Salvataggio di AxpoMartullo-Blocher: «Si aiuta speculazione senza scrupoli»
hm, ats
17.9.2022 - 13:01
Altro che approvvigionamento elettrico, quello che garantisce il piano di salvataggio da 4 miliardi di franchi per Axpo è la speculazione: le migliaia di trader dell'azienda potranno continuare ad agire e la Confederazione passerà alla cassa.
hm, ats
17.09.2022, 13:01
17.09.2022, 13:19
SDA
Lo sostiene la vicepresidente UDC Magdalena Martullo-Blocher, che accusa le società elettriche di essere senza scrupoli e i dirigenti di avere in mente solo i loro bonus.
«Il piano salvataggio non riguarda l'approvvigionamento della Svizzera», afferma l'imprenditrice in un'intervista pubblicata oggi dal Blick. «La produzione e la vendita di energia elettrica è solo una piccola parte dell'attività di queste aziende, soprattutto per quanto riguarda Axpo. Più importante è l'attività di commercio internazionale. In marzo Axpo ha impiegato 65 miliardi di franchi in transazioni speculative. È quasi il nostro bilancio federale! Nel frattempo, la produzione di energia elettrica di Axpo è già stata venduta all'estero per gli anni a venire. Ora la speculazione in stile casinò sta quasi per affossare e Axpo e la Confederazione deve intervenire».
Secondo la 53enne occorre mettere in sicurezza la parte svizzera di Axpo. «Ma con il salvataggio non salviamo la produzione, bensì la speculazione. Stiamo parlando anche di transazioni a termine non coperte, con le quali 2000 trader – pensate un po'! – hanno speculato in modo aggressivo pensando ai bonus! E la cosa peggiore è che questo trading non viene vietato nemmeno ora! Axpo può continuare a speculare e il governo federale pagherà».
Il Consiglio federale sostiene di aver esaminato il dossier
Ma il Consiglio federale – argomentano i cronisti della testata zurighese – sostiene di aver esaminato attentamente il dossier. «Sì, sì. Sa quanto era lungo il rapporto?», chiede la consigliera nazionale (GR). «Tre pagine! È stato messo insieme velocemente durante il fine settimana. Non è un esame serio. Il governo federale ha ritenuto che in gioco vi fosse l'autosufficienza della Svizzera, anche se i baroni dell'elettricità hanno a lungo respinto ogni responsabilità in merito. La Confederazione dovrebbe stabilire delle condizioni: i rischi devono ora essere ridotti. Nel caso di UBS, la parte del rischio è stata esternalizzata in una cosiddetta bad bank. E qui? Niente!».
Il Consiglio federale si vanta di aver chiesto un interesse dell'11% per il prestito, prosegue la dirigente aziendale che è numero uno di Ems-Chemie, il principale datore di lavoro dei Grigioni. «Ma chi paga alla fine? Il cliente dell'elettricità, anche nella fornitura di base. Le società elettriche sono senza scrupoli. Le persone che vi lavorano hanno in mente solo la massimizzazione dei propri bonus».
«Ma l'avidità di dividendi dei cantoni è altrettanto negativa»
«Ma l'avidità di dividendi dei cantoni è altrettanto negativa», prosegue la donna d'affari che figura fra le persone più ricche del paese. A suo avviso i cantoni sono in parte responsabili della situazione. «I nove cantoni proprietari di Axpo devono pagare almeno una parte del salvataggio. Nessuna banca potrebbe operare con un capitale così ridotto come le grandi società elettriche. Eppure nessuno ha controllato o chiesto una gestione più prudente. I cantoni hanno chiuso un occhio e hanno teso la mano». Per Magdalena Martullo-Blocher, che esprime dubbi anche sulle competenze dei membri del consiglio di amministrazione di Axpo, i cantoni dovrebbero mettere sul tavolo 1 miliardo di franchi.
«Lo scopo di Axpo non è mai stato quello di gestire un casinò», insiste la deputata federale in carica dal 2015. «L'azienda e le altre società energetiche avrebbero dovuto essere obbligate a garantire l'approvvigionamento di elettricità a basso costo della Svizzera. Ora la Confederazione si lascia ricattare da Axpo».
Ma tutto questo – ribattono i giornalisti del Blick – non è una conseguenza della liberalizzazione del mercato elettrico voluta proprio dai partiti borghesi? «Non abbiamo mai avuto una liberalizzazione completa», risponde la donna politica che è responsabile della politica economica in seno ai vertici UDC.
«Le famiglie e le piccole imprese dipendono ancora dall'azienda elettrica locale e hanno tariffe basate sui costi. Nel frattempo, i grandi consumatori hanno potuto acquistare elettricità a basso costo sul mercato libero. Chi lo ha fatto avrebbe dovuto anche assicurarsi. Le aziende che hanno perso questa occasione non possono ora aspettarsi che tutti gli altri paghino. Se un'impresa o un settore è di importanza sistemica, sono i cantoni a doverla sostenere, non la Confederazione».