Dal 2001L'attacco di Zugo ancor oggi ha un impatto sulla sicurezza, anche in Ticino
Di Gil Bieler e Paolo Beretta
27.9.2021
L'assassino di Zugo è entrato senza ostacoli in Parlamento 20 anni fa, e ha fatto una strage. Da allora molti cantoni, come il Ticino, hanno migliorato la loro sicurezza. Come? E i manifestanti corona-scettici, che se la prendono con le istituzioni politiche, sono un problema?
Di Gil Bieler e Paolo Beretta
27.09.2021, 12:47
27.09.2021, 14:59
Di Gil Bieler e Paolo Beretta
Si sarebbe potuto evitare tutto? Barriere d'accesso e più personale di sicurezza avrebbero potuto fermare il colpevole? Come dopo ogni tragedia, queste domande sorgono anche nel caso dell'attacco di Zugo. Anche se, come spesso accade, solo a posteriori.
Forse si sarebbe dovuto pianificare meglio un tale scenario, dice il direttore della sicurezza di Zugo Beat Villiger, che all'epoca ha assistito - ed è sopravvissuto - al terrificante atto. Il politico dell'Alleanza del Centro deliberatamente non ha voluto parlare della sua esperienza personale traumatica, ma si è espresso sugli aspetti della politica di sicurezza.
«Anche se si cerca naturalmente di pensare all'impossibile, nessuno poteva aspettarsi un tale pericolo», dice Villiger in un'intervista a «blue News». Non si può quindi rimproverare nulla a nessuno.
La Svizzera non aveva mai vissuto qualcosa di paragonabile all'orrore che ha scosso il Paese 20 anni fa.
Un uomo armato entra nella sala del Parlamento cantonale di Zugo, dove è in corso una seduta, poco dopo le 10:30 del 27 settembre 2001. Si è travestito da poliziotto, ha con sé un fucile d'assalto. Apre il fuoco, spara 91 colpi. Il bilancio è pesantissimo: 14 politici muoiono nella pioggia di proiettili (tra i quali tre consiglieri di Stato e il presidente del Legislativo), altri 15 sono feriti, molti gravemente.
Strage di Zugo del 2001
Grande dispiegamento di ambulanze davanti al palazzo del Parlamento di Zugo il 27 settembre 2001: quello che è successo qui non si è mai visto prima in Svizzera.
Immagine: Keystone/Urs Flüeler
Un uomo armato di un fucile d'assalto ha fatto irruzione in una riunione nella sala del Gran Consiglio, uccidendo 14 persone. In seguito si è tolto la vita.
Immagine: Keystone/Urs Flüeler
La strage riempie di orrore non solo Zugo, ma tutta la Svizzera. E ci si chiede perché (Warum in tedesco), come qui su un manifesto davanti al parlamento di Zugo.
Immagine: Keystone/Steffen Schmidt
Il giorno dopo l'attacco, le persone in lutto hanno deposto fiori davanti al parlamento per commemorare le vittime.
Immagine: Keystone/Steffen Schmidt
La sera si accendono candele per le vittime.
Immagine: Keystone/Steffen Schmidt
L'autore è stato in grado di entrare in parlamento quasi senza ostacoli. Da allora, le misure di sicurezza sono state rafforzate.
Immagine: Keystone/Urs Flüeler
Ad ogni anniversario, Zugo ricorda l'orribile atto, come in questa foto del 27 settembre 2011, nel quale si vede Joachim Eder, membro del governo cantonale di Zugo, che commemora le vittime dell'attacco.
Immagine: Keystone/Urs Flüeler
Strage di Zugo del 2001
Grande dispiegamento di ambulanze davanti al palazzo del Parlamento di Zugo il 27 settembre 2001: quello che è successo qui non si è mai visto prima in Svizzera.
Immagine: Keystone/Urs Flüeler
Un uomo armato di un fucile d'assalto ha fatto irruzione in una riunione nella sala del Gran Consiglio, uccidendo 14 persone. In seguito si è tolto la vita.
Immagine: Keystone/Urs Flüeler
La strage riempie di orrore non solo Zugo, ma tutta la Svizzera. E ci si chiede perché (Warum in tedesco), come qui su un manifesto davanti al parlamento di Zugo.
Immagine: Keystone/Steffen Schmidt
Il giorno dopo l'attacco, le persone in lutto hanno deposto fiori davanti al parlamento per commemorare le vittime.
Immagine: Keystone/Steffen Schmidt
La sera si accendono candele per le vittime.
Immagine: Keystone/Steffen Schmidt
L'autore è stato in grado di entrare in parlamento quasi senza ostacoli. Da allora, le misure di sicurezza sono state rafforzate.
Immagine: Keystone/Urs Flüeler
Ad ogni anniversario, Zugo ricorda l'orribile atto, come in questa foto del 27 settembre 2011, nel quale si vede Joachim Eder, membro del governo cantonale di Zugo, che commemora le vittime dell'attacco.
Immagine: Keystone/Urs Flüeler
Cinque minuti dopo scatta l'allarme. L'omicida 57enne intanto si toglie la vita. Le forze d'intervento una volta arrivate sul posto si trovano di fronte a una carneficina. I pompieri dichiarano lo stato di catastrofe verso le 10:45. Il dispiego delle forze dell'ordine e di soccorso è importante: oltre 100 gli agenti di polizia, 240 i pompieri, 14 le ambulanze e due gli elicotteri della REGA sul posto.
Come usuale all'epoca, le misure di sicurezza nel Parlamento cantonale non erano particolarmente estese.
In Ticino come sono cambiate le misure di sicurezza?
Le cose sono cambiate nel frattempo, sia a Zugo, ma anche in altri cantoni, come mostra la mini inchiesta di «blue News».
«In tutta la Confederazione le misure di sicurezza vennero adattate», ci dice Stefano Gianettoni, collaboratore scientifico e addetto stampa della polizia cantonale ticinese.
«Non ne fu estraneo ovviamente il Canton Ticino. La strage di Zugo ha portato a ripensare la sicurezza anche a protezione delle autorità politiche e pubbliche in generale. Un processo che si è inserito in modo quasi contemporaneo con il discorso legato agli attentati di New York e Washington, che avevano preceduto di pochissime settimane i tragici fatti di Zugo», specifica Gianettoni.
Da allora, continua Gianettoni, «sono stati messi in sicurezza gli accessi ai principali luoghi sensibili, implementando una serie di misure che non permettono più l’accesso diretto e libero a chiunque voglia accedere a questi edifici. Inoltre sono stati introdotti dispositivi di sicurezza cosiddetti 'attivi', che per motivi strategici non possono essere resi noti al pubblico».
Accessi resi più difficili anche Oltralpe
Il canton Zugo, dal canto suo, ha investito un totale di 7,5 milioni di franchi nella sicurezza. Gli edifici delle istituzioni politiche e legali sono stati messi in sicurezza con misure strutturali - compresi i cancelli d'ingresso - e un badge è richiesto per entrare. «Le misure di sicurezza sono state massicciamente migliorate», ci dice Villiger.
Anche a Lucerna la sicurezza è stata migliorata dopo il massacro a Zugo: «Per esempio, gli uffici sono stati separati dalle aree accessibili al pubblico del palazzo del governo con misure strutturali», ci spiega la Cancelleria di Stato. «Durante le sessioni del parlamento cantonale, la polizia effettua controlli di accesso, e ulteriori misure vengono prese se ci sono indicazioni di minacce concrete».
A Basilea Città, anche l'accesso al Municipio e al Parlamento è stato reso più difficile. Nel canton Uri, la polizia è stata presente davanti e dentro la sala del Gran Consiglio «per diversi anni». Nei Grigioni, la polizia cantonale è ancora sul posto durante le sessioni.
«Si è più consapevoli del pericolo»
Nel canton Turgovia, le acque sono risultate essere un po' agitate: «Sono stati necessari diversi interventi della polizia, per esempio per sequestrare temporaneamente oggetti pericolosi portati dai visitatori», ci ha detto la polizia cantonale. «Occasionalmente, ai visitatori è stato necessario negare l'accesso alle sale riunioni a causa del loro comportamento».
Il sistema di allarme è stato adattato anche ad Appenzello Interno. Le persone sono accolte da un usciere all'arrivo al Gran Consiglio. «Segnala subito qualsiasi anomalia o difficoltà in modo che un allarme, se necessario, possa essere lanciato immediatamente», spiega Markus Dörig, della Cancelleria del Consiglio di Stato .
«Più importante delle misure tecniche, tuttavia, è stata la crescita della consapevolezza degli sviluppi pericolosi in vista di un'escalation», dice Dörig. «L'amministrazione, la polizia e le autorità sono più consapevoli e osservano la gestione generale del pericolo».
Tra i 10 e i 20 casi all'anno a Zugo
Lo stesso vale nel Canton Zugo, dove le agenzie ufficiali possono ora informare la polizia se temono un possibile rischio di escalation a causa di una persona, dice Villiger. «La polizia cerca poi di interagire con la persona interessata per cercare di capire esattamente quali problemi ci siano». Succede tra le 10 e le 20 volte all'anno.
Villiger dà generalmente un grande valore al dialogo con la popolazione: «Ogni volta che una lamentela arriva sulla mia scrivania, cerco di prendere il tempo per chiamare e discutere i problemi. Forse noi del governo stiamo davvero facendo qualcosa di sbagliato». L'idea di sicurezza non riguarda solo le autorità o il pubblico, ma anche «coloro che potrebbero potenzialmente compiere tali atti».
C'è preoccupazione a causa dei corona-scettici?
Come risultato della pandemia di Covid, l'atmosfera è accesa in questi giorni, come dimostrano i recenti scontri nella Piazza federale a Berna, dove la polizia ha usato cannoni ad acqua e proiettili di gomma contro i critici recalcitranti delle misure.
Il direttore della sicurezza di Berna, Reto Nause, ha poi parlato di come la polizia abbia impedito «un possibile assalto al Palazzo federale». «Riconciliare queste fratture è probabilmente la più grande sfida per la politica», pensa Villiger.
Il tragico incidente in Germania, dove un uomo ha sparato e ucciso un impiegato di una stazione di servizio a causa di divergenze di opinione sull'obbligo di indossare le mascherine, gli dà da pensare: «Le vite di entrambi sono distrutte». Lui stesso, tuttavia, sostiene: «Mi sento al sicuro ancora adesso. Ma capisco se qualcuno la pensa diversamente».
Il Canton Zugo commemorerà oggi il 20° anniversario del massacro con una funzione ecumenica celebrata nella chiesa di San Michele, alla quale parteciperà anche il presidente della Confederazione Guy Parmelin. Il servizio inizia alle 20:00 e sarà trasmesso live-streaming.
In Ticino la situazione è costantemente monitorata
Se l'attuale stato d'animo surriscaldato di alcuni manifestanti abbia reso necessario migliorare il concetto di sicurezza è una domanda alla quale i cantoni interpellati sono riluttanti a rispondere, per ragioni di sicurezza tattica.
Gianettoni, l'addetto stampa delle forze dell'ordine ticinesi, si limita a dirci che «la Polizia cantonale, nell’ambito delle sue costanti valutazioni sui rischi, analizza in modo continuativo la situazione».
E oltre Gottardo?
Anche oltre Gottardo la riservatezza la fa da padrona. La Cancelleria di Stato di Glarona, per esempio, risponde solo: «Stiamo cercando di evitare che la questione diventi ulteriormente emotiva. Per questo, non vogliamo commentarla».
Le autorità di San Gallo menzionano solo «varie misure strutturali e di personale» che sono state prese. E la Cancelleria di Stato di Berna dichiara di aver ampliato le sue misure di protezione indipendentemente dalla pandemia: «Per esempio, le entrate del Municipio e della Cancelleria di Stato quest'estate sono state dotate ovunque di un nuovo sistema di chiusura».
Beat Villiger, sopravvissuto al massacro di 20 anni fa, pensa anche che sia buono e giusto che non tutti abbiano accesso al Parlamento di Zugo. Tuttavia, la vicinanza alla gente per cui la politica svizzera è nota deve essere mantenuta: «Non si può buttare a mare tutto ciò che era buono solo per un incidente».