Medio Oriente Pioggia di razzi di Hezbollah sulla Galilea dopo il raid a Beirut. Borell: «Sull'orlo del collasso»

SDA

24.11.2024 - 21:54

Gli attacchi di Hezbollah si sono spinti oltre le aree di Haifa e della Galilea, raggiungendo le vicinanze di Tel Aviv.
Gli attacchi di Hezbollah si sono spinti oltre le aree di Haifa e della Galilea, raggiungendo le vicinanze di Tel Aviv.
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La guerra tra Hezbollah e Israele si intensifica a colpi di raid. All'indomani dei devastanti bombardamenti israeliani nel cuore di Beirut, la milizia sciita ha risposto con un massiccio attacco: oltre 250 tra razzi e droni nelle prime dodici ore della giornata hanno preso di mira obiettivi non solo nel nord dello Stato ebraico, ma anche in alcuni sobborghi di Tel Aviv. 

Nel tardo pomeriggio sono poi ripresi gli attacchi di Israele sul Libano. Un'escalation davanti alla quale l'Alto rappresentante dell'Ue, Josep Borrell, nel Paese dei cedri per la sua ultima missione da leader della diplomazia continentale, è tornato a invocare con urgenza il cessate il fuoco, visto come «l'unica via» per la stabilità in una regione sempre più «sull'orlo del collasso».

Pioggia di missili su Haifa, Galilea e la periferia di Tel Aviv

Gli attacchi di Hezbollah si sono spinti oltre le aree di Haifa e della Galilea, raggiungendo le vicinanze di Tel Aviv, dove le sirene sono risuonate senza sosta, ferendo lievemente una decina di persone.

Il movimento sciita ha poi riferito di aver distrutto sei carri armati israeliani nel sud del Libano. In risposta, Israele ha riaperto il fuoco sulla periferia di Beirut, colpendo tuttavia anche un checkpoint dell'esercito libanese nella zona di Tiro, causando la morte di un soldato e il ferimento di altri 18.

Mikati: «Rifiuto degli sforzi per un cessate il fuoco»

Un episodio che, a dispetto delle scuse formali dell'Idf, ha scatenato la dura reazione del premier libanese ad interim, Najib Mikati, che ha bollato l'attacco come «un sanguinoso rifiuto di tutti gli sforzi per raggiungere un cessate il fuoco».

Sotto il peso dei combattimenti, Borrell è tornato a invocare da Beirut il silenzio delle armi e la piena attuazione della risoluzione Onu 1701, che prevede il disarmo di Hezbollah, il ritiro delle truppe israeliane e lo stop del sorvolo aereo da parte di Israele sul Libano.

Condanna contro gli attacchi a Unifil

«Dobbiamo fare pressione su Netanyahu e Hezbollah affinché accettino la proposta americana», ha esortato lo spagnolo ribadendo anche la ferma condanna agli attacchi contro l'Unifil: dopo l'ultimo che ha ferito quattro caschi blu italiani, la missione Onu ha segnalato il ritrovamento di nuovi frammenti di razzi e droni nei pressi della base a Shama.

E i combattimenti continuano anche nella Striscia dove, secondo quanto riferito dall'agenzia della difesa civile di Gaza, è stato colpito l'ospedale Kamel Adwan – nel nord dell'enclave palestinese – e il suo direttore, Abu Safia, risulta ferito a una gamba.

Per Borrell il successo diplomatico dipende dal Libano 

Il successo di qualsiasi accordo diplomatico, ha spiegato Borrell dopo aver incontrato Mikati e il presidente del parlamento libanese Nabih Berri, dipenderà anche dalla capacità del Libano di sbloccare l'impasse politico in cui versa da due anni, riappropriandosi della democrazia senza essere più essere vittima di forze interne come Hezbollah o di influenze straniere.

Ue pronta a stanziare aiuti all'esercito libanese

L'Ue, dal canto suo, si è detta pronta a stanziare 200 milioni per sostenere l'esercito libanese. «È tragico che non siamo riusciti a porre fine a questa guerra», si è rammaricato l'Alto rappresentante uscente, affermando di lasciare «con tristezza» l'incarico e auspicando tuttavia la fine del conflitto.

Con l'infuriare degli attacchi anche le speranze aperte dai colloqui dei giorni scorsi dell'inviato Usa Amos Hochstein, definiti dalle parti «incoraggianti», sembrano rimanere appese ad un filo.

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