A Teheran In Iran si insedia Pezeshkian con i capi di Hamas e Jihad

SDA

30.7.2024 - 21:29

Slogan contro Israele e gli Stati Uniti sono stati intonati da alcuni deputati durante la cerimonia di insediamento del presidente eletto in Iran, Massoud Pezeshkian, mentre nelle prime file del Parlamento di Teheran sedevano i leader di Hamas, Hezbollah, Houthi yemeniti e della Jihad islamica palestinese.

In questa foto rilasciata dall'Ufficio della Presidenza iraniana, il presidente Masoud Pezeshkian, a destra, incontra il capo di Hamas Ismail Haniyeh a Teheran, in Iran, martedì 30 luglio 2024.
In questa foto rilasciata dall'Ufficio della Presidenza iraniana, il presidente Masoud Pezeshkian, a destra, incontra il capo di Hamas Ismail Haniyeh a Teheran, in Iran, martedì 30 luglio 2024.
KEYSTONE/Iranian Presidency Office via AP

«Il mio governo stabilirà un equilibrio nella sua politica estera, in base ai nostri interessi nazionali e siamo pronti a dialogare con i Paesi che non hanno ancora compreso la posizione dell'Iran.

Tuttavia non ci piegheremo mai alle pressioni straniere, ai doppi standard e alle prepotenze», ha detto nel discorso cerimoniale il politico riformista eletto presidente, riaffermando un'apertura in politica estera che aveva promesso già in campagna elettorale, in opposizione al muro contro l'Occidente che aveva caratterizzato la presidenza dell'ultraconservatore Ebrahim Raisi, morto in un incidente aereo a fine maggio, portando l'Iran alle consultazioni anticipate che sono state vinte da Pezeshkian.

«Il mondo ha bisogno di cogliere questa opportunità senza pari per affrontare le questioni regionali e globali attraverso la collaborazione con un Iran potente, dignitoso e in cerca di pace», ha ribadito Pezeshkian, promettendo un risanamento dell'economia e un impegno per cercare di eliminare le sanzioni che affossano il Paese, tra cui quelle imposte dagli Usa dopo l'uscita dall'accordo nucleare del 2015, mentre l'unico rappresentante del mondo occidentale presente alla cerimonia è stato Enrique Mora, il vice segretario del Servizio europeo per l'azione esterna e supervisore per l'Unione europea dei colloqui sul rilancio del patto nucleare, che attualmente si trovano in una fase di stallo.

Due settimane per presentare il programma

Dopo essersi insediato, ora Pezeshkian avrà due settimane di tempo per presentare le linee generali del suo programma e i membri del governo. Ha promesso di formare un gabinetto che sia la «manifestazione dell'unità nazionale» e che includa donne, oltre che rappresentanti di tutte le fazioni e le minoranze religiose, mentre nella Repubblica islamica i ministri dell'Intelligence, della Difesa, dell'Interno e degli Affari Esteri sono sempre stati nominati sotto la supervisione diretta della Guida suprema, Ali Khamenei, che ha anche l'ultima parola su tutte le principali direzioni politiche.

L'anziano leader ha incontrato il capo dell'ufficio politico di Hamas, Ismail Haniyeh, e del segretario generale della Jihad islamica palestinese, Ziad al-Nakhalah, giunti oggi a Teheran per la cerimonia, e ha affermato durante il colloquio che «oggi la più alta bandiera dell'Islam è nelle mani dei palestinesi e del popolo di Gaza e, grazie alla loro resistenza, è stato preparato il terreno più che mai per la promozione dell'Islam».

La questione della guerra in Medio Oriente è stata anche uno dei punti del discorso di Pezeshkian, secondo il quale «la politica iraniana di difesa dei palestinesi e della causa della liberazione di al-Quds (Gerusalemme) non muterà con il cambio di amministrazione in Iran».

Molte delegazioni alla cerimonia

Delegazioni di almeno 86 Paesi stranieri hanno partecipato alla cerimonia di insediamento di Pezeshkian, tra cui i presidenti del Tagikistan e dell'Indonesia, Emomali Rahmon e Joko Widodo, e i primi ministri di Cuba, Pakistan, Siria, Armenia, Georgia e Iraq.

Tra gli altri partecipanti stranieri, l'inviato speciale del premier giapponese, i vicepresidenti di Brasile e Turkmenistan, il presidente della Duma russa, i ministri degli Esteri egiziano e sudafricano, il ministro degli interni del Qatar, gli inviati speciali di Oman e Bahrein, il viceministro del governo talebano in Afghanistan e il vice capo del comitato del Congresso cinese.

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