Pandemia La catastrofe indiana che minaccia anche il mondo

tsha

28.4.2021

Nella città di Gauhati una vittima del coronavirus viene sepolta: in India sono state segnalate più infezioni che altrove.
Nella città di Gauhati una vittima del coronavirus viene sepolta: in India sono state segnalate più infezioni che altrove.
Keystone

Non è solo la doppia mutazione a destare preoccupazione: in India, il Covid-19 è completamente fuori controllo. I medici sono alla disperata ricerca di ossigeno, i crematori sono a corto di legna. La Svizzera si dice pronta ad aiutare il paese.

Dopo qualche esitazione, lunedì l'Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP) ha fatto chiarezza: chiunque entri in Svizzera dall'India deve ora passare almeno sette giorni in quarantena. Insieme ad altri paesi, l'India è stata aggiunta alla lista dell'UFSP dei paesi a rischio coronavirus. Il motivo è che la crisi nel paese, con i suoi 1,3 miliardi di abitanti, sta apparentemente andando fuori controllo.

La situazione nel Paese asiatico è drammatica: il numero dei contagi è, ormai da giorni, il più alto del mondo. Lunedì sono state segnalate 350'000 nuove infezioni in 24 ore, martedì 320'000 nuovi casi. Tuttavia, i dati nudi e crudi riflettono solo una parte della triste realtà in India.

Gli esperti sospettano, infatti, che ci siano molte più infezioni non rilevate dai test e quindi neppure dalle statistiche ufficiali. I dati insomma sono sottostimati, e sia le morti (2'770 martedì) che i nuovi contagi rischiano di essere almeno il doppio di quelli riportati. Un'inchiesta delle rete televisiva NDTV ha rivelato, per esempio, che la settimana scorsa almeno 1'150 decessi non sono stati inclusi nel conteggio ufficiale della capitale.

Gli ospedali respingono centinaia di pazienti al giorno

Nel frattempo, nelle grandi città, il fatto che la pandemia sia ormai fuori controllo appare ogni giorno più evidente. «I pazienti stanno morendo davanti ai miei occhi», ha dichiarato al Catholic News Service padre P. A. George, direttore dell'Holy Family Hospital di Nuova Delhi. «È orribile, un disastro oltre ogni immaginazione».

Il sistema sanitario indiano è sempre stato considerato debole e durante questa pandemia ha raggiunto i suoi limiti. Non ci sono abbastanza letti di terapia intensiva per tutti i pazienti malati di Covid e c'è anche una carenza di ossigeno e di ventilatori. Secondo il direttore di un ospedale nello Stato di Gujarat, 600 pazienti devono essere allontanati ogni giorno.

Crematori a pieno regime, ma non basta

È emergenza anche nei crematori, dalla capitale Nuova Delhi, alle altre grandi città. Da giorni le strutture autorizzate non riescono più ad accogliere i cadaveri per lo svolgimento dei riti funebri secondo la tradizione induista. Manca ormai la legna per le pire, mentre i crematori elettrici funzionano a pieno ritmo 24 ore su 24.

Gli operatori dei più grandi crematori della capitale stanno aggiungendo nuove piattaforme, ma i famigliari delle vittime pubblicano sui social le immagini strazianti delle pire «fai-da-te», che nella notte bruciano illegalmente lungo le rive del già inquinato fiume Yamuna. «Siamo al collasso», hanno fatto sapere anche gli addetti dei Ghat di Varanasi, la città sulle rive del Gange dove tradizionalmente si svolgono le cremazioni.

Non resta un metro di terra libero neppure nei cimiteri musulmani e cristiani della capitale, che spesso sono affiancati gli uni agli altri: «È la prima volta che accade da quando questo cimitero esiste», ha detto il responsabile dello storico Jadid Qabristan Ahle Islam, il famoso cimitero musulmano di Nuova Delhi sovrastato dalla metropolitana. «I parenti ci supplicano di seppellire i loro defunti, ma non abbiamo proprio più spazio».

Doppia mutazione pericolosa?

Di conseguenza, anche il numero di morti sta aumentando in modo drammatico. Nelle ultime settimane, più di 2’000 persone al giorno sono decedute per un'infezione da Covid-19; in un solo mese, questo numero potrebbe più che raddoppiare, ha avvertito l'epidemiologo Bhramar Mukherjee in un'intervista alla prestigiosa rivista «The Atlantic».

Eppure qualche settimana fa sembrava che l'India avesse superato la crisi relativamente indenne. Il numero di infezioni è stato relativamente basso, e poiché la popolazione indiana è giovane, meno persone sono morte a causa del virus che altrove.

Ma sembra che proprio tale risvolto sia stato la rovina del Paese. I numeri bassi infatti hanno portato a una diffusa mancanza di preoccupazione, che ora si sta prendendo la sua rivincita. Centinaia di migliaia di persone si sono riunite in occasione di grandi eventi, come feste religiose e campagne elettorali diventando così facili prede per il virus.

Inoltre, una nuova variante del virus con una doppia mutazione si sta diffondendo in India da qualche tempo. Doppia poiché presenta mutazioni multiple, una delle quali potrebbe aiutare il virus a sfuggire al sistema immunitario del corpo umano, mentre l'altra potrebbe renderlo più contagioso. Almeno, questo è quello che suggeriscono gli studi iniziali.

Miscela pericolosa

Sommato alla negligenza degli ultimi mesi, questo ha creato un mix pericoloso in India - che sta causando preoccupazione anche al di fuori del paese. Secondo l'UFSP, il doppio mutante B.1.617 è stato rilevato per la prima volta in Svizzera la settimana scorsa, in un passeggero che era entrato nel paese attraverso un aeroporto di transito. Infezioni con B.1.617 sono state segnalate anche in altri paesi, compresi gli Stati Uniti.

E c'è qualcos'altro che preoccupa i politici e gli scienziati di tutto il mondo: la nuova ondata di Covid in India ha fatto sì che la domanda di vaccini nel paese aumentasse rapidamente. Attualmente, l'India inietta circa tre milioni di dosi ogni giorno - troppo poche, dicono gli esperti, per immunizzare la popolazione. Ecco perché il paese, di fatto la «farmacia del mondo», ha fatto ricorso all'importazione di vaccini.

Il paese asiatico produce circa il 60% dei vaccini del mondo e dovrebbe quindi produrre anche i vaccini anti-Covid per l'esportazione, ad esempio per l'iniziativa Covax, che si è prefissa il compito di fornire vaccini ai paesi più poveri. Un compito che il Serum Institute di Pune, per esempio, che produce il vaccino di AstraZeneca, non è attualmente in grado di svolgere a causa dell'elevata domanda interna.

Cosa farà la Svizzera?

Nel frattempo, diversi paesi hanno promesso aiuti all'India. In risposta a una domanda di «blue News», un portavoce del Dipartimento degli Affari Esteri (DFAE) ha spiegato che la Svizzera sta «attualmente chiarendo in quale forma e in quale misura un'offerta di aiuto potrebbe essere resa disponibile».

Il DFAE è «molto preoccupato per il peso che i nuovi livelli massimi di infezione rappresentano per il sistema sanitario indiano» ed è in contatto con le autorità locali.

Nel frattempo ieri sera il ministro degli Esteri Ignazio Cassis al programma 10 vor 10 della Televisione della Svizzera tedesca ha dichiarato: «Siamo pronti a fornire aiuti umanitari, in particolare ossigeno, ventilatori e attrezzature protettive». 

Altri paesi sono già un passo avanti: il governo tedesco ha annunciato la sua intenzione di sostenere il paese con ossigeno e medicine, mentre gli Stati Uniti prevedono di fornire respiratori e attrezzature protettive, tra le altre cose.