Ticino Covid: chiusi i check point, ospedali riorganizzati, ma arriva la variante Delta

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18.6.2021

Il medico cantonale Giorgio Merlani
Il medico cantonale Giorgio Merlani
Ti-Press / archivio

Gli ultimi due check point in Ticino chiudono. La campagna delle autorità passa dal color arancione al blu. Gli ospedali si riorganizzano e i pazienti sono decentralizzati. La prudenza rimane d'obbligo perché, come avverte il medico cantonale Merlani: «Le varianti preoccupano, sono un'incognita».

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La conferenza stampa è stata aperta da Raffaele De Rosa, capo del Dipartimento sanità e socialità (DSS): «La situazione epidemiologica è fortemente migliorata nell’ultimo mese sia per i contagi che per i ricoveri, così come per il numero dei decessi. Le tendenze sono al ribasso. Siamo entrati in una nuova fase. Presentiamo oggi quindi delle novità: la campagna di sensibilizzazione passa dal colore arancio al colore blu».

Dopo quattro mesi sono attesi nuovi allentamenti anche da Berna per mercoledì prossimo. «Abbiamo risposto alla consultazione della Confederazione dicendo che il Ticino è complessivamente concorde con le misure del Consiglio federale e chiedendo regole semplici e coerenti a beneficio della comprensione della popolazione».

«Ci siamo poi chinati sulle nuove norme per l’entrata in Svizzera chiedendo di mantenere alta la tensione sulle regioni con varianti preoccupanti del virus», ha continuato il capo del DSS, aggiungendo: «Sappiamo che possiamo essere trascinati rapidamente in una nuova ondata pandemica e vogliamo assolutamente scongiurarlo».

I quattro pilastri della prevenzione sono sempre validi

«Il virus è ancora presente: il messaggio della campagna: 'Distanti, ma vicini, proteggiamoci ancora' è tuttora valido. Sfruttiamo questo tempo per recuperare un po’ di energie, senza dimenticare le norme di sicurezza che ben conosciamo», ha sottolineato De Rosa.

I quattro pilastri previsti nella campagna di sensibilizzazione sono perciò sempre validi: «Limitare i contatti, testare al minimo sintomo, proteggere se stessi e gli altri, e infine vaccinarsi».

Chiudono i check point in Ticino

E la vaccinazione in Ticino procede spedita: «Oggi abbiamo superato le 120'000 persone vaccinate con due dosi. Ci stiamo adoperando per continuare in Ticino con questo ritmo e per mantenere la stessa efficienza mostrata finora affinché le 15'000 persone in lista d’attesa possano ricevere presto un appuntamento». L’obiettivo è quello di vaccinare tutti quelli che lo desiderano il prima possibile.

«Ecco perché ieri abbiamo inviato un sms a tutte quelle persone che si sono iscritte solo al centro di Giubiasco invitandoli, se lo dediderano, a prendere un appuntamento a Biasca, dove ci sono ancora 4'000 appuntamenti liberi. Abbiamo subito occupato circa 1'000 posti. Ne rimangono ancora oltre 3'000 liberi entro il 4 luglio. «Rinnoviamo quindi l’invito. A Giubiasco le liste d’attesa rimarranno lunghe poiché le forniture di Pfizer sono limitate».

Capacità di testare comunque garantita

«Stiamo già guardando all'autunno e all'inverno. Già oggi stiamo valutando diversi scenari. Ci faremo trovare pronti. Abbiamo previsto dei piani anche per quel che riguarda gli ospedali». Nel contesto attuale però i checkpoint ticinesi verranno chiusi: «La capacità di test resterà comunque garantita da medici sul territorio, dalle farmacie e dagli ospedali». De Rosa ha ricordato che in caso di sintomi è importante chiamare il proprio medico o la hotline cantonale.

Il capo del DSS ha concluso il suo intervento ringraziando tutta la popolazione per aver seguito le misure delle autorità e per continuare a farlo, nonché per aver «aderito in questo modo alla campagna vaccinale».

«Non dimentichiamoci: siamo ancora in una pandemia e dobbiamo ancora comportarci con prudenza e buon senso, anche vedendo cosa sta succedendo in alcuni paesi a noi vicini per colpa delle nuovi varianti».

Una settimana con meno di 10 casi al giorno

La parola è poi passata al medico cantonale Giorgio Merlani: «Mi sono reso conto che l’ultimo aggiornamento epidemiologico lo abbiamo fatto a inizio maggio. Già solo la data fa capire che l’andamento non destava particolare preoccupazione, con una netta, chiara e continua diminuzione dei casi. Il tasso di replicazione lo abbiamo avuto costantemente sotto l’1, addirittura siamo arrivati sotto lo 0,7».

«Abbiamo avuto adesso sette giorni di fila con meno di 10 casi. Stiamo testando ancora molto bene. Ne facciamo ancora alcune centinaia al giorno. Quelli positivi sono sotto il 2%. In una situazione europea, fatta qualche eccezione, abbastanza buona, il Ticino è il cantone con l’incidenza minore. Inoltre siamo alla terza settimana di fila al Sud delle Alpi senza un decesso legato al Covid».

Preoccupano le varianati, tre casi di Delta

C'è però un aspetto negativo secondo Merlani: l’incertezza legata alle nuove varianti. «Ne esistono sostanzialmente due: quelle «preoccupanti» e quelle «di interesse».

«In Ticino la variante dominante, che ha spodestato quella 'naturale' (proveniente da Wuhan), è la variante Alfa (inglese). Abbiamo avuto anche la variante Beta (sudafricana) che era presente già a dicembre, ma che non ha mai preso piede, anche con l’avvento della Alfa. Della variante Gamma (quella brasiliana) ne abbiamo registrati due casi settimana scorsa, con un nesso edidemiologico diretto l’uno con l’altro, in provenienza da un soggiorno in Brasile».

Da osservare in maniera molto precisa è la variante Delta (indiana), «di cui ci sono stati tre casi negli scorsi giorni, tutti in collegamento diretto tra di loro».

«Stiamo sostanzialmente sequenziando tutti i casi che troviamo perché abbiamo un numero fisso di sequenzionamenti da raggiungere e con così pochi casi... beh, li sequenziamo tutti», ha detto Merlani.

«Risultati dei vaccini migliori di quelli in laboratorio»

La nota che resta positiva è la vaccinazione: «In Ticino una persona su tre è vaccinata. A livello mondiale una su cinque, anche se con enormi differenze geografiche ed economiche. Ma ricordo che da questa pandemia non ne usciamo da soli, lo potremo fare solo tutti insieme».

«A livello locale un aspetto particolarmente vantaggioso è che in Svizzera stiamo usando solo e unicamente vaccini mNRA messaggero che stanno confermando un’ottima efficacia a e anche un’ottima tolleranza. Hanno addirittura dei risultati superiori alle attese», ha sottolineato il medico cantonale.

«I dati 'in vivo' sono piuttosto incoraggianti. Migliori di quello che ci si aspettava e di quello che si è visto in laboratorio. Non è così per tutti i vaccini e non dopo una sola dose. Attendiamo il 23 giungo perché in quel giorno sarà fissata legalmente la durata di copertura a 12 mesi. I dati sono molto solidi. Per le guarigioni invece la durata di immunità probabilmente rimarrà 'solo' di sei mesi».

Nessun dato nel fine settimana

Visto che la campagna di prevenzione passa dall'arancione al blu, da domani i dati sulla pandemia non verranno più forniti durante il fine settimana. L'aggiornamento avverrà dal lunedì al venerdì.

In conclusione Merlani ha affermato che si può essere cautamente ottimisti: «Non lasciamoci però andare e soprattutto non evitiamo di vaccinarci perché la vaccinazione sta andando bene, perché andrà bene solo se continuiamo a vaccinarci. Solo così il virus circolerà meno a livello globale ed egoisticamente anche a livello locale. Insomma non aspettiamo che gli altri facciano qualcosa per noi, ma facciamo noi qualcosa per noi stessi, che poi ha anche un effetto positivo sugli altri, sul resto della comunità».

Ospedali, si cambia strategia: si decentralizzano i pazienti

La parola è quindi passata a Mattia Lepori, vice Capo Area medica dell'Ente ospedaliero cantonale, che ha commentato la situazione ospedaliera: «Ci sono tre pazienti, nessuno in terapia intensiva. Si va verso una nuova normalità, dal 5 luglio, fra due settimane quindi, cesseremo di centralizzare i pazienti Covid in una sola struttura, ma saranno accolti nelle quattro sedi principali e alla Moncucco».

All'inizio della pandemia, ha ricordato Lepori, il fatto di centralizzare i pazienti Covid in due strutture «ci è parsa essere l'unica soluzione percorribile, perché non avevamo praticamente nessuna informazione sul virus. Ricordo che siamo stati la prima regione, e parlo di quella Insubrica, a essere colpita dopo la Cina e di conseguenza non avevamo nessun dato».

«A questo proposito ricordo che all'epoca in Ticino non potevamo nemmeno fare la diagnosi della malattia. I campioni di sangue erano trasportati ai centri specializzati di Spiez e di Ginevra. 15 mesi dopo la possiamo fare da soli a casa».

Cambiamenti possibili grazie alle nuove conoscenze

«Tutte le conoscenze accumulate fino ad oggi ci permettono di fare il cambiamento di strategia, decentralizzando i pazienti. È un cambio che stiamo studiando da tempo, da circa due mesi», ha riferito Lepori.

«In tutti gli ospedali sono stati preparati dei reparti Covid specifici, con dei percorsi specifici. Siamo arrivati anche a questa decentralizzazione perché ci siamo resi conto che con questo virus dovremo convivere ancora per lungo tempo. La centralizzazione è stata onerosa per i pazienti che non hanno potuto essere curati in strutture di prossimità, per il personale, costretto a spostarsi a Locarno, nonché è stato necessario un importante sforzo logistico con lo spostamento di numerose apparecchiature mediche non Covid».

Lepori ha poi comunicato che tutte le operazioni posticipate a causa della seconda ondata sono state recuperate. A riprova del fatto che si sta tornando a una certa normalità, riaprono anche i pronto soccorso di Faido e quello dell'Ospedale italiano di Lugano.

Il banco di prova per il nuovo dispositivo, ha concluso Lepori, sarà probabilmente il mese di settembre. Cosa succederà per esempio con l'influenza stagionale? Sarà sostituita dal Covid?

Un autunno comunque diverso

Giorgio Merlani, dal canto suo, questo aspetto ha detto che uno degli scenari possibili è che il Covid sostituirà l’influenza: «Non credo il virus sia scomparso, tornerà in maniera stagionale. Uno degli scenari è che andrà a sostituire l’influenza, tornando annualmente in versione leggermente mutata. Sarà necessario vaccinarsi regolarmente».

La situazione però è diversa rispetto all'estate scorsa e quindi l'impatto non sarà come quello dell'anno scorso. «Non ci sarà, penso e spero, un'impennata come quella che abbiamo visto».

«Uscivamo da un lockdown duro e il virus ci ha messo un po' a circolare di nuovo. Quest'anno sarà diverso perché adesso c'è il 10-15% della popolazione che è già stata malata e c'è il 30% che è vaccinato. Ciò riduce la possibilità di circolazione del virus. Si dovrà continuare soprattutto a vaccinare le persone vulnerabili», ha concluso Merlani.

La situazione in numeri

In mattinata le autorità sanitarie ticinesi hanno intanto segnalato cinque nuovi casi di Covid nelle ultime 24 ore. Nessun ulteriore decesso è stato comunicato. I ricoverati sono sempre tre, nessuno dei quali in cure intense.

In Svizzera, nelle ultime 24 ore, si sono registrati 173 nuovi casi di Covid-19. Sono stati segnalati due nuovi decessi e 25 persone sono state ricoverate in ospedale. Il ritmo delle inoculazioni è diminuito.

Le dosi di vaccino contro il Covid-19 somministrate in Svizzera nella settimana dal 10 giugno al 16 giugno sono state 623'008. In media, nella Confederazione vengono effettuate 89'001 vaccinazioni al giorno. Rispetto alla settimana precedente, il ritmo delle inoculazioni è diminuito del 5%.