Manhattan dopo essere stato incriminato.

«Invece di fermare l'ondata di criminalità senza precedenti che ha travolto New York sta facendo il lavoro sporco di Joe Biden, ignorando gli omicidi, i furti con scasso e le aggressioni su cui dovrebbe concentrarsi. È così che Bragg trascorre il suo tempo!», tuona l'ex presidente in un lungo comunicato.

«Credo che questa caccia alle streghe si ritorcerà contro Joe Biden in modo massiccio. Il popolo americano capisce esattamente cosa stanno facendo qui i democratici della sinistra radicale. Tutti possono vederlo. Quindi il nostro Movimento e il nostro Partito – uniti e forti – sconfiggeranno prima Alvin Bragg, e poi Joe Biden, cacciando i democratici così da poter rendere di nuovo grande l'America!», ha terminato il tycoon.

«È una roba che farebbe Mao o Stalin»

I repubblicani gridano già allo scandalo pur non conoscendo le accuse precise: parlano di una decisione «oltraggiosa».

Eric Trump, il figlio dell'ex presidente, definisce l'incriminazione come un attacco a un rivale politico. Il suo riferimento è ai democratici e ad Alvin Bragg, il primo afroamericano procuratore di Manhattan. In casa dei democratici al momento tutto tace, così come alla Casa Bianca di Joe Biden.

«Questa roba è una cosa che farebbero Mao, Stalin, Pol Pot. Li farebbe impallidire», ha aggiunto dal canto suo Donald Trump Jr. Il figlio maggiore dell'ex presidente ha anche rivolto un attacco ai repubblicani che non sostengono il tycoon: «Vedrete che vi succederà quando verranno a cercare voi, perché verranno».

«Decisione oltraggiosa»

«Alvin Bragg ha danneggiato irreparabilmente il nostro Paese nel tentativo di interferire nelle elezioni presidenziali». Lo scrive dal canto suo lo speaker della Camera USA, il repubblicano Kevin McCarthy.

«Mentre fa scarcerare regolarmente criminali violenti per terrorizzare il pubblico, Alvin Bragg ha armato il nostro sistema giudiziario contro il presidente Donald Trump», attacca ancora McCarthy. «Il popolo americano non tollererà questa ingiustizia e la Camera terrà conto del suo abuso di potere senza precedenti».

«L'incriminazione di Donald Trump è scandalosa», ha detto invece l'ex vice presidente del tycoon Mike Pence in un'intervista alla Cnn.

Secondo Pence, «per milioni di americani l'incriminazione non è altro che una mossa politica». «Accusare un ex presidente è un disservizio al Paese che dividerà ulteriormente gli americani», ha sottolineato.

«Non c'é la base legale»

Un altro avvocato di Donald Trump, Chris Kise, ha dichiarato che l'incriminazione di Donald Trump «non ha nessuna base legale», bollandola come «il punto più basso della storia per il nostro sistema di giustizia penale».

«Quello che una volta era l'ufficio del procuratore distrettuale più rispettato e venerato della Nazione è stato completamente imbastardito da un politico opportunista che cerca, come molti altri, di lucrare sul marchio Trump», ha attaccato il legale in un comunicato alla Cnn.

«La totale assenza di una base legale, assieme alla natura politica dell'accusa, dovrebbe spaventare ogni cittadino di questo Paese, indipendentemente dalle loro opinioni sul presidente Trump», ha sottolineato Kise.

Anche il nemico DeSantis si schiera con Trump

L'arci nemico di Donald Trump, Ron DeSantis, si schiera dalla parte del tycoon incriminato e annuncia che la Florida non lo estraderà.

«La strumentalizzazione del sistema giudiziario per far avanzare un'agenda politica capovolge lo stato di diritto ed è anti-americana», scrive su Twitter.

«Il procuratore distrettuale di Manhattan, sostenuto da Soros, ha costantemente piegato la legge per declassare i reati e giustificare condotte criminali. Tuttavia, ora sta forzando la legge per prendere di mira un avversario politico», attacca DeSantis sottolineando che la «Florida non risponderà alla richiesta di estradizione».

Diversi altri guai giudiziari per Trump all'orizzonte

La Casa Bianca intanto non ha voluto commentare l'incriminazione di Donald Trump. Lo riporta il New York Times. In questi mesi, il presidente americano Joe Biden e la sua amministrazione hanno più volte ribadito l'indipendenza del Dipartimento di Giustizia in tutte le indagini a carico del tycoon.

L'incriminazione nel caso della pornostar, giova ricordarlo, è solo una delle inchieste aperte a carico di Trump, la cui situazione legale potrebbe complicarsi con l'avvicinarsi del voto.

Fra le indagini aperte ci sono quelle sull'assalto al Campidoglio del 6 gennaio in cui persero la vita cinque persone, quelle sulle interferenze sul voto in Georgia e quelle sulle carte segrete trovate a Mar-a-Lago.

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