Turiste uccise Marocco: lo svizzero arrestato incontrò membri dell'ISIS in Svizzera

ATS

4.1.2019 - 12:28

Secondo il direttore dell'Ufficio centrale d'investigazione giudiziaria (BCIJ) Abelhak Khiame lo svizzero "non è direttamente implicato nell'assassinio delle due scandinave, ma conosce gli autori".
Secondo il direttore dell'Ufficio centrale d'investigazione giudiziaria (BCIJ) Abelhak Khiame lo svizzero "non è direttamente implicato nell'assassinio delle due scandinave, ma conosce gli autori".
Source: KEYSTONE/EPA RITZAU SCANPIX/THOMAS SJOERUP

L'uomo con doppio passaporto svizzero e spagnolo arrestato il 29 dicembre in Marocco per presunti legami con l'assassinio di due turiste scandinave era in contatto con un esponente dell'Isis in Siria.

Lo afferma il direttore dell'Ufficio centrale d'investigazione giudiziaria (BCIJ) Abelhak Khiame in un'intervista pubblicata oggi da Tribune de Genève et 24Heures nel quale afferma che i due si sono incontrati in Svizzera.

Erano in contatto tramite il servizio di messaggistica istantanea Telegram, afferma Khiame. L'esponente dell'Isis, un dirigente dello Stato islamico secondo il direttore del BCIJ, aveva inviato all'ispano-svizzero, un 25enne, video di decapitazioni.

Khiame non precisa in che località elvetica i due si sono incontrati né quando e quante volte. Il direttore del BCIJ precisa poi che lo svizzero "non è direttamente implicato nell'assassinio delle due scandinave, ma conosce gli autori". "Ha partecipato a diversi incontri segreti con i membri" della cellula ora smantellata. "Hanno visionato insieme film di propaganda dell'Isis".

Il giovane intendeva però "commettere azioni in territorio marocchino contro i servizi di sicurezza o turisti", precisa il capo del BCIJ. Ha addestrato alcune persone al tiro e ha anche "reclutato sub-sahariani assieme i quali intendeva unirsi ai rami dell'Isis presenti nel nord del Mali".

Radicalizzato a Ginevra

Secondo Khiame, il 25enne si è convertito all'islam nel 2011 nella moschea ginevrina di Petit-Saconnex e si è radicalizzato a Ginevra. "Con altri convertiti che hanno il suo stesso profilo ha assistito a sermoni" pronunciati da due imam francesi che sono in seguito stati espulsi dalla moschea per aver incoraggiato i fedeli alla jihad.

Una volta radicalizzato, ha pianificato una rapina a una gioielleria per finanziare la sua partenza per la Siria e raggiungere lo Stato islamico. È anche l'istigatore della conversione di diversi membri della sua famiglia: "nonna, due zii e la sorella", precisa Khiame.

Alla fine ha deciso di recarsi in un paese musulmano ed è andato in Marocco nel 2015, sostiene il direttore del BCIJ, che non si esprime riguardo alla possibile presenza di altri cittadini svizzeri nelle cellule jihadiste in Marocco.

Rinvio a giudizio per "terrorismo"

Il giovane, assieme ad altri sei indiziati, è stato interrogato giovedì dal giudice in una udienza preliminare. In precedenza erano state ascoltate altre 17 persone.

La pubblica accusa ha chiesto il rinvio a giudizio per "terrorismo", "costituzione di banda armata, al fine di commettere atti terroristici", "plagio e adescamento di individui al fine di costituire banda armata" e "a fini terroristici".

Le due vittime - una studente danese di 24 anni e una norvegese di 28 anni - sono state decapitate nella notte tra il 16 e il 17 dicembre a Imlil, a una settantina di chilometri a sud di Marrakesh, dove si trovavano in vacanza. I loro corpi sono stati scoperti in una zona isolata dell'Alto Atlante, una catena montuosa molto frequentata da escursionisti.

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