EsteroL'immagine che ha scosso la guerra del Vietnam
Christoph Sator, dpa
1.2.2018
La guerra in Vietnam
Il 1° febbraio 1968, il capo della polizia di Saigon, il generale Nguyen Ngoc Loan, uccide in una strada di Saigon Nguyen Van Lem, anche conosciuto come Bay Lop e sospettato di appartenere alla fazione dei Vietcong.
Immagine: Eddie Adams/AP NY/dpa
Alcuni soldati sudvietnamiti circondano il corpo senza vita di Nguyen Van Lem. L'uomo era sulla trentina, era sposato e apparteneva al movimento comunista dei Vietcong. Guidato da Hô Chi Minh, il movimento si batteva contro il Sud-Vietnam e gli Stati Uniti in un paese diviso.
Immagine: Eddie Adams/AP NY/dpa
In realtà, i due schieramenti si erano messi d'accordo per una tregua in occasione del Têt, il capodanno vietnamita, celebrato il primo febbraio 1968. Tuttavia, nonostante queste promesse, Hô Chi Minh aveva lanciato un attacco alla vigilia, divenuto noto agli storici sotto il nome di offensiva del Têt. (Foto d'archivio dell'11 febbraio 1968)
L'attacco lanciato dai Vietcong il 30 gennaio 1968 e i giorni seguenti colse di sorpresa sudvietnamiti e americani, tanto più che numerosi soldati dell'esercito sudvietnamita erano in licenza. (Foto d'archivio del 31 gennaio 1968: alcuni soldati sudvietnamiti aprono il fuoco sui Vietcong)
Fu un attacco su larga scala, con un dispiego di più di 80'000 soldati, e in più di 100 luoghi contemporaneamente. (Foto d'archivio dell'8 febbraio 1968: una nuvola di fumo si leva al di sopra di Saigon durante l'offensiva del Têt)
I Vietcong e i loro alleati piombarono sui sostenitori del governo sudvietnamita con estrema brutalità. (Foto d'archivio del 5 febbraio 1968: soldati americani feriti)
Soltanto nella città di Hué, più di 5000 persone furono torturate e uccise, fra cui anche medici stranieri, preti e bambini. (Foto d'archivio del 17 febbraio 1968: un soldato americano trasporta un bambino ferito fino all'ambulanza)
I cadaveri ritrovati in seguito erano parzialmente mutilati. Taluni erano chiaramente stati sepolti vivi (Foto d'archivio, febbraio 1968)
Non ci volle molto tempo perché gli americani si riorganizzassero e passassero al contrattacco. L'indomani mattina, attaccavano già il Nord-Vietnam con 5000 uomini. (Foto d'archivio del 23 febbraio: un aereo della US Airforce trasporta provviste per i soldati)
Bastarono cinque giorni a respingere le truppe nordvietnamite. (Foto d'archivio, febbraio 1968)
Se a Hué i combattimenti si protrassero più a lungo e furono più rudi e sanguinosi, i nordvietnamiti e i Vietcong furono comunque respinti nel giro di un mese. (Foto d'archivio, febbraio 1968)
In seguito all'offensiva del Têt, l’America sospese i bombardamenti fino al novembre del 1968 e iniziò progressivamente a ritirare le proprie truppe dal Sud-Vietnam a partire dal 1969. (Foto d'archivio, febbraio 1968: alcuni soldati americani si riposano in una trincea)
In seguito a nuovi bombardamenti nel gennaio 1973, gli Stati Uniti firmarono un armistizio con il Nord-Vietnam. Il 1° maggio 1975, le truppe nordvietnamite avevano completamente preso il sopravvento sul Sud-Vietnam, mettendo fine alla guerra. (Foto d'archivio)
Immagine: Keystone
La guerra in Vietnam
Il 1° febbraio 1968, il capo della polizia di Saigon, il generale Nguyen Ngoc Loan, uccide in una strada di Saigon Nguyen Van Lem, anche conosciuto come Bay Lop e sospettato di appartenere alla fazione dei Vietcong.
Immagine: Eddie Adams/AP NY/dpa
Alcuni soldati sudvietnamiti circondano il corpo senza vita di Nguyen Van Lem. L'uomo era sulla trentina, era sposato e apparteneva al movimento comunista dei Vietcong. Guidato da Hô Chi Minh, il movimento si batteva contro il Sud-Vietnam e gli Stati Uniti in un paese diviso.
Immagine: Eddie Adams/AP NY/dpa
In realtà, i due schieramenti si erano messi d'accordo per una tregua in occasione del Têt, il capodanno vietnamita, celebrato il primo febbraio 1968. Tuttavia, nonostante queste promesse, Hô Chi Minh aveva lanciato un attacco alla vigilia, divenuto noto agli storici sotto il nome di offensiva del Têt. (Foto d'archivio dell'11 febbraio 1968)
L'attacco lanciato dai Vietcong il 30 gennaio 1968 e i giorni seguenti colse di sorpresa sudvietnamiti e americani, tanto più che numerosi soldati dell'esercito sudvietnamita erano in licenza. (Foto d'archivio del 31 gennaio 1968: alcuni soldati sudvietnamiti aprono il fuoco sui Vietcong)
Fu un attacco su larga scala, con un dispiego di più di 80'000 soldati, e in più di 100 luoghi contemporaneamente. (Foto d'archivio dell'8 febbraio 1968: una nuvola di fumo si leva al di sopra di Saigon durante l'offensiva del Têt)
I Vietcong e i loro alleati piombarono sui sostenitori del governo sudvietnamita con estrema brutalità. (Foto d'archivio del 5 febbraio 1968: soldati americani feriti)
Soltanto nella città di Hué, più di 5000 persone furono torturate e uccise, fra cui anche medici stranieri, preti e bambini. (Foto d'archivio del 17 febbraio 1968: un soldato americano trasporta un bambino ferito fino all'ambulanza)
I cadaveri ritrovati in seguito erano parzialmente mutilati. Taluni erano chiaramente stati sepolti vivi (Foto d'archivio, febbraio 1968)
Non ci volle molto tempo perché gli americani si riorganizzassero e passassero al contrattacco. L'indomani mattina, attaccavano già il Nord-Vietnam con 5000 uomini. (Foto d'archivio del 23 febbraio: un aereo della US Airforce trasporta provviste per i soldati)
Bastarono cinque giorni a respingere le truppe nordvietnamite. (Foto d'archivio, febbraio 1968)
Se a Hué i combattimenti si protrassero più a lungo e furono più rudi e sanguinosi, i nordvietnamiti e i Vietcong furono comunque respinti nel giro di un mese. (Foto d'archivio, febbraio 1968)
In seguito all'offensiva del Têt, l’America sospese i bombardamenti fino al novembre del 1968 e iniziò progressivamente a ritirare le proprie truppe dal Sud-Vietnam a partire dal 1969. (Foto d'archivio, febbraio 1968: alcuni soldati americani si riposano in una trincea)
In seguito a nuovi bombardamenti nel gennaio 1973, gli Stati Uniti firmarono un armistizio con il Nord-Vietnam. Il 1° maggio 1975, le truppe nordvietnamite avevano completamente preso il sopravvento sul Sud-Vietnam, mettendo fine alla guerra. (Foto d'archivio)
Immagine: Keystone
Si tratta di una delle foto di guerra più famose di tutti i tempi: un generale che abbatte un uomo in abiti civili con una pallottola in testa durante la guerra del Vietnam. Era 50 anni fa, ma pochi conoscono la storia dietro questo scatto.
Questa scena fa ugualmente parte di un film. All'inizio, tutto sembra normale; è una giornata ordinaria nelle vie di Saigon, in piena guerra del Vietnam. Un uomo che indossa dei pantaloncini e una camicia a quadri, a piedi nudi, con le mani ammanettate dietro la schiena. Attraversa la città accompagnato dai soldati. Un uomo arriva allora da destra. Agita una pistola, si fa spazio. Si posiziona poi di fianco agli altri soldati, tende il braccio destro e gli spara una pallottola in testa. Semplicemente.
È in questo momento che il fotografo americano Eddie Adams ha scattato la foto. È così che il primo febbraio 1968, esattamente 50 anni fa, è stata scattata una delle istantanee più famose della fotografia di guerra; questa foto mostra un civile abbattuto — o piuttosto vittima di una vera e propria esecuzione — da parte di un militare. È uno scatto brutale, ma allo stesso tempo profondamente umano. È molto difficile toglierselo dalla testa. Molti pensano infatti che abbia cambiato il corso della guerra.
L’uomo in camicia a quadri si chiamava Nguyen Van Lem. Aveva una trentina d'anni, era sposato e apparteneva al movimento comunista del Vietcong. Il movimento, condotto da Hô Chi Minh, si batteva contro il Sud-Vietnam e gli Stati Uniti in un paese diviso. In realtà, i due schieramenti si erano messi d'accordo per una tregua in occasione del Têt, il capodanno vietnamita, celebrato il primo febbraio 1968. Tuttavia, nonostante queste promesse, Hô Chi Minh aveva lanciato un attacco alla vigilia, divenuto noto agli storici sotto il nome di offensiva del Têt.
Disponibile anche un video
Anche a Saigon imperversavano i combattimenti. Nguyen Van Lem c'era. Anche se non se ne ha la certezza, faceva verosimilmente parte di uno squadrone della morte incaricato di provvedere alle esecuzioni dei poliziotti sudvietnamiti e la loro famiglia. Quel mattino, era stato arrestato in prossimità di una fossa comune contenente 34 corpi. In seguito, il cameraman australiano Neil Davis racconterà che Nguyen Van Lem era anche stato il responsabile delle esecuzioni di amici e figliocci del capo della polizia di Saigon, Nguyen Ngoc Loan. Nguyen Ngoc Loan era l'uomo con la pistola. Un generale di 37 anni, ex pilota, compagno di università del primo ministro del Sud-Vietnam. Finirà per sostenere che Nguyen Van Lem aveva ucciso la famiglia di uno dei suoi ufficiali, cosa che corrisponde effettivamente al ritratto eseguito dall’Australiano. Non conosceremo mai la verità, ma ciò che è sicuro è che il generale, armato di una .38 S&W, ha sparato senza esitare.
La scena è stata immortalata da diversi reporter di guerra. Molti dicono che Nguyen Ngoc Loan non avrebbe mai ucciso questo membro del Vietcong se le circostanze fossero state diverse. I video registrati dal cameraman Vo Suu per il canale americano NBC possono oggi essere visionate su YouTube. Vi si vede Nguyen Van Lem collassare nella parte destra della strada e il sangue sgorgare dalla sua testa. Nguyen Ngoc Loan rimette la sua pistola nella custodia e se ne va.
Il fotografo rimpiange di aver scattato questa foto
Tuttavia, la foto scatta da Eddie Adams ebbe un impatto di gran lunga maggiore delle immagini trasmesse in televisione. L'americano, all'epoca 34enne, era in missione per l'agenzia di stampa Associated Press (AP). Era un professionista esperto. Pensava di dover semplicemente fotografare un interrogatorio in strada. «All'epoca non era insolito che si interrogassero i prigionieri puntandogli una pistola alla testa», racconterà in seguito Eddie Adams. Sfortunatamente fu testimone di una scena completamente diversa.
Nei giorni seguenti, la foto fece scalpore su tutti i maggiori giornali americani e su numerose pubblicazioni straniere. Si vede innanzitutto il generale, il suo braccio, la pistola, poi il corpo di Nguyen Van Lem che giace in terra L'occhio sinistro ancora aperto. Guardando questa foto, molti sentirono rafforzata la propria idea che gli Stati Uniti stessero sostenendo le persone sbagliate in Vietnam. La politica americana divenne quindi sempre più difensiva.
Lo scatto vinse il World Press Photo e Eddie Adams ricevette il premio Pulitzer, il riconoscimento più prestigioso cui un giornalista possa aspirare negli Stati Uniti. Inoltre, la rivista «Time» inserì la sua foto nella lista delle 100 foto più importanti di tutti i tempi. In seguito, tuttavia, Eddie Adams non smetterà di ripetere quanto si sia pentito di avere scattato quella foto. Secondo lui l'immagine, estrapolata dal contesto, non mostra che una parte della verità. «Il generale uccise il Vietcong. Ed io ho ucciso il generale con la mia macchina fotografica.»
Alla fine della guerra, il generale si stabilì negli Stati Uniti
Talvolta gli capitava di porre la domanda: «Cosa avreste fatto se vi foste trovati nei panni del generale? In quel luogo e in quel momento? In quel clima? Avreste arrestato questo presunto criminale, accusato di aver abbattuto uno, due o tre soldati americani?» Questa domanda lo ha tormentato fino alla sua morte nel 2004.
Anche Nguyen Ngoc Loan divenne famoso. Il cameraman dell'epoca raccontò che, subito dopo l'esecuzione, l'uomo si rivolse ai giornalisti dicendo: «Questa gente uccide tanti dei nostri. Penso che Buddha mi perdonerà.» In alcune foto pubblicate poco tempo dopo, lo si vede mentre beve una birra, fuma e ride. Tre mesi dopo, fu gravemente ferito e gli fu amputata una gamba.
Dopo la ritirata delle truppe americane da Saigon nel 1975, il generale e la sua famiglia si trasferirono negli Stati Uniti. Alcuni chiesero che fosse condotto davanti alla giustizia per crimini di guerra, ma non accadde mai. L'uomo aprì una pizzeria nello stato americano della Virginia, ma fu costretto a chiuderla tempo dopo quando il suo passato tornò a galla. Morì di cancro nel 1998, all'età di 67 anni.
A Saigon, l'attuale città di Hô-Chi-Minh, non c'è più nulla a ricordare il passato. La strada dove si svolse la tragica scena, Ly Thai To, nel 10° distretto, è ormai invasa dai ciclomotori. Non c'è alcuna forma di commemorazione sul posto. Al museo delle vestigia di guerra della città, la foto di Eddie Adams è nascosta all'interno di una vetrina – in mezzo a molte altre, che ricordano quel momento oscuro della storia del paese.
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