Guerra in Medio Oriente Khamenei chiede l'esecuzione di Netanyahu: «Il mandato d'arresto non basta»

SDA

25.11.2024 - 09:08

La Guida suprema della Repubblica islamica Ali Khamenei
La Guida suprema della Repubblica islamica Ali Khamenei
Keystone

La Guida suprema dell'Iran, Ali Khamenei, ha chiesto l'esecuzione del premier israeliano Benjamin Netanyahu durante un incontro con i membri delle forze militari volontarie Basij, affiliate alle Guardie rivoluzionarie.

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«Il recente mandato di arresto emesso dalla Corte penale internazionale contro il premier israeliano Benjamin Netanyahu e l'ex ministro della Difesa non è sufficiente. Netanyahu e le autorità israeliane dovrebbero essere giustiziati per crimini di guerra», ha precisato Khamenei.

Dal canto suo, Ali Larijani, consigliere della Guida suprema della Repubblica islamica, ha dichiarato che «i funzionari militari e del governo iraniani stanno preparando misure per dare una risposta adeguata all'attacco israeliano del 26 ottobre contro l'Iran».

Larijani ha aggiunto che la questione necessita di attente considerazioni e segretezza in quanto è correlata alla sicurezza nazionale dell'Iran. Riferendosi alla sua recente visita in Siria e Libano, Larijani ha detto a Tasnim che durante la sua permanenza ha trasmesso il messaggio di Khamenei alle autorità siriane e libanesi.

Possibili colloqui diretti tra Iran e Stati Uniti?

Larijani ha anche parlato dei possibili colloqui diretti tra Iran e Stati Uniti, affermando che sarà Teheran a scegliere il momento per i negoziati, che dipendono dagli interessi nazionali del Paese.

«Siamo pronti a tenere colloqui sul nucleare con il prossimo governo degli Stati Uniti per raggiungere un nuovo accordo», ha aggiunto il funzionario.

Larijani ha anche affermato che l'Iran ha stabilito nuove condizioni per i colloqui sul nucleare, che includono un risarcimento da parte degli Stati Uniti all'Iran per il ritiro di Washington dall'accordo nel 2018, il riconoscimento delle attività di arricchimento dell'Iran fino a un livello di purezza del 60% e la fine delle decisioni «unilaterali» contro il programma atomico iraniano.