Iran Il gruppo di religiosi di Qom chiede più esecuzioni e amputazioni

SDA

25.12.2022 - 09:14

In Iran le proteste proseguono da 100 giorni. (foto d'archivio)
In Iran le proteste proseguono da 100 giorni. (foto d'archivio)
Keystone

Un influente gruppo clericale intransigente in Iran oltre alle esecuzioni ha chiesto di punire i manifestanti tagliando loro le dita delle mani e dei piedi.

Lo riporta il portale Iran International, precisando che l'Associazione degli insegnanti di Qom ha esortato le autorità a proseguire con le esecuzioni capitali, ma a utilizzare anche la punizione dell'amputazione per dissuadere chiunque intenda unirsi alle proteste scatenate dopo la morte a metà settembre di Mahsa Amini, la 22enne curdo-iraniana deceduta dopo l'arresto della polizia morale per non aver indossato correttamente il velo.

L'associazione (Jame'e Moddaresin-e Howzeh Elmiye-ye Qom) ha suggerito che chiunque «istighi alla paura nella società» – presumibilmente partecipando a proteste antigovernative – è un belligerante (mohareb) che nelle leggi iraniane basate sulla Sharia è punibile con la morte, la crocifissione, la recisione degli arti e/o l'esilio.

In piazza per il centesimo giorno di proteste

Nel frattempo migliaia di iraniani sono scesi in piazza ieri sera per celebrare il centesimo giorno di proteste a livello nazionale, chiedendo ancora una volta la caduta della teocrazia al potere.

'Stupro in prigione: è menzionato nel Corano?', era uno degli slogan gridati dai manifestanti in strada in diverse città come Teheran, Karaj, Bandar Abbas, Isfahan e Mashhad. Molte altre persone gridavano slogan dalle finestre dei loro appartamenti, tra cui «Lui (il leader Ali Khamenei) si definisce il leader dei musulmani del mondo; ma è servitore della Russia e della Cina».

In un diverse università gli studenti hanno organizzato raduni e protestato contro l'espulsione di alcuni compagni dall'università e dai dormitori per la loro partecipazione alle proteste. Nella Noushirvan University di Babol, gli studenti hanno condannato l'incendio nella Città del Libro della città dopo che le autorità avevano impedito ad alcuni manifestanti di rifugiarsi lì. La polizia ha anche chiuso il grande centro commerciale e di intrattenimento di Mehr-o-Mah, con 700 dipendenti e situato vicino a Qom, per aver permesso alle donne senza velo di visitare i negozi.