Nuovo studio L'odio su Internet colpisce duramente i giovani svizzeri

Michael In Albon

24.8.2021

L'hate speech su Internet non passa inosservato per i giovani
L'hate speech su Internet non passa inosservato per i giovani
Adobe Stock

Il nuovo rapporto JAMESfocus dell'Università di Scienze Applicate Zurigo (ZHAW) e di Swisscom riporta che circa la metà dei giovani interpellati sono sottoposti diverse volte a settimana a hate speech. La cultura dell'odio online potrebbe avere conseguenze disastrose.

Michael In Albon

Internet è una cosa meravigliosa e oggi servizi di messaggistica, social media, shopping online e streaming fanno parte della nostra quotidianità.

Ma la rete ha anche un lato oscuro, perché l'anonimato e la distanza offerti da Internet favoriscono gli insulti e le discriminazioni. Così, nel corso degli ultimi anni, l'incitamento all'odio è diventato un problema sempre più rilevante, soprattutto nelle reti sociali.

La frequenza alla quale i giovani sono sottoposti all'odio su Internet e i contenuti che questi percepiscono come discriminanti sono l'oggetto del nuovo rapporto JAMESfocus, edito dall'Università di Scienze Applicate Zurigo (ZHAW) e da Swisscom.

L'incitamento all'odio colpisce molti (troppi) giovani

I risultati indicano che la situazione attuale è preoccupante. Secondo lo studio, circa la metà dei giovani interpellati è confrontato più volte in settimana con commenti di odio su Internet, e un altro quarto di loro almeno una volta al mese. Sono soprattutto i giovani in età più matura (tra 16 e 19 anni) a trovarsi ad affrontare commenti rancorosi durante la navigazione e le ragazze sono colpite dal fenomeno con maggiore frequenza rispetto ai ragazzi. Nella maggior parte dei casi, le vittime vengono insultate a causa del loro aspetto, segue poi la discriminazione a causa dell'orientamento sessuale, dell'origine o del colore della pelle.

Secondo i ricercatori, sono soprattutto le ragazze a frequentare reti sociali come Snapchat e Tiktok. Queste piattaforme sono più orientate alla pubblicazione di immagini ed è quindi proprio qui che si concentrano maggiormente le discriminazioni dovute all'aspetto fisico.

L'incitazione all'odio lascia tracce

Per fortuna, tra i giovani c'è ampio consenso sul fatto che i commenti pieni d'odio sono sinonimo di vigliaccheria e spreco di tempo. Nonostante tutto però, i risultati dello studio mettono in evidenza il fatto che i commenti che incitano all'odio non passano inosservati tra i giovani. Sono soprattutto le ragazze a parlare di reazioni emotive ai contenuti negativi: tre quarti di loro ammettono che questi commenti le deludono e le rendono tristi.

E nonostante il fatto che i ragazzi sembrino esserne meno impressionati, l'hate speech rimane un problema grave. Lo studio giunge alla conclusione che questa differenza tra i sessi si situa in un intervallo di valori ascrivibile ai ruoli sociali. Dato che i ragazzi vogliono dare l'impressione di essere «uomini forti e dominanti», sono meno proni a parlare delle loro reazioni emotive, e questo dato di fatto si ripercuote nella statistica.

Una questione di puro divertimento?

Ma non tutti i giovani si dichiarano colpiti dai contenuti d'odio. Circa un terzo dei ragazzi interpellati ha ammesso di trovare questi commenti interessanti o divertenti, mentre quasi la metà di loro ha rivelato addirittura un certo livello di comprensione per i commenti con contenuti d'odio.

Nel corso dello studio, i ricercatori non sono riusciti a determinare il motivo per il quale questa accettazione dell'odio sia così elevata, ma hanno azzardato che anche in questo caso il ruolo maschile non sia estraneo alla questione. Céline Külling della ZHAW dichiara in merito: «Da un lato è possibile che i ragazzi si orientino al ruolo di ‹uomo forte e dominante›, che ogni tanto deve essere in grado di incassare senza essere scalfito minimamente da questi commenti, che addirittura lo divertono. Dall'altro lato gli studi rivelano che i ragazzi si trovano più spesso tra gli autori di questi commenti, aumentando così la loro tolleranza nei loro confronti.»

La proporzione di ragazze che riescono a ridere dell'incitamento all'odio è molto più bassa e si situa tra il 10 e il 14 per cento.

Le profonde conseguenze dell'incitamento all'odio

Gli autori dello studio approfondiscono la loro analisi con una constatazione: «Questo tema può quindi essere classificato come preoccupante, perché l'incitamento all'odio non ha solo conseguenze per chi è colpito personalmente, ma può incoraggiare anche chi osserva questo fenomeno dall'esterno ad essere meno disposto ad esprimere le proprie idee (politiche) online.» Questo può dare l'impressione che una determinata opinione sia condivisa dalla maggioranza delle persone. L'odio otterrebbe così un peso eccessivo, danneggiando il dibattito politico.

La carenza di rispetto in alcune aree della comunicazione online è quindi preoccupante per la nostra società e rischiosa per i bambini. Molti giovani ottengono una falsa impressione che sia accettabile comunicare senza rispetto in rete. Per questo, Swisscom offre a interessati, genitori e insegnanti suggerimenti e assistenza sul suo nuovo sito di consulenza.


Ecco come proteggersi conto l'hate speech

Nonostante nel frattempo l'incitazione all'odio appartenga alla quotidianità di molti giovani, è possibile difendersi. Swisscom ha avviato recentemente «Mute The Hate», una campagna online contro l'odio in rete, e mostra cosa è possibile fare contro i commenti di odio e i loro autori.

Anche il rapporto JAMESfocus propone sei suggerimenti per affrontare l'hate speech:

  • Riflettere prima di pubblicare un post: dovremmo tutti tenere a mente il fatto che dall'altro lato della comunicazione digitale si trova una persona. Online si applicano le stesse regole di comportamento che valgono offline.
  • Difendere gli altri: è possibile aiutare le vittime di incitazione all'odio, ad esempio salvando delle schermate per poter fornire delle prove successivamente. Spesso chi viene colpito dall'odio in rete si sente insicuro ed è contento di ricevere supporto.
  • Opporsi: l'hate speech non deve essere semplicemente «lasciato perdere», altrimenti si crea la falsa impressione che rappresenti l'opinione della maggioranza, il che non è mai vero. In questo modo non si mira a far cambiare idea agli «hater», ma a dare un segno a tutti gli altri che leggono.
  • Strumenti tecnologici come il «Bot Dog» di Alliance F aiutano a rilevare discorsi di odio e a segnalarli.
  • Segnalare i contenuti inadatti: i discorsi di incitamento all'odio e discriminazione di persone devono essere segnalati. Come fare è descritto nella nuova guida Instagram di Swisscom.
  • Altri suggerimenti utili su come affrontare l'hate speech sono riportati sulla pagina «stophatespeech.ch».

Sulla rubrica della sostenibilità

La rubrica contiene consigli sempre nuovi dai collaboratori e dagli esperti di Swisscom per uno stile di vita sostenibile e un approccio competente ai nuovi media. Vi presentiamo aziende e tecnologie che offrono soluzioni innovative per affrontare le sfide sociali ed ecologiche della nostra epoca. Il portale blue News è un'unità commerciale di Swisscom AG (Svizzera).

Michael In Albon è incaricato alla tutela dei giovani sui media ed esperto in competenza mediatica di Swisscom.
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