Votazione federale La maggior parte dei votanti ha detto «no» alla sublocazione

ats

24.11.2024 - 17:59

Ora si rimane allo status quo: gli abusi in materia di sublocazione devono essere combattuti con le regole attuali.
Ora si rimane allo status quo: gli abusi in materia di sublocazione devono essere combattuti con le regole attuali.
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Alla fine ha prevalso il «no»: la modifica del diritto di locazione concernente la sublocazione viene bocciata dal 51,58% dei votanti. Il Röstigraben e il divario tra città e campagna sono evidenti.

Keystone-SDA, ats

Il testo era in bilico negli ultimi sondaggi e i contrari sono aumentati continuamente. Oggi le prime proiezioni prevedevano ancora un «sì» risicato. Poi per ore si è parlato di stallo; solo a metà pomeriggio si è delineata una bocciatura.

Ciò sebbene 13,5 cantoni abbiano detto «sì» e 9,5 «no». In Ticino e nei Grigioni il testo è stato approvato chiaramente: la proporzione di favorevoli è di rispettivamente il 54,31% e il 56,40%. Ancor più netto il risultato in Appenzello Interno (61,18%) e Svitto (60,50%).

In Romandia la modifica del Codice delle obbligazioni è invece stata respinta ovunque - Vallese escluso - con quote comprese tra il 53,63% di Friburgo e il 64,79% di Ginevra.

Il testo è stato bocciato chiaramente anche a Basilea Città (61,46% di "no"), e più di misura a Zurigo (53,72%), Berna (53,20%), Soletta (51,09%) e Sciaffusa (50,60%). La partecipazione al voto si è attestata, a livello nazionale, attorno al 45%.

Disposizioni più severe promosse dall'ex consigliere nazionale Hans Egloff

Le disposizioni più severe erano state promosse dall'ex consigliere nazionale Hans Egloff (UDC/ZH), ex presidente dell'Associazione dei proprietari fondiari (APF/HEV). In un primo momento il Consiglio federale si era detto contrario, sostenendo che la legislazione attuale è sufficiente. Tra i favorevoli c'erano l'UDC, il PLR e l'Alleanza del Centro, nonché l'Unione svizzera delle arti e mestieri (USAM) e la APF/HEV.

I fautori sostenevano che gli attuali requisiti per il subaffitto spesso non vengono rispettati: si verificano abusi, soprattutto la sublocazione a prezzi maggiorati di camere o parti di un edificio commerciale, oppure all'insaputa del proprietario. Sono quindi necessarie norme chiare e certezza del diritto, al fine di proteggere gli inquilini, i subaffittuari e i vicini da rumori e viavai.

Per gli oppositori la modifica rappresentava invece un attacco alla protezione degli inquilini e come una «norma sugli sfratti». Oltre all'Associazione svizzera degli inquilini (ASI), che aveva lanciato il referendum, il campo del «no» comprendeva anche il PS, i Verdi, i Verdi liberali, sindacati, associazioni dei consumatori, dei pensionati e degli studenti nonché l'Unione delle città svizzere (UCS).

Ecco cosa prevedeva la riforma

Con la riforma gli inquilini avrebbero dovuto presentare una richiesta scritta di subaffitto e i proprietari acconsentirvi pure per iscritto. Il locatore avrebbe inoltre dovuto essere informato di ogni cambio di subaffittuario e avrebbe anche potuto rifiutare una sublocazione, in particolare in caso di una durata di oltre due anni.

Se le regole non fossero state rispettate, l'inquilino avrebbe potuto ricevere una disdetta dopo almeno trenta giorni, qualora non fosse bastato un sollecito scritto.

Ora si rimane allo status quo: gli abusi devono essere combattuti con le regole attuali. I proprietari devono essere informati sulla sublocazione e possono porre il veto se l'inquilino principale subaffitta le stanze a un prezzo troppo alto, se il locatore deve accettare svantaggi - come il rumore o il sovraffollamento - o se l'inquilino principale non lo informa sulle condizioni del subaffitto.

Il consenso del proprietario deve comunque essere ottenuto per le locazioni tramite piattaforme online quali Airbnb. Inoltre, a seconda del cantone e del comune, si applicano ulteriori restrizioni in materia.