Guerra in Medio Oriente Negoziati tra Hamas e Israele appesi a un filo. Gli USA: «È ora di chiudere»

SDA

3.9.2024 - 21:28

Il portavoce del Dipartimento di Stato degli Usa Matthew Miller ha affermato che gli Stati Uniti continueranno a premere per un'intesa tra Israele e Hamas. (Immagine d'archivio di luglio)
Il portavoce del Dipartimento di Stato degli Usa Matthew Miller ha affermato che gli Stati Uniti continueranno a premere per un'intesa tra Israele e Hamas. (Immagine d'archivio di luglio)
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Il primo ministro israeliano Benyamin «Netanyahu tiene in vita la sua coalizione di governo e lascia morire gli ostaggi»: è l'accusa gravissima delle famiglie dei rapiti scesi nuovamente in piazza con migliaia di cittadini il giorno dopo la conferenza stampa del premier che ha fatto crollare le speranze di riportare a casa gli ostaggi ancora in vita.

A cominciare dall'affermazione secondo cui le truppe dello Stato ebraico non si ritireranno dal Corridoio Filadelfia, zona cuscinetto al confine tra Gaza e l'Egitto, diventato il nodo su cui si sono fermati i colloqui per l'accordo sul cessate il fuoco nella Striscia e la liberazione degli ostaggi. Quella che il movimento islamista Hamas, al potere a Gaza, indica come la linea rossa dei negoziati.

Un fronte su cui continua la pressione dell'amministrazione degli Usa, contraria a una presenza di Israele a Gaza sul lungo termine. Per Washington è ora di finalizzare l'accordo e per questo in settimana potrebbe essere messa sul tavolo una proposta «prendere o lasciare» rivolta a Netanyahu e Hamas.

Tutto questo mentre l'esercito israeliano e l'Autorità nazionale palestinese sono in altissima allerta, evidentemente in base a informazioni dei servizi segreti, per il rischio di un «nuovo scenario 7 ottobre» in Cisgiordania, con attacchi terroristici di ampia portata a insediamenti di coloni, o un nuovo assalto all'interno di Israele.

Gli USA stanno «lavorando attivamente sui colloqui»

Questa sera il consigliere della Casa Bianca John Kirby ha risposto ai giornalisti affermando che gli Usa stanno «lavorando attivamente sui colloqui». «Siamo ancora in consultazioni costanti con Qatar, Egitto e Israele, e naturalmente Il Cairo (egitto) e Doha (Qatar) sono in contatto con Hamas. Faremo il possibile», ha dichiarato aggiungendo che il presidente Joe Biden è «personalmente coinvolto» in questi sforzi.

Alla domanda se un accordo sia possibile con Netanyahu al potere, Kirby si è detto sicuro che Biden non avrebbe impegnato il suo tempo nel fine settimana «se non ci credesse». E ha spiegato che «le esecuzioni» dei sei giovani ostaggi israeliani da parte di Hamas «sottolineano quanto sia importante mantenere viva la speranza e andare avanti».

«Mentirei se dicessi che il lavoro che stiamo facendo non sarà influenzato dalla nostra indignazione per ciò che ha fatto Hamas», ha detto con forza.

Questione su cui l'Onu ha chiesto un'indagine indipendente: «Siamo inorriditi dalle notizie secondo cui gruppi armati palestinesi hanno giustiziato sommariamente ostaggi israeliani, il che costituirebbe un crimine di guerra», ha detto l'alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani Volker Turk.

«Alcuna determinazione che Israele abbia violato il diritto umanitario internazionale»

Intanto dagli Usa è arrivato anche un commento indiretto sulla decisione del Regno Unito di sospendere alcune spedizioni di armi allo Stato ebraico, che ha fatto infuriare Netanyahu. Kirby ha affermato che sulla conformità delle azioni di Israele «non c'è stata alcuna determinazione che abbia violato il diritto umanitario internazionale».

Mentre dal canto suo, il portavoce del dipartimento di Stato Matthew Miller è tornato a sottolineare che gli Usa sono «contrari a una presenza a lungo termine di Israele a Gaza».

Tuttavia, gli Stati Uniti, pur facendo pressioni eccezionali da settimane sul premier israeliano, sanno bene che quello a cui sta giocando il capo politico di Hamas Yahya Sinwar è un logoramento di nervi da manuale. Per spingere sempre più nell'angolo Israele, ottenere quanto più possibile dai negoziati, e continuare a uccidere ostaggi ebrei scaricando la colpa del fallimento dell'accordo esclusivamente su Gerusalemme.

Hamas è uscito allo scoperto

Ieri sera Hamas è uscito allo scoperto dopo che nei giorni scorsi, quando sono stati trovati i corpi dei sei giovani rapiti, aveva scaricato la responsabilità sui bombardamenti dell'esercito di Tel Aviv.

Abu Obeida, portavoce delle Brigate Ezzedine Al-Qassam, il braccio armato di Hamas, ha avvertito: gli ostaggi torneranno in Israele «dentro le bare» se la pressione militare continuerà, avvertendo che sono state date «nuove istruzioni» ai miliziani che sorvegliano i prigionieri nel caso in cui le truppe si avvicinino.

I colpi per Netanyahu arrivano dalla Striscia ma anche dall'interno. Dove oggi, tra l'altro il quotidiano Yedioth Ahronoth ha pubblicato il «documento di sangue», così definito da un alto funzionario della sicurezza israeliana: ossia la proposta trasmessa ai mediatori il 27 luglio da Israele con modifiche drammatiche rispetto al piano del 27 maggio approvato da Hamas.

«Il testo ha cambiato il quadro dei colloqui – ha detto la fonte – con il risultato che Hamas ha giustiziato sei ostaggi nella notte di giovedì».