Italia È morto l'ex presidente della Repubblica Giorgio Napolitano

SDA

22.9.2023 - 20:10

È morto Giorgio Napolitano. Aveva 98 anni. È stata una figura chiave della Prima e Seconda Repubblica italiana. Fu il capo dei miglioristi del Pci. 

Oggi, alle ore 19.45, il Presidente Emerito della Repubblica italiana, Senatore Giorgio Napolitano, si è spento presso la clinica Salvator Mundi al Gianicolo in Roma, dove era ricoverato da alcune settimane.

Le condizioni dell'ex capo dello Stato, già critiche da diversi giorni, si erano aggravate nelle ultime ore.

In Parlamento dal 1953, era uno degli ultimi dirigenti della vecchia guardia ancora in vita del Partito comunista (Pci), insieme ad Achille Occhetto e Aldo Tortorella. Una vita a sinistra.

È stato tra i pochi, come ricorda il giornale La Repubblica, a svolgere un ruolo di rilievo sia nella Prima che nella Seconda Repubblica.

Negli anni Ottanta, dopo la morte di Giorgio Amendola, era diventato il capo dei miglioristi nel Pci, la corrente dei riformisti del partito.

Ha dovuto affrontare la peggiore crisi degli ultimi 50 anni

Era infatti stato rieletto al Quirinale nel 2013 dopo la prima volta del 2006. Attento ad ogni dettaglio, lavoratore instancabile, profondo conoscitore della vita parlamentare e delle dinamiche politiche dell'intera storia repubblicana.

Sempre accompagnato con discrezione dalla moglie Clio, ha iniziato il primo settennato, nel 2006, gioendo per la vittoria dell'Italia ai mondiali di calcio di Berlino e ha concluso i quasi due anni del secondo mandato con qualche rimpianto per non essere riuscito a vedere del tutto compiuti quei cambiamenti istituzionali per i quali tanto si è speso.

Ma soprattutto «re Giorgio» ha dovuto affrontare quello che in molti considerano il periodo più buio degli ultimi 50 anni, navigando a vista tra gli scogli di una durissima crisi economica. E lo ha fatto con una convinzione incrollabile: che l'Italia avesse bisogno di stabilità politica.

Il suo coinvolgimento nella trattativa Mafia-Stato

In nome di questo principio ha cercato sempre di evitare scioglimenti anticipati della legislatura.

Certamente il momento peggiore – che ha coniugato amarezza personale e preoccupazione istituzionale – è stato il suo coinvolgimento indiretto nel processo sulla presunta trattativa Stato-mafia con l'eccezionale deposizione alla Corte di Palermo salita in trasferta al Quirinale.

Quella di Napolitano non è stata infatti una presidenza leggera né facile. Ma ha mantenuto sempre l'impegno preso il 15 maggio del 2006 quando promise solennemente davanti alle Camere che non sarebbe mai stato il capo dello Stato della maggioranza che lo aveva eletto, ma che avrebbe sempre guardato all'interesse generale del Paese.

Un'elezione per nulla scontata quella del 2006

E così è stato, visto che dopo essere salito sul Colle più alto della politica italiana con i soli voti del centrosinistra, ha chiuso il primo settennato con l'aperto sostengo del centrodestra. Un sostegno che si è via via raffreddato durante lo storico bis nel 2013 al Quirinale che ha visto Silvio Berlusconi condannato e spesso i suoi all'attacco politico del presidente.

L'elezione del 2006 non era per niente scontata. La sua provenienza dal Pci lo faceva guardare con sospetto dal centrodestra berlusconiano.

Ma il fatto di essere il primo dirigente comunista a diventare presidente della Repubblica non ha impedito al Cavaliere di riservargli, dopo poco, pubbliche lodi. Fino alla richiesta di far restare lui al Quirinale per superare quella turbolenta fase politica.

Un Parlamento annichilito, dopo aver bruciato nel segreto dell'urna calibri come Franco Marini e Romano Prodi gli consegnò di nuovo lo scettro del Colle, inondandolo di applausi mentre Napolitano teneva nell'aula di Montecitorio un discorso durissimo nei confronti di un'intera classe politica.

Il rapporto con La Lega

Le sue capacità di tenuta psicologica e mediazione gli sono state unanimemente riconosciute negli anni.

Persino la Lega ha dovuto inizialmente riconoscergli l'impegno sul fronte del federalismo, nonostante più volte il capo dello Stato abbia redarguito il Carroccio sul tema dell'Unita nazionale.

Lasciata con dispiacere l'amatissima casa nel rione Monti, ha dedicato grande attenzione alle relazioni internazionali.

Un Europeista convinto

Indubitabile è stata infatti la stima che ha goduto all'estero: Washington, ad esempio, lo ha sempre considerato uno fra gli interlocutori più autorevoli e affidabili.

Europeista convinto, Napolitano ha sempre sostenuto l'indispensabilità dell'Unione europea convincendosi via via che, così come in Italia, solo decise riforme dell'euroburocrazia potevano frenare il distacco dei cittadini e raffreddare il populismo crescente.

Affabile e cortese, dai toni sempre misurati, si è trovato a dover affrontare un muro contro muro solo con Beppe Grillo e il suo movimento, visto dal capo dello Stato, almeno nelle sue componenti più estreme, come il germe dell'antipolitica.

Uno degli elementi caratterizzanti della sua presidenza è stato il tentativo di parlare all'Italia intera, di sedare lo scontro fra le correnti (a partire da quelle del Pd), di promuovere il dialogo fra le forze politiche nell'interesse del Paese. Compito non facile durante gli anni turbolenti dei suoi mandati.

Gli anni turbolenti di Berlusconi, dopo l'era Prodi

I primi due dei quali li passa monitorando le fibrillazioni che tengono il governo Prodi costantemente sul filo del rasoio.

Fino alla caduta e al ritorno del Cavaliere a palazzo Chigi. I successivi tre anni scorrono nello sforzo di arginare l'attivismo di Berlusconi, evitando che le furiose polemiche sulle leggi ad personam prima e sugli scandali sessuali poi minassero la saldezza delle istituzioni.

Tentando di non fare sconti al centrodestra, ma preferendo l'arma della moral suasion a quella, ben più dirompente, del rinvio dei provvedimenti alle Camere.

La «nascita» di «re Giorgio»

Ma il passaggio che lo consegnerà alla storia come «re Giorgio» (così lo incoronò il New York Times) è quello che nel novembre 2011 porta Mario Monti a palazzo Chigi.

I critici parleranno di Repubblica presidenziale, di interpretazione estensiva delle sue prerogative. Evitato il default, l'Italia non riesce però a schivare la recessione.

L'immagine del governo tecnico del presidente risulta danneggiata.

L'arrivo di Renzi e le dimissioni

I risultati elettorali che non diedero una maggioranza chiara, i veti incrociati dei partiti spinsero quindi Napolitano a nominare Enrico Letta sulla base di una larga intesa.

Poi l'ascesa irrefrenabile di Matteo Renzi con il quale, nonostante la differenza di età, ha saputo costruire un rapporto sincero e pragmatico. Napolitano ha rassegnato le dimissioni il 14 gennaio 2015.

È divenuto poi senatore di diritto a vita quale presidente emerito della Repubblica.

L'impressionante carriera politica in breve

Giorgio Napolitano, come detto, è stato il primo presidente della Repubblica italiana ad essere eletto due volte (seguito poi dall'attuale presidente Sergio Mattarella): la prima è stata il 10 maggio 2006, e la seconda il 20 aprile del 2013, dal quale aveva rassegnato le dimissioni il 14 gennaio 2015.

Oltre alla presidenza le sue cariche politiche contano quelle di: presidente della Camera nell'XI Legislatura; ministro dell'interno nel governo Prodi I; deputato dal 1953 al 1996; europarlamentare dal 1989 al 1992 e dal 1999 al 2004; senatore a vita dal 2005 (nominato da Carlo Azeglio Ciampi) fino alla sua prima elezione a capo della Repubblica.

Inoltre è stato il primo presidente italiano a essere stato membro del Partito Comunista Italiano, il terzo napoletano, oltre che al più anziano al momento dell'elezione nella storia della Repubblica.

Come capo dello Stato, ha visto succedersi, come abbiamo ricordato, cinque presidenti del Consiglio: Romano Prodi (2006-2008), Silvio Berlusconi (2008-2011), Mario Monti (2011-2013), Enrico Letta (2013-2014) e Matteo Renzi (2014-2016).

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