Oltre 1,7 milioni di visualizzazioni Arrestata e liberata la cantante iraniana che si è esibita senza velo su YouTube

SDA

15.12.2024 - 18:33

La giovane cantante e musicista iraniana Parastoo Ahmadi.
La giovane cantante e musicista iraniana Parastoo Ahmadi.
Screenshot YouTube

Il «concerto immaginario» su YouTube della giovane cantante e musicista iraniana Parastoo Ahmadi, che ha sfidato l'obbligo dell'hijab e il divieto, imposto alle donne, di cantare in pubblico, ha fatto scorrere nuova linfa nelle vene delle donne iraniane, che continuano instancabilmente e coraggiosamente a lottare contro le severe leggi imposte loro dopo la Rivoluzione islamica del 1979.

Keystone-SDA

Nel corso del suo concerto dal vivo, senza pubblico, Parastoo ha interpretato alcune famose canzoni iraniane, tra cui «Il tulipano è cresciuto dal sangue dei giovani», un brano che inneggia alla libertà, invitando gli spettatori a «immaginare questa bellissima patria, qui voglio cantare per le persone che amo. È un diritto che non posso ignorare: cantare per la terra che amo profondamente».

Nonostante il divieto di accesso al canale YouTube in Iran, il video, ad oggi, ha ricevuto 1,7 milioni di visualizzazioni e decine di migliaia di commenti.

«La tua coraggiosa iniziativa ha dato un nuovo impulso alla lotta delle donne», scrive una ragazza. «Bisognerebbe vivere in Iran per capire il livello di coraggio che hai dimostrato. Il coraggio rinasce dalle donne», si legge in un altro commento.

Il sostegno delle celebrità iraniane

Anche moltissime celebrità iraniane hanno dimostrato il loro sostegno a Parastoo, tra cui la cantante Mojgan Shajarian, la cantante e attrice Hana Kamkar e l'attrice Katayoun Riyahi, che è stata la prima artista ad essere condannata per aver postato la sua immagine a capo scoperto a sostegno della rivolta del 2022 di «donne, vita, libertà», scatenata dalla morte di Mahsa Amini, sotto custodia della polizia per non aver indossato in modo corretto l'hijab islamico.

«Canta! Così la città sarà piena di canti femminili», ha scritto il regista ed ex prigioniero politico Mostafa Al-Ahmad sui social media.

La giovane cantante, che ieri era stata arrestata, oggi è stata rilasciata in attesa del processo. Con lei erano stati fermati i due musicisti che la accompagnavano nel concerto: il pianista Ehsan Beiraghdar e il chitarrista Soheil Faghih Nasiri. Sono stati minacciati dalla magistratura di un «necessario confronto» per aver «agito contro le norme islamiche e i valori sociali».

Le proteste hanno avuto qualche effetto?

Nata il 21 marzo 1997 nella città settentrionale iraniana di Noshahr e con una formazione in regia cinematografica, Parastoo ha usato la sua piattaforma per difendere i diritti delle donne in Iran.

Nell'ottobre 2023 è stata perseguita per aver pubblicato la canzone «Aria di libertà», scritta nel giugno dello stesso anno, e per aver cantato «Il tulipano è cresciuto dal sangue dei giovani» durante le proteste del 2022.

Il malessere espresso da tante iraniane e le manifestazioni di protesta stanno forse ottenendo qualche risultato. Il Parlamento di Teheran avrebbe infatti dovuto ufficializzare una nuova, dura legge sull'hijab il 13 dicembre scorso. Cosa che invece non è avvenuta in seguito alla pausa di riflessione chiesta dal segretariato del Consiglio supremo di sicurezza nazionale (Snsc).

L'iniziativa, a quanto si è appreso, sarebbe stata presa per avere il tempo di preparare un emendamento che chiarisca alcune ambiguità della norma che potrebbero creare tensioni sociali. Anche il segretario dell'Snsc, Ali Akbar Ahmadian, ha detto di temere che la nuova legislazione possa provocare inutili conflitti nel Paese.

La nuova legge prevede anche la pena di morte

La nuova legge, aspramente criticata anche da attivisti, avvocati e celebrità, prevede pene severe – pesanti multe, carcere e sequestro dei beni – per le donne non velate o che non osservano completamente l'uso dell'hijab.

Inoltre, «il tribunale potrà considerare il crimine delle donne che incoraggiano il non rispetto della legge sul velo in coordinamento con gli Stati stranieri come «corruzione sulla terra», un reato per il quale si è può essere condannati alla pena di morte.