Medio Oriente Gantz strappa con Netanyahu e chiede le elezioni anticipate

SDA

3.4.2024 - 22:00

Con una mossa a sorpresa Benny Gantz scompiglia il governo di guerra di Benyamin Netanyahu e invoca il voto anticipato in Israele per settembre. Lo strappo del leader centrista – e ministro del Gabinetto di guerra in cui è entrato mesi fa – si è consumato dopo le nuove manifestazioni di piazza contro l'esecutivo in nome di nuove elezioni.

Benny Gantz (immagine d'illustrazione).
Benny Gantz (immagine d'illustrazione).
KEYSTONE/AP Photo/Mark Schiefelbein

Anche mercoledì si sono ripetute alla Knesset con il duplice obiettivo di contestare Netanyahu e premere sul governo per un accordo che conduca al rilascio degli ostaggi ancora trattenuti a Gaza.

Difficile capire se la proposta di Gantz raccoglierà le adesioni necessarie per concretizzarsi in un ritorno alle urne ma in ogni caso segna una rottura del fronte interno israeliano mentre non si ferma la pressione internazionale per l'uccisione in un raid nella Striscia dei 7 operatori umanitari di World Central Kitchen.

Il presidente Usa Joe Biden è tornato ad esprimere «indignazione e condanna» per l'attacco e domani è in programma un telefonata tra il capo della Casa Bianca e Netanyahu di cui è facile intuire toni e contenuti.

«Dovremmo concordare una data per svolgere elezioni generali a settembre», ha annunciato Gantz, ex capo di stato maggiore attualmente in testa a tutti i sondaggi come possibile successore di Netanyahu. Il suo partito Unità nazionale è in predicato di diventare il primo come seggi nella prossima Knesset.

«Credo che la proposta che sto avanzando qui di andare ad una data elettorale concordata – ha spiegato in una conferenza stampa convocata di proposito – permetta che i combattimenti e gli sforzi nazionali continuino» ma che il Paese ritrovi l'unità.

Dura reazione di Netanyahu

A stretto giro è arrivata la risposta di Netanyahu. «Gantz – ha replicato il Likud, ovvero il partito del premier – deve smetterla di occuparsi di piccola politica. Il governo andrà avanti fino a che non raggiungerà tutti gli obiettivi della guerra».

Tiepido, ma per ragioni opposte a quelle del Likud, l'altro leader centrista, Yair Lapid, che non è entrato al governo. «Lo Stato di Israele – ha ammonito – non può aspettare altri sei mesi prima che il governo peggiore, più pericoloso e fallito della storia del Paese torni a casa».

Il fatto è che Israele – e Gantz nel suo intervento lo ha sottolineato – è sempre più isolato a livello internazionale. Biden si è detto «indignato e addolorato per la morte di sette operatori umanitari della Wck, tra cui un americano. Fornivano cibo ai civili affamati nel mezzo di una guerra. La loro morte è una tragedia». Poi ha attaccato Israele che «non ha fatto abbastanza per proteggere gli operatori umanitari» e «non ha fatto abbastanza neppure per proteggere i civili».

Quindi ha insistito sul fatto che l'indagine promessa da Israele «deve essere rapida, individuare le responsabilità e i suoi risultati devono essere resi pubblici». Ma gli Usa non sono i soli.

L'attacco ai volontari crea problemi

Dopo la Gran Bretagna, anche la Polonia – che piange una vittima tra i 7 uccisi a Gaza – ha convocato l'ambasciatore israeliano e il premier Donald Tusk ha avvertito che l'attacco ai volontari sta mettendo «alla prova» la solidarietà di Varsavia con lo Stato ebraico. Mentre il primo ministro spagnolo Pedro Sanchez ha definito la risposta fornita da Netanyahu al raid «insufficiente e inaccettabile».

«È stato un errore che non sarebbe dovuto accadere», si è limitato a dire anche oggi il capo di stato maggiore dell'Idf Herzi Halevi, dopo che già martedì l'esercito si era assunto la responsabilità di quello che lo stesso premier ha definito «un tragico incidente».

I morti continuano a salire

Al 180esimo giorno di guerra, i morti a Gaza per i raid israeliani – secondo dati di Hamas che non è possibile verificare in modo indipendente – sono arrivati ormai a 33mila con 75'577 feriti: nelle ultime 24 ore, sono stati 59 i palestinesi uccisi.

Mentre nelle trattative in corso al Cairo, il leader di Hamas Ismail Haniyeh ha ribadito che «senza il ritiro di Israele da Gaza» e «un cessate il fuoco permanente» non ci sarà nessuna intesa.

Richieste che il governo Netanyahu ha già seccamente respinto.

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