RadioAddio a FM? «Stiamo proibendo tecnologia che funziona benissimo»
hm, ats
17.12.2024 - 12:00
Non si placano le discussioni sulla fine delle trasmissioni radio sulle onde FM da parte della SRG SSR, in tutto il paese e a partire dal primo gennaio.
Keystone-SDA, hm, ats
17.12.2024, 12:00
17.12.2024, 12:10
SDA
Roger Schawinski, storico imprenditore del settore dei media, torna alla carica e parla di decisione incomprensibile, insensata livello ecologico e con costi elevati per i consumatori, in una Svizzera che fa da cavaliere solitario a livello internazionale. L'ente radiotelevisivo per contro ribadisce: «siamo all'80% di copertura degli ascolti, giusto cambiare».
«La FM è la tecnologia più usata al mondo», ricorda il pioniere del ramo in un'intervista a radio RTS. Obsoleta, come afferma la SRG SSR, che sul tema sta proponendo una vasta campagna? Al contrario, «funziona in modo in modo formidabile e senza problemi, la qualità è superiore a quella di DAB+».
«L'unico vantaggio della nuova tecnologia è che permette di avere un maggior numero di stazioni radio, ma la gran parte di queste nuove emittenti ha un numero di ascoltatori molto basso: questo vuol dire che il pubblico non le accetta», argomenta l'ex numero di Radio 24, di Tele2 e – in Germania – ex direttore di SAT1.
Ma la FM – ribatte la giornalista RTS – è utilizzata solo dal 20% della popolazione, secondo le cifre SRG SSR. «È sbagliato, fra gli automobilisti la quota è molto più altra, quasi del 50%», replica l'intervistato. «La SRG SSR, che offre un servizio pubblico con oltre 1 miliardo di franchi di canone, non dovrebbe essere la prima istituzione che taglia la FM, ma piuttosto l'ultima. Non capisco assolutamente la decisione dell'ente, a mio avviso è un gigantesco errore».
La SRG SSR sostiene però che anticipare di un anno – rispetto alle radio private – la rinuncia alla diffusione FM è un modo per risparmiare. «Non capisco», osserva il 79enne. «La SRG SSR vuole economizzare, ma i clienti devono spendere ulteriormente per ricevere i suoi programmi».
Ma non è semplicemente in atto un progresso tecnologico? «Per nulla. Le previsioni erano completamente sballate. DAB+ è una tecnologia con pochissimi vantaggi e molti svantaggi. Ha potuto sopravvivere solo grazie a sovvenzioni immense, ma nemmeno queste sono bastate. Per questo si vuole proibire la FM. È scandaloso: è la prima volta che si vieta una tecnologia per nascondere gli errori che si sono fatti con DAB+. Però la FM non è una droga che si può vietare: è una tecnologia utilizzata nel mondo intero».
Dieci anni per prepararsi alla transizione non sono stati sufficienti? «No, perché DAB+ non ha funzionato, molti ascoltatori non l'hanno accettata e la Svizzera è il solo paese che spegne la FM: la Francia la manterrà almeno sino al 2033, la Germania ancora più tardi. Non abbiamo nessuna ragione valida per distruggere la nostra fantastica rete FM», sostiene l'imprenditore che ha fra l'altro creato «Kassensturz», storica trasmissione per i consumatori della televisione svizzero-tedesca.
Inoltre a livello ecologico sbarazzarsi «di almeno 10 milioni di apparecchi radio FM è una catastrofe, è un'immensa distruzione di patrimonio nazionale». «Se la SRG SSR vuole spegnere la FM per risparmiare è un aspetto, ma se centinaia di migliaia di clienti devono spendere centinaia di franchi per comprare apparecchi per le loro auto è incomprensibile».
A Schawinski ha indirettamente risposto, pure sulle onde della RTS, Nik Leuenberger, portavoce della SRG SSR. In base alla concessione si sarebbe potuto aspettare sino alla fine del 2026, ammette. «Ma la copertura con DAB+ è così grande che non vale la pena portare avanti due tecnologie, visto che siamo arrivati all'80% o più di minuti radio ascoltati in digitale».
Ma non è che si fa pagare la transizione agli automobilisti? «È una decisione di tutto il settore, della radio pubblica e privata, di passare al digitale», risponde l'addetto stampa. Il fatto che all'estero si arriverà più tardi è dovuta alle condizioni: in Svizzera si è stati più veloci con l'infrastruttura: «possiamo permetterci di cambiare già adesso», conclude Leuenberger.