IranTeheran prende di mira celebrità e giornalisti
SDA
29.9.2022 - 20:06
Le autorità iraniane hanno intensificato giovedì la pressione su celebrità e giornalisti in seguito all'ondata di proteste che hanno attraversato il paese dopo la morte di Mahsa Amini, la 22enne curda deceduta tre giorni dopo l'arresto da parte della polizia morale per non aver indossato correttamente il velo islamico.
29.09.2022, 20:06
29.09.2022, 20:21
SDA
Cineasti, atleti, musicisti e attori hanno sostenuto le proteste, tra cui la nazionale di calcio, i cui giocatori si sono coperti la maglia con un giubbotto nero durante l'inno prima di una partita a Vienna contro il Senegal.
«Ci facciamo prendere in giro dalle celebrità che hanno soffiato sulla brace» delle «rivolte», ha affermato il governatore della provincia di Teheran, Mohsen Mansouri, citato dall'agenzia di stampa Isna.
Anche il capo della giustizia iraniana Gholamhossein Mohseni Ejei si è scagliato contro le celebrità: «coloro che sono diventati famosi grazie al supporto del sistema, durante i giorni difficili, si sono uniti al nemico invece di stare con il popolo – ha affermato -. Tutti devono sapere che devono risarcire i danni materiali e spirituali causati alle persone e al paese».
Arrestato un altro giornalista
Giovedì un giornalista che aveva seguito il funerale di Mahsa Amini è stato arrestato. È l'ennesimo reporter per cui sono scattate le manette dopo Nilufar Hamedi, del quotidiano «Shargh», che si era recato all'ospedale dove Mahsa Amini era in coma e aveva contribuito a far conoscere il caso della donna.
Secondo l'agenzia di stampa iraniana Fars, «circa 60» persone sono state uccise dall'inizio delle manifestazioni il 16 settembre, mentre l'organizzazione non governativa Iran Human Rights, con sede a Oslo, ha riportato un bilancio di almeno 76 morti.