«Sono stato omosessuale» Luca Barbareschi: «Finto moralismo e politically correct hanno stufato»

Covermedia

9.5.2023 - 11:00

Luca Barbareschi
Luca Barbareschi

Sul set romano del nuovo film «The penitent», il regista si toglie qualche sassolino dalla scarpa e ammette: «Sono stato omosessuale».

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Luca Barbareschi è un fiume in piena nell’intervista rilasciata a Repubblica in occasione del ciak finale di «The penitent», tratto dalla pièce omonima di David Mamet.

Il regista 66enne punta l’accento sulla società americana e sulla perdita di riferimenti che sta sconvolgendo intere generazioni con la complicità della stampa, sempre pronta a trovare un carnefice da demolire in ogni situazione.

«(…) È questo che raccontiamo nel film: un Paese finito moralmente, culturalmente, eticamente. Che ha tradito i fondamentali di Roosevelt e Franklin, passando dall'economia alla finanza speculativa, un top manager che guadagna seimila volte più di un impiegato: il sistema è fallito.» continua il regista.

Per poi continuare: «E poi l'America in cui ogni giorno qualcuno entra con la mitraglietta e uccide nelle scuole, quella del politically correct in cui mandano via una preside che ha fatto vedere il David di Michelangelo. La cultura americana nasce dall'Europa, se ti stacchi dall'origine sei un palloncino nel cielo.»

«Non sapranno chi sono Mozart, Beethoven e Klimt, faranno scempi, così staccati dalla tradizione giudaico cristiana che ha tenuto in equilibro l'Occidente. Dobbiamo ripartire da questi valori, anche aspirazionali», precisa Barbareschi il cui film racconta di uno psichiatra la cui vita e carriera deragliano quando un suo paziente uccide otto persone.

«(…) La stampa dapprima si concentra sul ragazzo, ma poi è ispanico, vittima della società, è gay, emarginato, quindi forse non è più colpevole. La stampa per vendere ha bisogno di un mostro e di una vittima, così il mostro diventa lo psichiatra, complice una pubblicazione in cui aveva scritto che l'omosessualità è un adattamento.».

«L'America che sognavo non c'è più»

«Per me ci sta: io sono stato omosessuale nella mia vita, forse ho trovato un adattamento alle mie problematiche. La stampa lo traduce come 'aberrazione'. Scoppia il casino, il bazooka si gira verso di lui, inizia la tragedia di un uomo che viene linciato dalla stampa.»

«Un'ondata di finto moralismo distrugge l'America, quella che io sognavo – i miei figli hanno la green card – non c'è più: si sono incastrati in qualcosa in cui non usciranno facilmente. Nei prossimi anni succederà anche in Europa.»

«I miei figli cresciuti nelle università americane non hanno più senso dell'umorismo. Se dico: «Guarda che mignottone», rispondono: «No, papà, è una ragazza che soffre»».

«Non ho avuto mai bisogno di fare trucchi per scopare»

Ma non tutte le ragazze secondo Barbareschi soffrono o sono sincere, come nel caso delle attrici che denunciano gli abusi sul lavoro.

«A me viene da ridere, perché alcune di queste non sono state molestate, o sono state approcciate malamente ma in maniera blanda, non cose brutte. Alcune di queste andrebbero denunciate per come si sono presentate. Sedendo a gambe larghe: «Ciao, che film è questo?»».

«Non ho avuto mai bisogno di fare trucchi per scopare, una cosa del genere non è il mio stile. Ho detto: «Amore, chiudi le gambe, ho visto che hai le mutande, o che non le hai, interessante, ma ora parliamo di lavoro». Ci sono anche cose così».