Dal palazzo della Moneda a Santiago il governo cileno ha annunciato nelle scorse ore lo stato di emergenza, nel tentativo di contrastare il rischio che le proteste in corso degenerino nel caos, dopo che nella notte la rabbia ha infiammato le strade della capitale.
L'aumento del prezzo dei biglietti della metropolitana in città è l'ultima goccia: il provvedimento ha aperto il vaso si Pandora di un malcontento popolare in Cile che covava sotto la cenere in seguito al progressivo aumento del costo della vita, e che ha trovato il suo sfogo in manifestazioni massicce, scaturite soprattutto dalla mobilitazione degli studenti a Santiago. Nella notte tra venerdì e sabato il centro della città è rimasto a lungo avvolto nel fumo dei lacrimogeni, usati dalle forze dell'ordine per disperdere la folla di manifestanti. In serata le proteste si erano estese in tutta Santiago con gli studenti che allestivano barricate agli ingressi delle stazioni della metropolitana. Immagini televisive hanno mostrato dimostranti attaccare veicoli della polizia, lanciare pietre e bruciare almeno un autobus, oltre a scene di distruzione e vetri frantumati all'interno di varie stazioni della metropolitana.
La protesta degli studenti è iniziata lunedì scorso quando centinaia di giovani hanno assalito diverse stazioni di Santiago per protestare contro l'aumento del prezzo dei biglietti. I disordini hanno indotto all'interruzione del servizio di trasporto pubblico in quanto «impossibile contare sulle condizioni minime di sicurezza per passeggeri e dipendenti» ha comunicato l'azienda responsabile, disponendo poi la chiusura dell'intera rete oggi e domani e riservandosi di valutare l'opportunità di riaprire il servizio lunedì 21.
Lo stato di emergenza riguarda intanto Santiago e, come previsto dalla costituzione, può estendersi fino a 15 giorni e conferisce al governo poteri aggiuntivi per imporre limiti alla libertà di movimento e di assembramento. I militari tornano così a presidiare le strade di Santiago per la prima volta dal devastante terremoto che colpì Paese nel 2010.
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