Assemblea degli azionisti UBS, Ermotti: «Vedo già molti progressi nell'integrazione di CS»

hm, ats

24.4.2024 - 11:09

Sono già stati fatti molti passi avanti, afferma Ermotti.
Sono già stati fatti molti passi avanti, afferma Ermotti.
Keystone

Il presidente della direzione di UBS Sergio Ermotti vede già «molti progressi» nell'integrazione di Credit Suisse.

24.4.2024 - 11:09

Sono però ancora necessarie significative misure di ristrutturazione e ottimizzazione, prima che la grande banca possa sfruttare appieno i vantaggi della fusione, ha affermato il manager nel suo intervento tenuto oggi davanti agli azionisti riuniti in assemblea generale a Basilea.

E all'indirizzo della popolazione svizzera ha assicurato: i rischi dell'istituto non sono sopportati dai contribuenti.

L'integrazione è «una maratona, non uno sprint», ha sostenuto il 63enne che in gioventù ha accarezzato l'idea di fare il calciatore, prima di propendere per l'apprendistato bancario.

A suo avviso il 2024 sarà un anno decisivo per la grande banca. Le priorità più importanti per la prima metà del 2024 comprendono la fusione delle due società madri e il trasferimento delle attività statunitensi a un'unica holding intermedia. «La fusione delle nostre banche elvetiche dovrebbe avvenire entro la fine del terzo trimestre».

Secondo il Ceo i necessari guadagni di efficienza in termini di costi, capitale e finanziamento potranno essere realizzati solo dopo l'unione di queste società.

UBS sarà quindi in grado di smantellare gradualmente le vecchie piattaforme di Credit Suisse a partire dalla seconda metà del 2024. «Questo processo continuerà fino al 2025, prima di avvicinarci all'obiettivo finale nel 2026».

Nel suo discorso Ermotti ha anche criticato – definendola «fattualmente errata» – l'argomentazione di chi sostiene che UBS, con la sua grandezza, dispone di una garanzia statale implicita.

L'oratore ha fatto riferimento al capitale di assorbimento delle perdite di UBS, che ammonta a circa 200 miliardi di dollari. «I rischi di UBS sono sostenuti dagli azionisti e dai detentori di strumenti AT1 e di obbligazioni TLAC, non dai contribuenti».

Per UBS questo significa anche che i costi di finanziamento sono strutturalmente molto più alti rispetto alle banche con garanzia statale, ha sottolineato il dirigente. Anche le valutazioni che UBS riceve dalle agenzie di rating sono inferiori a quelle degli istituti che godono di una garanzia statale implicita o esplicita, ha concluso.

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