In SvizzeraCosì un polpastrello amputato ricresce da sé
di Runa Reinecke
23.5.2019
Quella che suona come una scena di fantascienza, in Svizzera è una realtà: i polpastrelli amputati possono ricrescere da sé. «Bluewin» ha domandato ad un esperto come funziona.
Un attimo di disattenzione e via: durante l’affettamento minuzioso delle cipolle o un movimento maldestro fatto con la sega circolare, può accadere di tagliarsi una parte del dito.
Al posto di bisturi e fili da sutura, Dominik Hoigné ricorre in molti casi alla pellicola in poliuretano. Ecco perché: un dito che ha perso il polpastrello può «ricrescere» da sé in massima parte e senza alcun intervento chirurgico.
Ciò che a primo impatto suona come qualcosa di avventuroso è stato documentato con circa 300 casi dallo specialista in chirurgia della mano Dominik Hoigné, dirigente di un proprio studio medico a San Gallo, con il contributo dei colleghi della sua équipe. «Abbiamo condotto due studi su questo tema e siamo riusciti a dimostrare che circa l'80% dei tessuti molli mancanti può ricrescere sopra l'osso».
Il moncone deve restare umido
In primo luogo, il medico avvolge la parte del corpo ferita in una pellicola in poliuretano. Solo successivamente applica la fasciatura tradizionale. Già dopo poco tempo, la ferita emana un essudato che mantiene umido il moncone in maniera continuativa (questo è il prerequisito più importante perché avvenga la ricrescita da zero del proprio tessuto corporeo e si ricrei un polpastrello di bell’aspetto).
Perché si possa procedere con la fasciatura con pellicola in poliuretano, «è necessario che l'articolazione metacarpo-falangea sia ancora presente», afferma Hoigné. L'unghia può ricrescere spontaneamente allo stesso modo, anche se ne è rimasta soltanto l'area sottocutanea (matrice ungueale).
Durante il cambio settimanale della fasciatura, il medico verifica lo stato del processo di guarigione. Quest'ultimo dura da tre a sette settimane, a seconda del tipo e della gravità della lesione e, una volta concluso, è possibile liberare il dito dalla pellicola.
Fluido corporeo curativo
L’esempio naturale di riferimento per la ricrescita degli arti è l'Axolotl messicano appartenente alla specie Caudata: se l’anfibio perde l'estremità di un arto, quest'ultima ricresce in modo fedele all'originale. Nel 2018, un team di scienziati tedeschi e austriaci è riuscito a scoprire cosa rende gli anfibi più avvantaggiati rispetto alla razza umana:
a differenza degli uomini, il batrace ha un tipo speciale di fibroblasti. Queste cellule del corpo riescono a sviluppare cellule progenitrici. Esse, a loro volta, sono in grado di formare diversi tipi di tessuto connettivo e quindi, ad esempio, la pelle o il tessuto di sostegno.
Nell'uomo, i fluidi corporei possono avere un’azione curativa e allo stesso tempo leggermente stimolante per la crescita. Di questo sono ben consapevoli anche i medici che fanno parte dell'équipe del chirurgo pediatrico Martin Meuli presso l'ospedale universitario di Zurigo. Dal 2010, l’équipe esegue interventi chirurgici su bambini non ancora nati affetti da spina bifida, una malformazione dovuta alla chiusura incompleta di una o più vertebre del midollo spinale. I bambini con questa problematica di solito vengono al mondo con gravi disabilità.
Nessuna cicatrizzazione
I nascituri che vengono sottoposti a intervento chirurgico nell'utero materno ottengono dei risultati significativamente migliori rispetto ai bambini che vengono operati dopo la nascita: l'utero viene aperto come in un taglio cesareo, il midollo spinale del feto viene chiuso chirurgicamente e, infine, il nascituro viene riportato nella posizione originale.
Durante il periodo di gestazione restante, il liquido amniotico che circonda il bambino assicura che la ferita sulla sua schiena guarisca senza lasciare cicatrici. Rispetto ai bambini sottoposti a chirurgia postnatale, le disabilità di questi neonati sono meno gravi nella maggior parte dei casi. Dominik Hoigné è convinto che: «l'essudato che fuoriesce dalla ferita e rimane all’interno della pellicola ha un effetto altrettanto positivo sul dito leso».
Anche fasciando il dito con la pellicola in poliuretano, resta ferma la mancanza di cicatrizzazione. Inoltre, rispetto alla ricostruzione chirurgica (trapianto di tessuti), la sensibilità della punta del dito è solitamente migliore, come sottolinea lo stesso Dominik Hoigné.
La presenza di germi non è problematica
L'unico inconveniente: per chi, di natura, è particolarmente sensibile agli odori, il trattamento con pellicola è, per così dire, una sfida olfattiva. Il «liquido linfatico» che circonda il dito emana un odore estremamente sgradevole.
Ciò è causato dall'elevato numero di germi di diverso genere che si moltiplicano nel corso del tempo all'interno del liquido stesso. In particolare, i polpastrelli amputati con le ossa scoperte, che secondo Dominik Hoigné possono essere tranquillamente medicati con la pellicola in poliuretano, sono stati più volte oggetto di discussione tra gli specialisti. «È importante distinguere tra colonizzazione e infezione batterica».
La preoccupazione che i microorganismi che popolano l'essudato prodotto dalla ferita possano causare un’osteomielite è infondata, tranne che nel caso di un ristretto gruppo di pazienti con sistema immunitario indebolito.
In Svizzera, questo metodo di trattamento sta guadagnando terreno a vista d'occhio: in diversi ospedali e studi medici, sempre più spesso si preferisce sostituire il bisturi con una pellicola in poliuretano.
In determinate condizioni, i polpastrelli amputati possono ricrescere autonomamente. A questo scopo, il dito ferito viene avvolto dal medico in una pellicola speciale. Dopo alcune settimane, il dito ritorna (quasi) alla sua forma originale.
Immagine: Dominik Hoigné
A sinistra: il dito gravemente leso, parzialmente amputato. L'immagine al centro mostra l'arto durante il processo di guarigione. A destra: della ferita non rimane più alcun segno.
Immagine: Dominik Hoigné
A parte il cambio settimanale della fasciatura, il dito resta avvolto nella pellicola durante tutta la fase di guarigione. Se circondato dal suo stesso essudato, è possibile «far ricrescere» fino all'80% del polpastrello amputato.
Immagine: Dominik Hoigné
Una volta che la lesione da amputazione è guarita completamente e il polpastrello è ricresciuto, l'arto può essere liberato dalla pellicola. A questo punto, anche l'unghia ricomincia a crescere.
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