Conti nazisti presso CS Aprire archivi delle banche? L'esperto: «Non accetto lezioni morali dagli Stati Uniti»

hm, ats

10.1.2025 - 11:00

Credit Suisse è tornato a interessare gli Stati Uniti.
Credit Suisse è tornato a interessare gli Stati Uniti.
Keystone

Bisogna costringere le banche ad aprire gli archivi dei tempi della Seconda guerra mondiale, creando una sorta di seconda commissione Bergier?

Keystone-SDA, hm, ats

Assolutamente no, afferma Carlo Lombardini, avvocato e docente di diritto bancario all'Università di Losanna, che non accetta di prendere lezioni morali dagli Stati Uniti.

«È un esercizio che abbiamo già compiuto 30 anni or sono», afferma l'esperto in un'intervista trasmessa giovedì sera dalla radio RTS, tornando sulle recenti novità emerse in seguito a un'inchiesta della Commissione bilancio del Senato degli Stati Uniti, secondo cui Credit Suisse (CS) – istituto nel frattempo rilevato da UBS – avrebbe nascosto informazioni sui conti bancari che durante il conflitto erano appartenuti a nazisti.

«Una visione incompleta di quello che è successo»

«Riguardo alle critiche nei confronti delle banche svizzere che vengono da una commissione del senato americano personalmente sono molto scettico, sulla loro pertinenza e sulla loro fondatezza», puntualizza il 61enne.

«Per non parlare poi dell'aspetto moralizzatore degli americani, che si sono peraltro appropriatiti di scienziati nazisti nel 1945 per andare sulla Luna», prosegue l'intervistato facendo esplicito riferimento fra l'altro a Werner von Braun.

«Penso che non bisogna cedere a una tendenza tutta elvetica di volersi far male da soli con il pretesto di cercare di avere degli amici», insiste il giurista con doppio passaporto svizzero e italiano.

Tornando a rivangare il tema «si averebbe una visione per forza di cose incompleta di quello che è successo: inoltre è pericoloso giudicare avvenimenti su dei pezzetti d'informazione che risalgono a 80 anni or sono».

«Nessuna utilità»

«Abbiamo già fatto l'esercizio una volta, ho riletto oggi il rapporto della commissione Bergier», prosegue l'avvocato in relazione al lavoro del gruppo indipendente di esperti che dal 1996 al 2001 – nel pieno delle polemiche sui cosiddetti fondi ebraici – fece luce sul ruolo della Svizzera nella Seconda guerra mondiale.

«Il rapporto era già abbastanza critico nei confronti del comportamento delle nostre banche e personalmente non vedo l'utilità di tornare sulla vicenda. Se non che in tal modo si permette di alimentare le critiche americane che finiranno certamente con un pretesto per presentare una fattura di diversi miliardi di dollari.»

Secondo l'autore di diversi saggi sul diritto bancario è assolutamente sbagliato partire dalla premessa che quanto dice un senatore americano è esatto.

«Da questa gente non prendo lezioni morali»

«Ma per stabilire la verità – chiede allora il giornalista radiofonico – non sarebbe allora proprio utile aprire gli archivi? «Se tutti aprono i loro archivi sui rapporti che hanno avuto con la Germania nazista e l'Italia fascista dagli anni 30 al 1945 allora non vedo problemi.».

«Ma questa mania della Svizzera di credere che bisogna essere migliori degli altri è per me un grave errore, che ha provocato problemi al nostro paese e che continuerà a causarne. Bisogna dar prova di Realpolitik: già il generale De Gaulle diceva che gli stati non hanno degli amici, hanno solo degli interessi. Bisogna salvaguardare i nostri interessi».

Lo specialista ha infine ricordato, «come piccolo aneddoto», che il generale Augusto Pinochet, dittatore in Cile dal 1973 al 1990, aveva un conto presso una banca di Washington, mentre non aveva conti in Svizzera.

«Da questa gente non prendo lezioni morali», conclude facendo riferimento agli americani.