Musica Che fine ha fatto Cyndi Lauper?

Andrea Barolini

8.3.2019

Negli anni Ottanta puntava soltanto a divertirsi. Successivamente, le cose per lei si sono complicate. Cyndi Lauper è riuscita tuttavia ad uscirne e oggi si può godere lo status di «icona».

Se si pensa oggi alle pioniere del pop femminile, troppo spesso si dimentica Cyndi Lauper. Eppure, l'americana di origini svizzere fa parte certamente delle donne che hanno aperto nuove vie. Con i suoi capelli colorati, gli abiti sgargianti e i suoi testi liberatori colmi di buon umore, come nel caso di «Girls Just Wanna Have Fun», Cyndi Lauper è stata in qualche modo la prima «riot girl» del pop. Ben prima che diventassero di uso comune termini come «girl power».

Così, con la sua autodeterminazione e la sua libertà di spirito, Cyndi Lauper è stata, si può dire, la madre di fenomeni come le Spice Girls o Lady Gaga. Benché infatti le sue canzoni fossero sempre adatte al grande pubblico, non temevano di parlare di temi anche controversi. La sua hit «She Bop» era ad esempio un elogio della masturbazione femminile, mentre in ballate come «True Colors» o «Time After Time», la newyorkese mostrava il suo lato più serio. 

Un cambiamento d'immagine non riuscito

Anche MTV ha contribuito all'ascesa di Cyndi Lauper. In qualità di pioniera del pop femminile, ha sempre sfruttato il nuovo formato rappresentato dalle clip musicali. Questi cortometraggi - nei quali appariva spesso il lottatore Lou Albano nel ruolo di suo padre, assente nella vita vera - hanno segnato gli anni Ottanta esattamente quanto quelli di un'altra newyorkese, Madonna, che è stata lanciata nel 1984 come la principale concorrente di Cyndi Lauper. Anche lei in abiti strappati e con capelli spettinati. Se, all'epoca, nei confronti di Cyndi Lauper furono avanzate molte critiche, si sa oggi che gli eventi si sono svolti diversamente.

Dopo aver venduto più di 17 milioni di esemplare dell'album «She’s so Unusual» ed essere diventata una delle più grandi star degli anni Ottanta, Cyndi Lauper ha imposto alla casa discografica la propria immagine di «celebrità folle» del pop. Nonostante ciò, la testarda artista si annoiava. Dopo un album di compromesso parzialmente riuscito («True Colors»), la cantante ha tentato nel 1989 di operare un cambiamento d'immagine radicale con «A Night to Remember». Ma la musicista non ha prestato attenzione ai propri fan e la sua carriera di superstar sembrava terminata.

Il sostegno della comunità LGBT

La cantante rischiava così di condividere la sorte di numerose altre star degli anni Ottanta, che sono finite completamente nell'oblio nel corso del decennio successivo. Cyndi Lauper aveva però un asso nella manica: il suo look bizzarro e le sue performance coraggiose hanno permesso alla newyorkese di diventare un'icona della comunità LGBT, che nel corso degli anni Novanta non ha cessato di celebrare la propria eroina, trasformandola in diva (benché decaduta).

Nel frattempo, Cyndi Lauper ha trovato la felicità nella sua vita privata. Nel 1991, ha sposato l'attore David Thornton, quindi la coppia ha avuto un figlio, nel 1997. La cantante ha tuttavia continuato a fare musica, oltreché a recitare in alcune serie tv e ad apparire a Broadway. È qui che ha potuto celebrare nel 2013 il più grande successo della sua carriera dopo aver dismesso i panni di pop-star: la commedia musicale «Kinky Boots», da lei composta, ha vinto un Tony Award e conosciuto anni di successo, anche in Europa. 

Allo stesso tempo, la musicista - oggi 65enne - ha pubblicato le sue memorie e anche un album intitolato «Detour», grazie al quale è riapparsa in versione live. Sfoggiando come un tempo i suoi capelli colorati e l'abbigliamento eccentrico, mostra oggi la stessa motivazione che aveva negli anni Ottanta: «Sono molto contenta della mia vita», ha dichiarato al quotidiano «The Guardian». Ciò nonostante, «sul palscoscenico la rabbia mi spinge come anni fa. Alla fine, ciò che chiedo è semplicemente di essere presa sul serio».

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