In un mondo in cui il calcio e la politica spesso vanno a braccetto, pochi hanno unito i due mondi in modo così efficace come Silvio Berlusconi, il quale lascia un'eredità imponente sia dentro che fuori dai campi da calcio.
Con la morte di Silvio Berlusconi, il calcio perde un uomo che ha profondamente cambiato questo sport, perlomeno in Italia. La sua dedizione per il Milan, club che ha preso in mano nel 1986 e ne è rimasto alla guida fino al 2017, ha lasciato un'impronta profonda nella storia del calcio del Bel Paese e Mondiale. Ha mescolato sacro e profano e con un geniale senso degli affari ha lasciato dietro di sé un Palmarès che comprende 28 titoli, tra cui 8 scudetti e 5 Coppe dei Campioni.
La scalata alla vetta mondiale
Berlusconi ha preso in mano il Milan in un momento in cui il club era gravato dai debiti e si trovava in una fase complicata. La sua impressionante presentazione come presidente nel 1986, quando atterrò con un elicottero presso l'Arena Civica di Milano, è stato solo l'inizio di un'era che avrebbe portato il club a nuove incredibile vette.
Berlusconi non era solo il proprietario del Milan, ma anche una sorta di leader spirituale. Per i rossoneri ha ingaggiato alcuni dei migliori talenti del mondo, tra cui Gullit, Van Basten, Boban, Savicevic, Papin, Weah, Shevchenko, Rui Costa, Nesta, Kaká, Pato, Ronaldinho e probabilmente uno degli ultimi Mario Balotelli. Sotto la sua guida, cinque giocatori del Milan hanno vinto il Pallone d'Oro, Van Basten addirittura a tre riprese.
Già nel primo anno del suo mandato, il Diavolo vinse il campionato. E per l'allenatore Arrigo Sacchi questo era solo l'inizio. Nell 1989 e 1990, il club milanese ha vinto per due volte consecutive la Coppa dei Campioni, l'antenata della Champions League. Quattro anni più tardi Fabio Capello riuscì a ripetere l'impresa e nel 2003 e 2007 fu il turno di Carlo Ancelotti di sollevare il trofeo della Champions League con i colori rossoneri.
Come un Papa
Proprio come in politica, Berlusconi si è guadagnato uno status di culto anche nel mondo dello sport. Si considerava il Papa dell'AC Milan e lo fece sapere anche al vero papa Karol Wojtyla, al quale disse: «Santità, come lei porta in giro per il mondo il nome di Dio, io porto in giro per il mondo il nome del Milan».
Berlusconi non ha mai evitato le apparizioni mediatiche e si è fatto fotografare volentieri in compagnia dei suoi migliori giocatori. Nonostante tutto il suo splendore, non ha evitato qualche scivolone. Gli sono state rivolte diverse accuse di corruzione. Per esempio nel 2006, il club ha dovuto pagare rimanendo impigliato nello scandalo di «Calciopoli». Alla fine della stagione 2005/2006 al Milan sono stati tolti 30 punti, e ha iniziato quella seguente con otto punti di penalizzazione. Considerando che la Juventus è stata retrocessa in Serie B per reati simili, il Milan era uscito relativamente bene. Come in politica, Berlusconi ha sempre trovato qualche scappatoia anche nel calcio.
Un'influenza incredibile
Quando Berlusconi si è ritirato nel 2017 dalla carica di presidente, il suo amore per il calcio non è affatto svanito. L'ex patron del Milan ha acquisito pochi mesi dopo il Monza assieme ad Adriano Galliani, suo fedele compagno e amico da una vita, portando il club in pochissimo tempo dalla Serie C alla Serie A. Nell'ultima stagione, la squadra ha raggiunto un notevole 11esimo posto in classifica. Forse anche per merito di speciali regali di Berlusconi?
Alla festa di Natale del 2022, il proprietario del club aveva promesso ai suoi giocatori un autobus pieno di prostitute se avessero vinto contro squadre di vertice come Juventus o Milan.
Fino alla sua morte, Berlusconi è rimasto presidente dell'AC Monza. Ora non solo la società acquistata nel 2017 perde la sua figura di spicco, ma tutto il calcio italiano. Silvio Berlusconi sarà sempre ricordato come una delle figure chiave nella storia dell'AC Milan e del calcio italiano nel complesso.