Il grande cuore dei tifosi L'ex coach Sven Goran Eriksson, malato terminale, accetta il «sogno di una vita»

bfi

15.1.2024

Sven Goran Eriksson, autentico giramondo del calcio, nonostante la diagnosi di malattia terminale dice di non volersi «sedere, piangere e autocommiserarsi».
Sven Goran Eriksson, autentico giramondo del calcio, nonostante la diagnosi di malattia terminale dice di non volersi «sedere, piangere e autocommiserarsi».
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Il 75enne ex allenatore Sven Goran Eriksson, conosciuto tra le altre cose per aver portato la Lazio a vincere lo scudetto nel 2000 e per aver guidato per anni la Nazionale inglese, è a uno stadio terminale di una malattia. Sapendo della sua passione per il Liverpool, che non ha mai allenato, i tifosi dei Reds hanno lanciato una petizione.

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Hai fretta? blue News riassume per te

  • L'ex allenatore di Lazio, Benfica, Manchester City e Inghilterra - per citarne solo alcuni - ha annunciato settimana scorsa di essere malato allo stadio terminale.
  • Eriksson è sempre stato tifoso del Liverpool, squadra che non ha mai allenato, e ora i tifosi inglesi stanno raccogliendo firme per vederlo in panchina in una sfida di beneficenza che si giocherà a marzo.
  • Ignaro di tutto ciò, in diretta televisiva, il 75enne ha detto che si tratterebbe della realizzazione di un «sogno a lungo cullato».

È una notizia arrivata settimana scorsa, che ha addolorato molti tifosi di calcio. Lo svedese Sven Goran Eriksson ha infatti comunicato di essere malato allo stadio terminale e di avere un anno di vita «nella migliore delle ipotesi».

L'oggi 75enne è stato un autentico giramondo del calcio: dopo aver lasciato la Svezia negli anni '70, ha lavorato in Portogallo, Italia, Messico, Costa d'Avorio, Cina, Filippine e Inghilterra, dove ha allenato la Nazionale dei Tre Leoni per 5 anni, ai Mondiali del 2002 e del 2006 e a Euro 2004.

A 71 anni, dopo più di 40 in giro per il globo, lo svedese ha deciso di tornare a casa.

Wikipedia

La petizione dei tifosi del Liverpool

Nel corso di un'intervista rilasciata a «P1», Eriksson ha rivelato di essere da sempre un tifoso del Liverpool e di rimpiangere di non essere mai riuscito a sedersi sulla panchina dei Reds.

Oltre alla Nazionale, infatti, in Inghilterra lo svedese ha diretto sia Manchester City che il Leicester City.

Questa dichiarazione ha spinto i tifosi del Liverpool a lanciare una petizione per chiedere a Sven di dirigere i Reds in una partita di beneficenza che si terrà a marzo. L'incontro vedrà le leggende della squadra inglese affrontare quelle dell'Ajax.

Lunedì, in diretta a «Good Morning Britain», un programma televisivo britannico, gli è stato chiesto di commentare la proposta.

«Naturalmente accetterei: è sempre stato il mio sogno»

Alla domanda se fosse a conoscenza della petizione ha risposto: «No, non ne sapevo nulla. Sapevo che ci sarà una partita di beneficenza a marzo e che io e mio figlio siamo stati invitati a vederla. Potrebbe essere fantastico».

«Ci saranno molti buoni calciatori, ma io dovrei essere il loro manager?».

La conduttrice televisiva gli ha allora chiesto se accetterebbe il ruolo: «Accetterei, naturalmente. Allenare il Liverpool sarebbe il mio sogno, lo è sempre stato. Ma non mi lamento, ho avuto molte buone squadre di calcio, nazionali e di club, quindi sono felice», ha risposto colui che nella stagione 1990-2000 portò la Lazio a vincere il suo ultimo scudetto, il secondo della sua storia.

Sven Goran Eriksson allo Stadio Olimpico di Roma, quando nel 200 vinse lo scudetto con la Lazio: fu un capolavoro di tattica calcistica.
Sven Goran Eriksson allo Stadio Olimpico di Roma, quando nel 200 vinse lo scudetto con la Lazio: fu un capolavoro di tattica calcistica.
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«Mi rifiuto di sedermi e autocommiserarmi»

Eriksson ha rivelato di voler vivere il resto della sua vita in modo positivo e di voler condurre un'esistenza «il più normale possibile» nonostante la diagnosi terminale.

Ha spiegato: «Ho molti amici qui in Svezia, che ovviamente vengono a trovarmi. Esco, prendo un caffè con loro, pranzo con loro, cose del genere. Viaggio un po' meno di prima, ma lo faccio comunque. Non mi lamento e mi rifiuto di sedermi a piangere, autocommiserandomi».