Sventata strage alla Commercio Il giovane a processo ammette: «volevo uccidere»

SwissTxt / pab

1.7.2020 - 13:34

Alla SCC di Bellinzona voleva fare come a Columbine nel 1999
Alla SCC di Bellinzona voleva fare come a Columbine nel 1999
Source: @Ti-Press

Il 21enne ha confermato che alla Commercio di Bellinzona voleva fare una strage come quella di Columbine. In aula visionato un video-testamento.

Il 21enne, a processo da lunedì mattina perché accusato di aver pianificato una strage alla Scuola cantonale di commercio di Bellinzona, oltre due anni fa, ha fornito le prime spiegazioni sul suo stato d'animo e su quanto aveva programmato: «Mi vergogno dei miei propositi». 

In aula è stato visionato anche una sorta di video-testamento di diversi minuti registrato il 3 maggio 2018, una settimana prima dell'arresto.

Testa rasata, volto in primo piano, nel video il giovane descrive nei minimi dettagli come avrebbe agito e chi avrebbe colpito per primo; fa riferimento alla gioventù hitleriana, ma soprattutto dice: «Voglio lasciare un segnale per sempre, nessuno dopo l'attacco darà più per scontato che se vai bene a scuola allora stai bene».

«NBK 2.0» il nome scelto per la strage

Di quel suo gesto avrebbe dovuto parlare tutto il mondo, tanto che aveva preparato dei comunicati stampa. Aveva chiamato l'operazione «NBK 2.0» (NBK è la sigla per "Natural Born Killer", traducibile con "Assassini nati" ndr.).

È lo stesso nome che gli attentatori del massacro della Columbine High School, negli Stati Uniti, avevano dato al loro attacco: due ragazzi che il 20 aprile 1999 aprirono il fuoco in una scuola in Colorado, uccidendo tredici persone prima di suicidarsi.

«Mi dava senso di potere»

«Mi fa molto male vedere questo video», ha affermato il giovane che ha ammesso di voler effettivamente andare a scuola e uccidere un numero casuale di persone prima di togliersi la vita con le armi che possedeva.

«Mi davano adrenalina e un senso di potere, forse perché mi sentivo impotente», ha spiegato in aula rispondendo alle domande volte a chiarire perché avesse a casa pistole, fucili, carabine, migliaia di cartucce, baionette, pugnali, e altro ancora tra cui un puntatore laser.

Sembrava un «bravo ragazzo»

L'imputato che soffre di disagi psichici, ha risposto in modo molto educato e con un linguaggio corretto a tutte le domande postegli dal presidente della Corte, il giudice Mauro Ermani.

Da allora si è fatto crescere i capelli. Ha lineamenti adolescenziali, non dimostra i suoi 21 anni. Per tutti - è stato ripetuto in aula - fino al maggio del 2018 era un bravo ragazzo.

... la realtà era molto diversa

La realtà era un'altra. I suoi moltissimi scritti risalenti agli anni, mesi, settimane precedenti l'arresto attestavano le simpatie naziste e narravano la volontà di legarsi a nomi di stragisti statunitensi, primo fra tutti Eric Harris che con Dylan Bennet Klebold compì il massacro a Columbine, in Colorado.

Voleva sfogare rabbia e frustrazione (anche nei confronti di un amore non corrisposto) per uscire da una sorta di anonimato. Le carte dimostrano che i suoi propositi (di fare e farsi del male), erano già ben presenti anni prima dei fatti per i quali ora è a processo.

Diversi giovani nel pubblico

Oggi dice di vergognarsi di quei propositi. La Corte lo ha però invitato più volte a confrontarsi davvero con quanto successo e con ciò che sta emergendo nell'aula del Palazzo dei Congressi di Lugano dove si sta svolgendo il processo.

I lavori sono seguiti a distanza anche da diversi giovani. Tra di loro, hanno detto, vi è anche una ragazza ex compagna di classe dell'imputato.

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