Guerra in Medio OrienteSembra più vicina la tregua tra Libano e Israele, ma Hezbollah minaccia Tel Aviv
SDA
20.11.2024 - 21:00
Nel linguaggio infuocato del Medio Oriente, mentre il Libano sembra a un passo dalla tregua con Israele, il leader di Hezbollah Naim Qassem ha provato a rievocare lo stile del defunto predecessore Hasan Nasrallah minacciando di colpire il centro di Tel Aviv in risposta ai raid dell'Iaf su Beirut.
20.11.2024, 21:00
SDA
L'ira del capo dell'organizzazione filoiraniana si è sommata a quella di Hamas che ha accusato Washington di essere «direttamente responsabile» di una «guerra genocida» a Gaza, dopo che gli Usa hanno bloccato con il veto la bozza di risoluzione del Consiglio di sicurezza Onu che chiedeva «un cessate il fuoco immediato, incondizionato e permanente» nella Striscia e «il rilascio immediato e incondizionato di tutti gli ostaggi».
Dopo due giorni di trattative serrate nella capitale libanese, l'inviato dell'amministrazione Biden Amos Hochstein si sposta in Israele per vedere prima il ministro Ron Dermer, il più stretto collaboratore di Benyamin Netanyahu, e poi lo stesso premier.
Fonti locali di alto livello hanno riferito a Channel 12 il cauto ottimismo israeliano spiegando che, se ci sarà un accordo, «il cessate il fuoco tra Israele e Hezbollah sarà possibile entro una settimana».
Due nodi da sciogliere non di poco conto
Nonostante i due nodi da sciogliere siano non di poco conto: la libertà d'azione dell'Idf in Libano in caso di violazione della tregua e la composizione del comitato internazionale di vigilanza in Libano.
«Hezbollah ha ricevuto la proposta americana di cessate il fuoco con Israele e ha presentato i commenti a riguardo», ha dichiarato Naim Qassem nel video registrato e trasmesso nel pomeriggio. «Tutto dipende ora dalla serietà di Netanyahu... la questione è legata alla risposta israeliana», ha aggiunto, ribadendo al tempo stesso che «la resistenza può continuare a lungo con questo ritmo e Israele non può sconfiggerci e non può imporci le sue condizioni».
Il leader della milizia libanese ha aggiunto che «anche il presidente del Parlamento Nabih Berri ha espresso osservazioni che sono in accordo con quelle di Hezbollah». Per il partito di Dio nessun documento sarà siglato se vengono a mancare due principi: «un cessate il fuoco completo e totale e il mantenimento della sovranità libanese».
Intendendo dire che l'Idf non dovrà avere mano libera in Libano, anche se l'accordo venisse violato dai miliziani sciiti. Poi l'avvertimento di Qassem allo Stato ebraico: «Sul terreno continueremo a combattere indipendentemente dal fatto che i negoziati abbiano successo oppure no».
Positiva la valutazione dei colloqui da parte dell'inviato USA
Tuttavia continua ad essere positiva la valutazione dei colloqui da parte dell'inviato americano che, parlando da Beirut dopo il secondo incontro con Berri (alleato di Hezbollah e negoziatore), ha ribadito di aver visto una «vera opportunità» per porre fine al conflitto.
Dopo che il governo libanese e Hezbollah hanno ampiamente accettato la proposta di cessate il fuoco degli Stati Uniti, sebbene con alcune questioni in sospeso. «L'incontro ha fatto ulteriori progressi – ha detto Hochstein -, quindi andrò in Israele per cercare di concludere, se possibile».
E ha aggiunto che collaborerà con la nuova amministrazione del presidente eletto Donald Trump per raggiungere una tregua, sottolineando di aver tenuto informato il team di transizione.
La Siria accusa Israele di un nuovo raid
Intanto la Siria accusa Israele di un nuovo raid israeliano: i media di Damasco hanno fatto sapere che l'attacco ha preso di mira alcuni edifici e la zona industriale vicino all'area delle rovine di epoca romana di Palmira.
Secondo l'Osservatorio per i diritti umani in Siria, l'Idf ha portato a termine tre attacchi distinti colpendo postazioni e depositi di armi di forze afghane e irachene filo-iraniane dispiegate da anni nella zona. Secondo l'Ong i morti sono 11, mentre il governo di Bashar al Assad parla di 36 vittime.
Sul fronte iracheno, fonti della tv saudita al Hadath hanno dichiarato che «gli Stati Uniti hanno informato il Paese arabo di aver esaurito tutti i mezzi per fare pressione su Israele affinché non attacchi Baghdad» in risposta ai lanci di droni e razzi contro lo Stato ebraico da parte delle milizie filoiraniane.
Funzionari della sicurezza hanno affermato che «l'Iraq ha adottato tutte le misure per affrontare eventuali raid israeliani».