Italia Meloni ottiene la fiducia della Camera

SDA

25.10.2022 - 21:26

«Non indietreggeremo, non getteremo la spugna, non tradiremo». All'una e un quarto, dopo 70 minuti e più di 70 applausi, Giorgia Meloni chiude il discorso con cui chiede e ottiene alla Camera la fiducia (235 sì) con la voce roca e un filo di emozione. Senza nascondere le difficoltà di cui si dovrà fare carico, a partire dall'emergenza del caro-energia, perché l'Italia è «una nave in tempesta».

Giorgia Meloni si rivolge alla Camera prima del voto di fiducia.
Giorgia Meloni si rivolge alla Camera prima del voto di fiducia.
KEYSTONE/AP Photo/Alessandra Tarantino

Ma, assicura, è alla guida di un «equipaggio capace» e lei ce la metterà tutta, anche a costo di non «non essere rieletta», per portare la nave in porto, al sicuro. Stravolgendo ancora una volta i pronostici che l'hanno vista sempre «underdog», la sfavorita, che è arrivata laddove nessuna donna finora era mai arrivata.

È la prima presidente del Consiglio donna. A capo di un partito di destra che si è affermato come primo partito alle elezioni. E che ora ha i numeri e vuole governare per i prossimi 5 anni. Per dare al Paese, con le ricette chiare e il cambio di registro – dal fisco, al covid, fino ai migranti e al sostegno ai più deboli rivedendo il reddito di cittadinanza – «un futuro di maggiore libertà, giustizia, benessere e sicurezza».

Rivendica le sue origini, Meloni. Sa che deve superare «i pregiudizi» con cui è guardato il suo governo, anche all'estero. E non a caso per prima cosa assicura che l'Italia è saldamente posizionata con l'Occidente, contro la guerra di Putin in Ucraina, appieno dentro l'alleanza atlantica ("la libertà – dice – ha un costo").

A cambiare sarà però l'atteggiamento: mai più col cappello in mano a Bruxelles, rispetto delle regole sì ma anche richiesta, legittima, di cambiarle. Non per «sabotare» la Ue – il messaggio che invia anche a Bruxelles dove potrebbe volare già la prossima settimana – ma per «avvicinarla» ai cittadini.

Le donne «non avranno nulla da temere da questo governo»

«Non sarò mai la cheerleader di nessuno», aggiunge nel corso della replica dove il tono diventa più acceso. Dove si lascia andare a qualche espressione romanesca, le scappa il «tu» al deputato di Verdi-Si Aboubakar Soumahoro e risponde direttamente alla deputata dem Debora Serracchiani: «Le sembra che io stia un passo indietro agli uomini?», dice prima di chiarire che, per lei, la libertà delle donne non si misura «nel farsi chiamare capatrena».

Insomma la questione non è se «il» o «la» presidente, ma garantire pari opportunità, servizi, asili nido aperti fino a tardi. Le donne, assicura, «non avranno nulla da temere da questo governo» perché, aveva sottolineato anche prima nel discorso citando Montesquieu, il governo di centrodestra «non limiterà mai le libertà, anche su diritti civili e aborto».

Non c'è polemica di questi giorni che lascia cadere, punto a punto: il «merito» serve per garantire anche a chi non è di buona famiglia, le stesse possibilità di farcela. La sovranità alimentare non vuol dire «mettere fuori commercio l'ananas» ma non dipendere dall'estero «per dare da mangiare ai nostri figli».

Presa di distanza dal fascismo

Sono molte le citazioni, dal Papa a Roger Scruton, da Steve Jobs ad Amartya Sen. Il riferimento, più volte, al Risorgimento.

Una condanna delle leggi razziali «momento più basso» della storia italiana e presa di distanza dai «regimi antidemocratici, fascismo compreso». «Mai avuta simpatia», sottolinea, prima di ricordare la «violenza politica» – e «gli innocenti uccisi a colpi di chiave inglese» per mano di «militanti antifascisti» – che ha allontanato la «pacificazione nazionale». Quella che serve ora perché «la contingenza è difficilissima», forse il momento peggiore «dal secondo dopoguerra» e serve, nel rispetto dei ruoli, il contributo di tutti.

Ma l'Italia, come la Amerigo Vespucci, è la «nave più bella del mondo» e il progetto che presenta guarda a un orizzonte di qui «a 10 anni».

L'Italia non sarebbe cresciuta negli ultimi dieci anni

Negli ultimi dieci anni, osserva creando qualche imbarazzo negli alleati che in quei governi, in diverse combinazioni, ci sono stati, l'Italia non è mai cresciuta perché i governi cambiavano ogni due anni.

Ora invece deve diventare «un affare» investire in Italia, dice elencando i capisaldi della politica economica che sono stati anche gli slogan della campagna elettorale: «Non disturbare chi vuole fare», «più assumi meno paghi», la «tregua fiscale». Il Pnrr da portare avanti ma con i dovuti «aggiustamenti». La difesa degli asset «strategici».

Tutto in nome di quell'interesse della «nazione», parola che ricorre ben 15 volte nelle 16 pagine del discorso, con le parti più importanti sottolineate in giallo. Come il «coraggio», la «responsabilità», l'impegno «totale» con cui alla fine, è la speranza, «l'Italia potrà uscire dalla crisi più forte e autonoma di prima».

Il voto

La Camera dei deputati ha approvato la mozione di fiducia al governo presieduto da Giorgia Meloni con 235 voti favorevoli, 154 voti contrari e 5 astenuti. Hanno votato 389 deputati su 400.

Il centrodestra ha fatto il pieno del proprio potenziale di voto. Hanno infatti votato sì alla fiducia i 118 di Fdi, i 65 della Lega (il presidente Lorenzo Fontana non prende parte alle votazioni) mentre di Fi erano presenti 42 dei 44 deputati.

Altri nove voti sono arrivati da Noi Moderati ed uno da Micaela Biancofiore, iscritta al gruppo Misto. Si è invece astenuto Luigi Gallo, eletto nella lista promossa da Cateno De Luca, così come i 4 parlamentari delle minoranze linguistiche, come annunciato in aula.