Processo Morti per Covid a Sementina, «Abbiamo sempre messo il bene dei residenti al primo posto»

SwissTxt / pab

25.11.2022 - 18:23

La casa anziani di Sementina
La casa anziani di Sementina
TI-Press

Nel processo contro i vertici della casa per anziani di Sementina, apertosi mercoledì a Bellinzona, venerdì era il giorno dei difensori, che hanno puntato sull'eccezionalità della situazione e sulla mancanza di una base legale. Alla fine si sono espressi anche i tre imputati.

25.11.2022 - 18:23

Le difese hanno puntato su elementi di carattere prettamente giuridico: sulla base di una perizia di parte hanno sostenuto che le direttive del medico cantonale non avevano base legale e che dunque non hanno valore in sede penale.

Hanno poi attaccato frontalmente il lavoro della procura, parlando di una ricostruzione dei fatti mossa da «presunzioni e finzioni» che non tiene conto minimamente del contesto. O ancora di un decreto d'accusa dall'architettura «imbarazzante», anche perché non vengono dettagliate le responsabilità dirette degli imputati.

Prima ondata di Covid, un contesto straordinario

La difesa ha fatto leva soprattutto sulla straordinarietà del momento e delle misure che sono state decise in quei giorni per sottolineare come quella straordinarietà non possa venir giudicata dall’ordinarietà del diritto.

La tesi difensiva, ridotta all’osso, è che molti in quella prima fase della pandemia hanno sbagliato qualcosa a causa della scarsa conoscenza del Covid, ma solo i vertici della casa per anziani di Sementina sono in un'aula penale.

La procura, che ha già difeso le sue posizioni, giova ricordarlo, è convinta che i vertici di Sementina hanno violato le direttive e per questo vanno multati. La sanzione più elevata chiesta dalla pp Pamela Pedretti è quella della direttrice sanitaria, pari a 8'000 franchi.

Al termine delle arringhe hanno preso la parola i tre imputati. Il direttore del settore anziani della città di Bellinzona ha ribadito che «le direttive del medico cantonale e dell'Adicasi venivano condivise e applicate dall’inizio, anche se non sempre erano di facile interpretazione e abbiamo chiesto più di un chiarimento».

La direttrice sanitaria, per la quale è stata chiesta la multa più elevata, ha spiegato che il «mio essere medico è stato stravolto in quel periodo, ma ho sempre cercato di essere al meglio delle mie possibilità. Essere medico vuol dire curare, io ho curato le persone, anche se in quel periodo per il Covid non vi erano rimedi come il vaccino o gli anticorpi, si agiva quindi sui sintomi. Ho cercato di essere vicina ai pazienti e alle loro famiglie, quando qualcuno chiedeva la mia presenza c’ero, sono stata disponibile per tutti. Sono davvero dispiaciuta per quello che è successo».

La ex capa struttura, oggi in pensione, ha detto di non riconoscersi nelle accuse della procura: «Sembra che io mi sia deliberatamente opposta alle disposizioni, ma vorrei dire che non è stato così; sin dall’inizio io e tutto il personale abbiamo radicalmente anteposto il lavoro alla nostra vita privata e professionale dando priorità ai residenti. Abbiamo fatto il possibile e l’impossibile in una situazione davvero drammatica».

I tre imputati hanno espresso vicinanza ai residenti, ai loro famigliari e ai dipendenti della casa di riposo. Si sono anche detti sollevati perché dal loro punto di vista in aula è stata fatta un po’ di chiarezza.

Alcuni familiari di anziani deceduti hanno partecipato nel pubblico, in modo discreto al processo. La sentenza arriverà nelle prossime settimane.

SwissTxt / pab