Il presidente dell'USS Pierre-Yves Maillard oggi durante l'assemblea dei delegati.
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I nuovi accordi bilaterali tra la Svizzera e l'Unione europea mettono a rischio la protezione dei salari e del servizio pubblico.
Keystone-SDA, bt, ats
31.01.2025, 18:06
31.01.2025, 18:20
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È quanto ritengono i delegati dell'Unione sindacale svizzera (USS) e la direzione di Travail.Suisse, che oggi hanno formulato una serie di richieste in merito.
Secondo i sindacati, si legge in un comunicato congiunto, diversi punti dell'accordo recentemente negoziato fra Berna e Bruxelles - le trattative si sono concluse lo scorso dicembre - sono spinosi. L'intesa è quindi destinata a minare parti significative della protezione salariale di cui gode la Svizzera.
Ad esempio, nell'accordo è praticamente scomparsa la cauzione che devono depositare le imprese. Sarà dunque molto più difficile, se non impossibile, riscuotere le multe al di fuori della Confederazione.
Il regolamento europeo sulle spese è pure problematico, in quanto le aziende estere dovrebbero coprire le spese di vitto e alloggio in Svizzera secondo le tariffe in vigore nel loro Paese. Viene dunque chiesto di rinegoziare questo aspetto.
I delegati dell'USS, nel corso di un'assemblea straordinaria tenutasi a Berna, hanno votato a favore di una risoluzione sul tema. In essa si afferma che l'apertura verso l'Unione europea è accolta favorevolmente, se ciò è a vantaggio dei lavoratori e non li danneggia.
«Servono contromisure»
Tuttavia, il deterioramento della protezione dei salari non è accettabile. «Dobbiamo prendere delle contromisure e negozieremo duramente», afferma, citato nella nota, il presidente Pierre-Yves Maillard. L'USS darà la propria posizione definitiva sugli accordi in una nuova assemblea, dopo le discussioni di politica interna e i dibattiti parlamentari.
Nella risoluzione, il sindacato domanda fra le altre cose che le aziende primarie straniere si facciano carico delle multe per i subappaltatori, nel caso in cui non abbiano prima verificato se questi ultimi pagano stipendi svizzeri. Inoltre, vuole contratti collettivi più vincolanti e una migliore tutela contro il licenziamento per i dipendenti che si battono per i diritti dei loro colleghi.
L'USS denuncia anche la liberalizzazione del mercato dell'elettricità e l'apertura del traffico internazionale ferroviario di passeggeri. Fra le rivendicazioni figurano pure un miglioramento delle condizioni nel settore del lavoro temporaneo e l'accelerazione del trattamento delle notifiche dei lavoratori distaccati.
«Cercare soluzioni o accordo rifiutato»
Anche Travail.Suisse ha adottato una risoluzione sui risultati dei negoziati con l'Ue, durante una seduta straordinaria del proprio comitato. Affinché si possa sostenere l'accordo, sono necessarie misure compensative da un lato e una modernizzazione della protezione dei salari dall'altro, evidenzia nel comunicato divulgato assieme all'USS.
«Siamo aperti ad affrontare in modo costruttivo i prossimi colloqui politici interni e a cercare soluzioni», ha dichiarato il suo presidente Adrian Wüthrich. Ma se le richieste non verranno accolte «l'esito dei negoziati sarà rifiutato», avverte.
Il principio della «parità di retribuzione per lo stesso lavoro nello stesso luogo» deve valere anche per le spese, rivendica per esempio Travail.Suisse. L'organizzazione mantello domanda poi un chiaro impegno da parte dei datori di lavoro per un forte partenariato sociale.