Repressione Iran, mille manifestanti a processo nella sola Teheran

SDA

1.11.2022 - 05:00

Dopo le proteste la repressione: nella foto un quotidiano iraniano con un'immagine delle due giornaliste che per prime hanno riferito della morte di Mahsa Amini e il titolo che chiede di "Mettere al bando il giornalismo". (foto del 30 ottobre 2022)
Dopo le proteste la repressione: nella foto un quotidiano iraniano con un'immagine delle due giornaliste che per prime hanno riferito della morte di Mahsa Amini e il titolo che chiede di "Mettere al bando il giornalismo". (foto del 30 ottobre 2022)
Keystone

Processi in pubblico per punire le «azioni sovversive» dei manifestanti. Saranno mille nella sola capitale Teheran le persone che andranno alla sbarra per avere partecipato alle proteste che da oltre un mese scuotono l'Iran.

Esplose dopo la morte di Mahsa Amini – la 22enne messa in custodia perché non portava il velo in modo corretto – le dimostrazioni non si sono mai fermate e la magistratura iraniana ha fatto sapere che inizierà nei prossimi giorni a giudicare mille persone tra quelle imprigionate nella capitale durante le manifestazioni.

Tra gli arrestati a Teheran, c'è anche l'italiana Alessia Piperno, che si trovava nel Paese quando sono iniziate le manifestazioni e aveva espresso sostegno ai dimostranti sui social media.

Rischiano anche pena di morte

In altre parti del Paese sono intanto già a processo centinaia di manifestanti e tra loro alcuni potrebbero ricevere la pena di morte se giudicati colpevoli dei reati di cui sono stati accusati.

«Coloro che intendono scontrarsi con il regime e sovvertirlo sono dipendenti dagli stranieri e saranno puniti in linea con la legge», ha avvertito il capo dei giudici iraniani Gholam-Hossein Mohseni Ejei, alludendo al fatto che alcuni degli imputati potrebbero essere condannati con l'accusa di avere collaborato con governi stranieri.

Nel frattempo, si allarga sempre di più la distanza tra la Repubblica islamica e i Paesi occidentali che hanno criticato la dura repressione del regime degli ayatollah, anche imponendo sanzioni. Per Teheran, Europa, Canada e Stati Uniti hanno interferito con gli affari interni dell'Iran e agito in modo provocatorio causando le proteste.

Teheran contro Europa e USA

«Se gli europei premono il grilletto delle nuove sanzioni, prenderemo contromisure utilizzando tutti i mezzi a nostra disposizione e in questo modo saranno loro i principali perdenti», ha tuonato il portavoce del ministero degli Esteri Nasser Kanani, avvertendo Unione Europea e Germania rispetto alle sanzioni annunciate contro le Guardie della rivoluzione.

Per Teheran si tratterebbe di «misure illegali e irresponsabili», ha detto il funzionario, invitando i Paesi europei a «non legare i loro interessi a quelli degli Usa e a non fare la scommessa sbagliata riguardo agli attuali sviluppi in Iran».

Ma nonostante gli ammonimenti del governo e l'avvio dei processi, le proteste sono continuate anche oggi, soprattutto in vari atenei della capitale Teheran ma anche nella facoltà di Medicina a Tabriz, nel nord del Paese. Secondo i dati di Hrana, l'agenzia degli attivisti dei diritti umani iraniani, da quando le proteste sono iniziate, 284 persone hanno perso la vita, di cui 45 minori e 36 membri delle forze di sicurezza, mentre gli arrestati sono in tutto oltre 14mila.

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