Stati Uniti Assalto a Capitol Hill: il capo dei Proud Boys condannato a 22 anni, Trump trema

SDA

6.9.2023 - 19:04

Il leader dei Proud Boys, Enrique Tarrio, parla a una manifestazione al Delta Park il 26 settembre 2020, a Portland in Oregon.
Il leader dei Proud Boys, Enrique Tarrio, parla a una manifestazione al Delta Park il 26 settembre 2020, a Portland in Oregon.
KEYSTONE/AP Photo/Allison Dinner

In attesa che Donald Trump sia processato per il suo ruolo nell'assalto a Capitol Hill, la mente dietro una delle giornate più nere per gli Stati Uniti è stata condannata a 22 anni di carcere.

«Quel giorno è stata attaccata la democrazia americana stessa e Enrique Tarrio è stato il leader assoluto dietro quell'assalto», ha dichiarato il giudice Timothy Kelly leggendo la sentenza contro il capo del gruppo estremista Proud Boys, la più dura sinora per la rivolta del 6 gennaio.

Nato a Miami nel 1984, Tarrio non ha partecipato di persona all'attacco perché è stato arrestato due giorni prima, non appena ha messo piede a Washington con due caricatori per fucili ad alta capacità, ma il suo ruolo nell'animare la furia dei sostenitori di Trump è stato centrale.

«La cospirazione sediziosa è un reato molto grave», ha detto il giudice distrettuale. Prima era intervenuto lo stesso capo dei Proud Boys ammettendo di aver agito per «tracotanza» e dichiarandosi pentito delle sue azioni.

«Mi vergono – Non sono un fanatico»

«Mi vergogno e dovrò vivere con questa vergogna per il resto della mia vita. Non sono un fanatico. Fare danni o cambiare il risultato del voto non erano i miei obiettivi», ha confessato quasi in lacrime riconoscendo perfino che le elezioni del 2020 sono state vinte da Joe Biden. «Quello che è accaduto il 6 gennaio è un imbarazzo nazionale, penso che sia stato inaccettabile», ha detto ancora l'ex «ragazzo fiero».

Sempre più isolato nell'ambito dell'inchiesta sull'assalto, il tycoon continua però nella sua strategia d'attacco contro la giustizia. «Lo squilibrato Jack Smith ha manomesso, cancellato e distrutto documenti, immagini, nastri altamente riservati e classificati. Perché? Perché queste prove smentiscono il suo caso!», ha tuonato l'ex presidente in un post sul suo social media Truth.

Il procuratore speciale non è rimasto a guardare e a stretto giro ha presentato una diffida in tribunale contro i suoi «commenti quotidiani» che «rischiano di influenzare la giuria». Non è la prima volta che Smith cerca di contenere l'aggressiva esuberanza di Trump ma finora non è riuscito ad ottenere un richiamo formale dal giudice e il tycoon ha continuato a dilagare suo social e nei comizi.

Navarro «ha ignorato il suo mandato di comparizione»

Intanto, un altro sodale dell'ex presidente, Peter Navarro, è alla sbarra per non aver rivelato alla commissione della Camera che indagava sull'attacco a Capitol Hill le informazioni in suo possesso su quella giornata funesta.

«Ha ignorato il suo mandato di comparizione», ha detto il pubblico ministero John Crabb nella sua dichiarazione di apertura. «Si è comportato come se fosse al di sopra della legge, ma non lo è». L'ex funzionario della Casa Bianca è accusato di oltraggio al Congresso come l'ex braccio destro di Trump, Steve Bannon, che per questo è stato condannato a quattro anni di carcere.

Nel frattempo, per la prima volta la Casa Bianca si è esposta sui procedimenti in corso per bocca della vice presidente Kamala Harris. «Ho trascorso la maggior parte della mia carriera da pubblico ministero e ritengo che queste persone vadano ritenute responsabili. Quando si infrange la legge bisogna risponderne», ha dichiarato la numero due di Biden in un'intervista all'Associated Press precisando che questo riguarda anche l'ex presidente. «Tutti hanno il diritto ad un processo, ma tutti devono rispondere delle proprie azioni».

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