È crisi aperta? Germania: terremoto a Berlino, Scholz licenzia Lindner

SDA

6.11.2024 - 21:45

Colpo di scena a Berlino: Olaf Scholz licenzia il ministro delle Finanze Christian Lindner. È la risposta del cancelliere alla richiesta di andare al voto anticipato, avanzata dall'alleato ribelle a meno di due ore dall'inizio di un vertice di coalizione che avrebbe dovuto ricomporre la crisi di governo avviata dai liberali.

Christian Lindner, nella foto del 15 dicembre 2017 a Berlino.
Christian Lindner, nella foto del 15 dicembre 2017 a Berlino.
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Il cancelliere tedesco Olaf Sholz (Spd) ha licenziato il ministro delle finanze Christian Linder (Fdp). Lo ha annunciato stasera il portavoce del governo Steffen Hebestreit all'Agenzia di stampa tedesca DPA.

I motivi spiegati da Scholz

Scholz ha motivato la decisione di licenziare Christian Lindner con la necessità di «evitare danni al Paese». «Troppe volte ha tradito la mia fiducia», ha affermato.

«Troppo spesso il ministro federale Lindner ha bloccato le leggi in modo irrilevante», ha detto Scholz in un durissimo commento sul suo ormai ex alleato. «Troppo spesso si è impegnato in meschine tattiche di partito. Troppo spesso ha tradito la mia fiducia».

Scholz ha ripetuto: «non c'è alcuna base di fiducia per un'ulteriore cooperazione». «Un serio lavoro di governo non è possibile in questo modo». Il Paese non può essere sottoposto «a questo tipo di comportamento».

Il cancelliere tedesco intende ora chiedere la fiducia in Parlamento a metà gennaio. Lo ha spiegato in un incontro con i media in cancelleria.«Alla luce delle sfide che abbiamo di fronte c'è bisogno di un maggior margine finanziario», ha aggiunto Scholz a Berlino.

Proposta di voto anticipato a gennaio

Era stata la Bild a rendere noto che il leader liberale si fosse spinto rapidamente a chiedere agli alleati di governo Scholz (Spd) e Robert Habeck (Verdi) il voto anticipato all'inizio del 2025.

Il gruppo parlamentare dei liberali aveva dato appoggio a Lindner per trattare con gli alleati Spd e Verdi affinché tutta una serie di proposte concrete di riforme per combattere la crisi fossero implementate. Senza un accordo su questo si sarebbe arrivati alla fine della coalizione.

I diversi incontri di questi giorni per risolvere la crisi del governo tedesco hanno mostrato che fra Spd, Verdi e liberali non ci sono abbastanza punti in comune per arrivare alla svolta economica chiesta a gran voce dal ministro delle finanze, scriveva il tabloid.

Mossa troppo azzardata di Linder?

Lindner è l'enfant terrible – è il caso di ricordare – che fece saltare le trattative della coalizione «giamaica» (con Verdi e Cdu) nell'era Merkel.

E che da settimane ha inasprito i toni con i colleghi di governo a causa delle durissime sconfitte elettorali nei Laender dell'est e dei sondaggi federali che danno l'Fdp al 4% e dunque fuori dal parlamento alle prossime elezioni.

La mossa di Lindner era quanto meno temeraria. Ancor di più nella Berlino stordita dal successo di Donald Trump, che rappresenta per la Germania una nuova enorme sfida.

L'influenza dell'elezione di Trump

I socialdemocratici e i verdi sono infatti dell'idea che il cambio radicale a Washington imponga ai tre partiti arrivati ai ferri corti di restare in sella, per dotare i tedeschi di un bilancio e difendersi dalle conseguenze (che saranno anche economiche) delle elezioni americane.

I liberali propendevano invece per la linea contraria: proprio il voto degli Usa impone ai tedeschi di cambiare rotta subito, reagendo alla crisi con una stretta sui conti.

La crisi però matura da mesi, e il vertice decisivo, in corso dalle 18 in cancelleria, era annunciato.

Fin dalle prime battute era trapelato che il leader dei liberali pensava di lasciare il governo senza un accordo sul suo pacchetto per la «Svolta economica», mentre i ministri della Giustizia e dei Trasporti, pure in quota Fdp, erano contrari e avrebbero spinto per restare.

Ma il ministro ha avuto il sostegno del gruppo parlamentare al negoziato di stasera, clamorosamente fallito.

Incontri infruttuosi

A Berlino si respira da giorni una grande incertezza: Scholz, Habeck e Lindner si sono incontrati già tre volte in tre giorni, per discutere della crisi.

Il cancelliere e il ministro delle finanze ribelle si sono visti già domenica sera, con una bilaterale. Ed è già intervenuto anche il presidente della Repubblica, Frank Walter Steinmeier, che tiene i contatti col Kanzler e ha ricevuto il capo dell'opposizione Friedrich Merz (della Cdu), probabile prossimo cancelliere.

Il nodo sul buco del bilancio tedesco ancora da saldare vede fronti contrapposti sulle soluzioni da settimane: Scholz ha tenuto un vertice con l'industria, escludendo i due sodali, Habeck ha proposto un fondo di investimenti, e Lindner voleva tagliare le spese sulle politiche del clima, sul reddito di cittadinanza e i sussidi all'Est, e ridurre le tasse sulle società.

Si va avanti con un Governo di minoranza?

Un compromesso sembrava a tutti impossibile, anche perché i socialdemocratici avevano già respinto con decisione il documento del ministro, ritenuto un vero e proprio punto di rottura.

I «rumors» si sono rincorsi per tutta la giornata. Fino al licenziamento eclatante. Settimane fa una fonte autorevole dell'Spd aveva chiarito che i socialdemocratici avrebbero fatto capire chi detta la linea nella coalizione del Kanzler senza escludere una cacciata dei liberali.

È quello che è accaduto. Spd e Verdi potrebbero decidere di andare avanti con un governo di minoranza.

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