RussiaPutin riappare in video, giallo su Shoigu al fronte, Prigozhin a Minsk
SDA
27.6.2023 - 09:17
Due giorni dopo il tentativo di ammutinamento armato della Wagner, il cui capo sarebbe atterrato martedì mattina a Minsk, la Russia cerca di mostrare che tutto è tornato alla normalità.
Keystone-SDA
27.06.2023, 09:17
27.06.2023, 10:48
SDA
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A due giorni dal tentato colpo di Stato del numero uno della Wagner contro Putin, il numero uno del Cremlino, così come il ministro della difesa riappaiono in due video diversi.
Prigozhin intanto a Minsk, in Bielorussia, dove non si sa che destino lo attende.
Stando al «Telegraph» Prigozhin non ha proseguito la sua marcia su Mosca anche perché la sua famiglia sarebbe stata minacciata.
L'FSB archivia il procedimento per ribellione armata.
La Cina ha ribadito la sua posizione a favore di Mosca.
Gli Stati Uniti si son preoccupati per le armi nucleari. Il presidente Joe Biden ha subito smentito qualsiasi ingerenza nel fallito ammutinamento della truppa Wagner.
Le misure di sicurezza speciali a Mosca lunedì in giornata sono state revocate e sono riapparsi in video due dei protagonisti della vicenda: Vladimir Putin in un videomessaggio a una conferenza di giovani industriali, e il ministro della Difesa Serghei Shoigu, mostrato dalla televisione durante una visita alle truppe al fronte.
Ma in entrambi i casi è impossibile stabilire la data in cui sono state effettuate le riprese.
Il video girato venerdì?
Alcuni importanti blogger russi che seguono le vicende del conflitto in Ucraina hanno detto che la visita mostrata di Shoigu al fronte sarebbe avvenuta venerdì, quindi un giorno prima della ribellione di Yevgeny Prigozhin, e avrebbe avuto in realtà come teatro la regione di confine russa di Belgorod, presa costantemente di mira dai bombardamenti ucraini.
Quanto al video di Putin, diffuso dal Cremlino, non si sa quando sia stato registrato.
Riappare pure il primo ministro
Sugli schermi è invece apparso lunedì il fin qui molto discreto primo ministro Mikhail Mishustin mentre era intento a presiedere una riunione del governo.
«La cosa principale in queste condizioni è garantire la sovranità e l'indipendenza del nostro Paese, la sicurezza e il benessere dei nostri cittadini», ha affermato il premier, invitando quindi a stringersi tutti «intorno al presidente».
Prigozhin a Minsk
Intanto, notizia di martedì mattina, il jet privato del capo del Gruppo Wagner, Yevgeny Prigozhin, è atterrato all'aeroporto militare di Machulishchi, vicino a Minsk, in Bielorussia. Lo riferisce l'«Ukrainska Pravda».
L'aereo, scrive, è arrivato all'aeroporto alle 06.40 ora locale (le 05.40 in Svizzera), proveniente da Rostov sul Don.
Pochi minuti dopo un altro jet è atterrato nello stesso aeroporto da San Pietroburgo.
Ecco perché ha cambiato idea sulla marcia su Mosca
I servizi di sicurezza russi hanno minacciato le famiglie dei leader del Gruppo Wagner prima che il fondatore della milizia russa, Prigozhin, decidesse di interrompere la sua marcia verso Mosca sabato scorso: lo riporta il «Telegraph», che cita fonti della sicurezza del Regno Unito.
Secondo il quotidiano, questo potrebbe aver contribuito alla decisione di Prigozhin di annullare inaspettatamente l'operazione militare. Secondo le stesse fonti, le truppe della Wagner ammontavano solo a 8'000 uomini anziché 25'000 e molto probabilmente avrebbero rischiato una sconfitta se avessero tentato di prendere la capitale.
Archiviato il procedimento per ribellione armata
I servizi di sicurezza russi (Fsb) hanno archiviato il procedimento penale per ribellione armata nei confronti dei miliziani del gruppo Wagner, rilevando che «i suoi partecipanti hanno interrotto le azioni direttamente volte a commettere l'ammutinamento».
La Cina sta sempre con la Russia
A confermare il suo sostegno è la Cina. Ribadendo di considerare quanto avvenuto nei giorni scorsi un affare interno della Russia, Pechino ha affermato di credere che Mosca «possa mantenere la stabilità nazionale e raggiungere sviluppo e prosperità».
Quanto invece all'atteggiamento assunto di fronte alla crisi dai Paesi «non amici», vale a dire quelli occidentali, il ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov ha espresso giudizi diversi.
Timori sulle armi nucleari
L'ambasciatrice americana a Mosca Lynn Tracy, ha fatto sapere Lavrov, si è subito premurata di contattare il ministero degli Esteri per assicurare che gli Stati Uniti non avevano nulla a che vedere con l'ammutinamento e per sincerarsi che le armi nucleari russe fossero «in ordine», cioè che non finissero nelle mani sbagliate in caso di una guerra civile.
Anche se, ha aggiunto il ministro in un'intervista alla televisione Russia Today, i servizi segreti americani «apparentemente speravano che l'ammutinamento avesse successo». Almeno a giudicare dalle notizie diffuse dalla Cnn, secondo le quali «l'intelligence americana sapeva dell'imminente ribellione da diversi giorni» ma avrebbe deciso di non informare la Russia.
Secca la smentita i Biden
Nulla di tutto ciò, ha replicato Joe Biden: la situazione in Russia è parte della lotta all'interno del sistema russo, gli Usa hanno messo in chiaro che non sono coinvolti, ha affermato il presidente, annunciando nuove consultazioni in queste ore con i principali alleati. E comunque, ha chiarito, indipendentemente da quello che accade in Russia, gli Stati Uniti continueranno a sostenere l'Ucraina.
Molto duro poi il giudizio di Lavrov sulle parole del presidente francese Emmanuel Macron, secondo il quale la fragilità dello Stato e dell'esercito russi giustifica «il continuo sostegno militare all'Ucraina». Nell'ammutinamento, ha accusato il capo della diplomazia russa, Macron ha visto l'opportunità di infliggere «una sconfitta strategica» a Mosca.
I commenti che vengono dall'Europa sono del resto altrettanto duri: «Il mostro creato da Vladimir Putin con la guerra in Ucraina sta agendo contro il suo creatore», ha detto l'Alto rappresentante della politica estera Ue Josep Borrell.
Mentre per il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, quanto avvenuto nel fine settimana «mostra l'enorme errore strategico di Vladimir Putin» nel dar vita «all'invasione illegale dell'Ucraina».