Ticino Focolaio di peste suina africana nel nord Italia, Bacciarini: «Da noi le stesse misure»

SwissTXT / red

18.1.2022

Immagine d'illustrazione
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archivio Ti-Press

La peste suina africana è a meno di 200 chilometri dai confini ticinesi ed è legittimo temere che si diffonda anche in Svizzera. Misure come il divieto di caccia e pesca o di raccolta funghi potrebbero quindi venir applicate anche all’interno della Confederazione.

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18.1.2022

«Nell’ordinanza federale sulle epizoozie abbiamo misure di lotta e di prevenzione per quanto riguarda i suini domestici tenuti in cattività, ma anche per i cinghiali in libertà. Quindi ci sarebbero esattamente le stesse misure. Nella zona colpita verrebbe vietata la caccia e limitato l’utilizzo del bosco», ha spiegato ai microfoni della RSI il veterinario cantonale Luca Bacciarini.

Impedire la diffusione della peste suina è quindi importante e questo prima di tutto perché causa sofferenze importanti agli animali (una sorta di febbre emorragica) e non esiste una cura. Dal punto di vista economico causerebbe invece uno stop alle esportazioni.

In una regione come la Lombardia, dove è presente il 53% degli allevamenti di suini in Italia il potenziale danno economico è quindi ovvio. Per il Ticino cosa comporterebbe? «In Ticino non abbiamo una cultura di grossi allevamenti, abbiamo però una tradizione di lavorazione della carne di suino tradizionale, quindi logicamente la presenza della malattia sul territorio impatterebbe su queste attività», risponde ancora Bacciarini.

Tutti possono fare qualcosa per impedire il diffondersi di questa e altre malattie tra gli animali, ad esempio evitando l’importazione di carne non controllata o di gettare resti di animali nel composto o in natura.

La malattia resta attiva nella carne non cotta anche per mesi

«La malattia resta attiva nella carne non cotta anche per mesi. Se congelata anche per anni. Bisogna quindi evitare di portare derrate alimentari di origine animale dalle zone infette, dove vanno evitati contatti con i cinghiali. Quando si arriva a casa, se abbiamo materiale di origine animale lo mettiamo nella pattumiera e non nel compostaggio. Se siamo escursionisti o cacciatori va fatta attenzione perché il virus resta molto a lungo su vestiti e scarpe e addirittura sul pelo del cane».

L’Italia ha emanato un'ordinanza per frenare l'epidemia di peste suina nei territori colpiti in Piemonte e Liguria. «L'ordinanza - si sottolinea - consente alle attività produttive di continuare a lavorare in sicurezza, fornendo rassicurazioni in merito al export».

Arriva così il divieto di ogni attività venatoria, salvo la caccia selettiva al cinghiale, nella zona stabilita come infetta da peste suina africana (PSA): 114 Comuni di cui 78 in Piemonte e 36 in Liguria. Riscontrato un caso nel comune di Ovada (Alessandria) oltre che in due carcasse di cinghiale nel comune di Fraconalto (Alessandria) e in quello di Isola del Cantone (Genova).