La 27enne, giocatrice della nazionale russa di calcio, sfida Putin e il governo di Mosca asserendo di non aver paura di loro, incitando il popolo russo a liberarsi dal giogo della propaganda di Stato.
Da quando la Russia ha invaso l'Ucraina nelle prime ore del 24 febbraio, solo un esiguo numero di sportivi russi si è espresso contro tale operazione militare.
Uno di loro è stato Fedor Smolov, calciatore della Dinamo Mosca, il quale ha postato un messaggio «No war!» su Instagram a febbraio. Da allora è rimasto in silenzio. Anche Aleksandr Sobolev, dello Spartak Mosca, ha postato un messaggio il giorno dell'inizio della guerra, ma lo ha cancellato poche ore dopo.
Nadya Karpova, calciatrice della formazione spagnola dell'Espanyol, è la terza. La ragazza 27enne ha rilasciato sì una lunga intervista alla BBC, ma prima, quasi giornalmente, la sportiva ha sempre postato messaggi contro la guerra su Instagram, dove ha più di 143'000 follower.
«Non posso guardare questa disumanità e rimanere in silenzio», ha detto la Karpova alla BBC. «Non so cosa sarebbe successo se fossi stata in Russia e non in Spagna, ma sento la responsabilità di parlare».
La ragazza, che ha giocato 24 volte per la nazionale russa, compreso l'ultimo Campionato Europeo, si è trasferita in Spagna cinque anni fa.
Karpova sa dell'esistenza di una nuova legge russa che può portare fino a 15 anni di carcere per chi diffonde qualsiasi cosa le autorità considerino una «fake news» sull'esercito.
Propaganda, silenzio e responsabilità civile
«La propaganda russa cerca di convincere i russi che siamo una nazione molto speciale, che il mondo intero è contro di noi e che la nostra 'missione è unica'». Così continua il racconto della ragazza.
«Io non credo che i russi siano speciali. Allo stesso tempo, non mi vergogno di essere russa, perché Russia non significa il governo e Vladimir Putin. Putin ci ha tolto tutto, ci ha tolto il futuro. Allo stesso tempo, lo ha fatto con il nostro tacito consenso».
La Karpova ha biasimato la maggior parte dei suoi compatrioti, in quanto, secondo lei, hanno chiuso gli occhi di fronte all'ingiustizia, «pensando che non fosse affar loro».
La ragazza ha ammesso di aver partecipato a due manifestazioni di opposizione, l'ultima a sostegno di Alexei Navalny, il principale esponente dell'opposizione russa, il quale ricordiamo, si trova ora in Russia in prigione. «Queste persone che giustificano la guerra sono ostaggio della propaganda. Mi dispiace per loro e credo che dobbiamo fare di tutto per liberarli».
La calciatrice si è trasferita per motivi professionali e non certo politici, non disdegnando la situazione climatica diversa, specialmente durante i rigidi e lunghi inverni russi. Ma dopo il trasferimento in Spagna, qualcosa di fondamentale è cambiato in lei. «Ho smesso di avere paura di certe cose, per esempio di parlare» ha continuato nella sua intervista.
«In Russia volevano curarmi per essere lesbica»
«Ho anche capito che nessuno mi avrebbe biasimato se avessi vissuto con una ragazza e che qui non c'è alcuno stigma per il fatto di essere lesbica. Fin dall'infanzia infatti, la Karpova ha cercato di nascondere la sua omosessualità, o almeno di non parlarne pubblicamente.
Durante il periodo in cui ci furono le trattative per il trasferimento in Spagna, il proprietario del Rossiyanka - la formazione per la quale giocava Nadya Karpova - cercò di convincere il padre della ragazza a rimanere in Russia, promettendogli che si sarebbe preso cura di sua figlia. La Karpova ha raccontato alla BBC che per molti russi, tra cui il suo allora presidente, le lesbiche avevano bisogno di un trattamento speciale.
«Allora avevo 18 anni. Mio padre disse che era disposto a discutere solo di calcio, non del mio orientamento sessuale». Secondo la 27enne la differenza tra la Spagna e la Russia, come persona LGBT, era enorme.
Nessun rientro in patria per ora
La giocatrice dell'Espanyol ha ammesso di essere molto contenta che il suo attuale lavoro non sia in alcun modo legato allo Stato russo. Purtroppo, la ragazza sa che sarà meglio rinunciare ad viaggio in Russia per visitare i genitori e gli amici quest'estate. Ma spera comunque in un cambiamento.
«Vorrei che un numero sempre maggiore di russi - e anche di atleti russi - parlasse, in modo che le altre persone contrarie alla guerra sappiano che non sono una minoranza», ha concluso la Karpova.
«Un giorno loro (il Governo russo ndr.) se ne andranno, sono tutti vecchi. Quando questo accadrà, noi saremo ancora vivi e dovremo essere pronti a risolvere tutto. Spero che accada molto presto».