Ma quale? Il Nazionale vuole rinviare gli eritrei respinti verso Paese terzo

mh, ats

10.6.2024 - 18:29

Il consigliere federale Beat Jans all'inizio del dibattito
Il consigliere federale Beat Jans all'inizio del dibattito
Keystone

Viste le reticenze dell'Eritrea a firmare un accordo di riammissione, occorre trovare un'intesa con un Paese terzo per rinviarvi i richiedenti eritrei respinti.

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Dopo il Consiglio degli Stati, oggi anche il Nazionale ha approvato – con 120 voti a 75 – una mozione di Petra Gössi (PLR/SZ) in questo senso. Ha pure sostenuto altre due mozioni relative a tematiche affini.

Da anni i richiedenti asilo respinti provenienti dall'Eritrea non possono essere rimpatriati in quanto il loro Paese d'origine rifiuta i rinvii coatti.

«Questa situazione è inaccettabile e tende a minare la credibilità del sistema di asilo svizzero», ha affermato Christian Wasserfallen (PLR/BE) a nome della commissione preparatoria, aggiungendo che è necessario «fare ogni sforzo per garantire che la situazione possa andare nella giusta direzione».

La mozione chiede di ispirarsi all'accordo di transito con il Senegal approvato dal Consiglio federale nel 2002, ha da parte sua aggiunto Piero Marchesi (UDC/TI), pure lui a nome della commissione, aggiungendo che il Governo ha avuto tutto tempo per occuparsi della questione ma non lo ha fatto.

Con quale Paese terzo stringere un accordo?

L'Esecutivo dovrà ora individuare un Paese terzo disposto a concludere un'intesa di questo tipo.

Quella raggiunta nel 2002, per finire respinta da Dakar, avrebbe dovuto autorizzare il transito dei richiedenti asilo per un periodo di tre giorni. In questo lasso di tempo sarebbero stati identificati e avrebbero ottenuto un documento d'identità dalla rappresentanza consolare del loro Paese d'origine in Senegal.

La mozione non cita alcun Paese, ma nel dibattito vengono regolarmente evocati Ruanda (accordo con il Regno Unito) e l'Albania (con l'Italia).

Voci critiche non sufficienti

La sinistra e alcuni esponenti del Centro si sono opposti invano alla mozione definendo la proposta inefficace e probabilmente molto costosa. La Svizzera dovrebbe pagare i trasferimenti da e verso il Paese terzo, ha sostenuto Marc Jost (PEV/BE).

Sulla stessa lunghezza d'onda si è posto il Consiglio federale. Il ministro di giustizia e polizia Beat Jans ha rilevato che «la Svizzera persegue una politica di rinvio molto avanzata rispetto ad altri Paesi».

È probabile – ha aggiunto – che la rappresentanza eritrea nel Paese terzo rifiuterebbe la richiesta di un documento d'identità. I richiedenti asilo eritrei trasferiti dovrebbero quindi essere riammessi in Svizzera, ha fatto notare.

All'epoca delle discussioni con il Senegal, la Svizzera aveva un problema di identificazione di molte persone, da cui l'idea degli accordi di transito. Vent'anni dopo, la situazione è completamente diversa «e non abbiamo più questo problema», secondo Jans.

Negoziare accordo con l'Eritrea

Il plenum ha pure tacitamente approvato una mozione dell'ex «senatore» Thomas Minder (Indipendente/SH), che chiede un accordo in materia di migrazione con l'Eritrea. Su suggerimento della commissione preparatoria, il testo è stato modificato con l'aggiunta di una disposizione che preveda l'invio nel Paese dell'Africa orientale di un rappresentante della Segreteria di Stato della migrazione (SEM) per trattare le questioni migratorie. Il dossier va agli Stati.

Attualmente la Svizzera non dispone di alcuna rappresentanza diplomatica ad Asmara. Sul posto non è nemmeno rappresentata da un funzionario di collegamento incaricato dell'immigrazione ("Immigration Liaison Officer», ILO), ossia da una persona specificamente responsabile delle questioni migratorie, è stato ricordato.

Rifugiati che sostengono il regime

Il Nazionale ha pure sostenuto – con 131 voti contro 63 e 2 astenuti – una mozione del «senatore» Andrea Caroni (PLR/AR), che incarica il Governo di elaborare una riforma del diritto in materia di stranieri.

L'obiettivo è poter sanzionare le persone che sostengono di aver cercato rifugio in Svizzera per sfuggire alle persecuzioni da parte del regime al potere nel loro Paese di origine, ma che nella Confederazione difendono, in particolare con la violenza, proprio questo stesso regime.

L'atto parlamentare si riallaccia alle violenze tra eritrei favorevoli e contrari al regime che hanno fatto notizia negli ultimi tempi. La maggioranza ha ritenuto scandaloso che una parte della diaspora sostenga pubblicamente e in modo violento il regime dal quale afferma di essere fuggita.

Le misure proposte includono la facilitazione della revoca dell'asilo e l'estensione dell'elenco delle infrazioni che portano a un'espulsione.

Per il consigliere federale Beat Jans l'arsenale giuridico oggi a disposizione è sufficiente. Inoltre, le opposizioni tra eritrei favorevoli e contrari al regime si spiegano con le successive ondate migratorie, avvenute in tempi, e governi, diversi, ha ricordato il ministro di giustizia e polizia.

Detto ciò, il Consiglio federale è favorevole agli obiettivi della mozione e condanna le violenze, ha detto Jans. L'esecutivo ha del resto già preso delle misure, ha aggiunto, invano, il consigliere federale.