Swisscom Blog SostenibilitàSmartphone: acquistare un usato fa risparmiare l’80% di emissioni
Di Marius Schlegel
13.10.2020
Chi opta per un cellulare di seconda mano risparmia tutte le emissioni correlate alla produzione di uno nuovo. Spieghiamo perché la produzione di smartphone è un peso per l’ambiente e come possiamo contrastarlo.
Gli smartphone di seconda mano sono di moda. Lo scorso anno il numero di acquisti d’occasione è fortemente cresciuto.
Acquistare uno smartphone usato è allettante, perché è più conveniente ed ecologico. Ma cosa rende così sostenibili i cellulari di seconda mano? La risposta vale per qualsiasi oggetto di uso quotidiano: la produzione di un apparecchio nuovo è molto energivora e causa tante emissioni di gas serra.
Cosa rende esattamente così dispendiosa la produzione? Vi mostriamo il viaggio dello smartphone, dalla miniera al bancone del negozio.
Fase 1: la materia prima
Dall’esterno lo smartphone sembra fatto soprattutto di vetro, metallo e plastica. E per lo più è vero. Ma all’interno si celano preziose materie prime come rame, stagno, nichel e nella batteria addirittura dell’oro. Queste materie prime vengono estratte nelle miniere, che a volte si trovano in Paesi del Terzo Mondo. Garantire buone condizioni di lavoro e un approccio ambientale rispettoso non è sempre facile, perché la corruzione o strutture statali labili rendono difficoltosi i controlli.
Che si lavori a mano in miniere informali o a macchina in quelle grandi, l’estrazione danneggia l’ambiente e in particolare l’industria mineraria causa emissioni di gas serra. Lo stesso vale per la successiva lavorazione della materia prima per derivarne elementi utilizzabili. A questo si aggiunge che le materie prime sono beni finiti, che prima o poi si esauriranno.
Fase 2: produzione dei componenti
Nelle aziende più disparate sparse per il mondo i materiali vengono lavorati per creare i singoli componenti dello smartphone. Si generano le consuete emissioni di qualsiasi fabbrica, legate a corrente, riscaldamento, generatori e gas di scarico. A questo si aggiungono le sostanze chimiche pericolose talvolta necessarie. È questa fase produttiva a causare, di gran lunga, la maggior parte delle emissioni.
Fase 3: montaggio dei componenti
Uno smartphone è composto da tante singole parti, come il display, la fotocamera, la batteria, i conduttori o l’alloggiamento, per citarne solo alcuni. Nella nostra grafica esplosa dedicata al cellulare potete vedere i dettagli. È interessante vedere che quasi ciascun pezzettino sia prodotto da un fornitore diverso. Da un punto di vista ecologico questo significa soprattutto che tutti i singoli componenti in parte vengono trasportati da mezzo mondo, prima di trasformarsi in uno smartphone.
L’impegno dei produttori
Per fortuna alcuni fornitori e produttori vedono il problema e si impegnano. Per l’iPhone 11, ad esempio, è disponibile un report ambientale in cui Apple riporta l’uso di materiali riciclati, energie rinnovabili e rigorosi controlli della catena di fornitura. Anche Swisscom si impegna per trasparenza, garanzia della qualità e condizioni di lavoro eque nella catena di fornitura nell’ambito del Joint Audit Cooperation (JAC). Il programma ReThink! promuove inoltre il riuso di apparecchi elettronici e la mentalità circolare.
Riuso al posto del nuovo
Nonostante tutti gli sforzi del produttore e i grandi progressi nei metodi produttivi, esiste un’opzione che oscura ogni altra scelta: continuare a utilizzare lo smartphone di cui si dispone. È possibile riparare i danni e sostituire le batterie che funzionano male.
Se è comunque necessaria una sostituzione, optate per un cellulare di seconda mano. Così risparmiate tutte le emissioni generate nella produzione di un apparecchio nuovo. Oggi tutti i fornitori professionali offrono, come standard, una garanzia – così non c’è più alcun rischio.
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