Digitale & Lifestyle La dieta mediterranea combatte la depressione

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3.10.2018 - 16:10

Source: Covermedia

Secondo una nuova ricerca, con un’alimentazione sana si possono tenere a bada i disturbi depressivi.

Tutti sappiamo che mangiare sano è importante per il fisico e cruciale per la linea, ma i benefici di una buona dieta sono tangibili anche al livello del nostro benessere psicologico.

Secondo un team di ricerca presso la University College London, nella capitale inglese, la dieta mediterranea può addirittura mantenerci alla larga dalla depressione.

La nostra alimentazione, tipicamente a base di legumi, frutta fresca e frutta secca, pesce azzurro e grassi non saturi come l’olio extravergine d’oliva, è un’immensa fonte di salute sia per il corpo che per la mente.

«Ci sono delle prove evidenti che indicano un legame tra la qualità della nostra alimentazione e la nostra salute psicologica», ha dichiarato la dottoressa Camille Lassale, leader dello studio.

«Questo legame va al di là degli effetti della dieta sul nostro corpo o altri aspetti della salute che, a loro volta, possono influenzare il nostro stato d’animo. Abbiamo accostato i risultati di numerose ricerche sul campo e rilevato un chiaro pattern secondo cui, seguire una dieta sana, a base di verdure e dunque dalle proprietà antinfiammatorie, può aiutare nella prevenzione della depressione».

Nello specifico, il team della dottoressa Lassale ha rilevato il 33% di probabilità in meno di sviluppare un disturbo depressivo nelle persone che seguivano la dieta mediterranea.

Inoltre, un’alimentazione con un basso apporto di zuccheri e grassi saturi, e un consumo ridotto se non nullo di cibi in scatola e preconfezionati, è stato associato ad un calo del 24% del rischio di depressione.

«Questo studio è molto importante per i singoli pazienti, ma anche sul piano della sanità pubblica, specialmente in un contesto dove una cattiva alimentazione è riconosciuta come la principale causa di morte prematura nelle classi sociali dal reddito medio e alto, e allo stesso tempo la causa primaria di disabilità», ha aggiunto Tasnime Akbaraly, co-autrice della ricerca.

Lo studio è stato pubblicato nella rivista scientifica Molecular Psychiatry.

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