Francia Il nuovo Governo sembra ancora lontano: Le Pen e la Gauche contro l'ipotesi di Bertrand premier

SDA

4.9.2024 - 05:00

Marine Le Pen
Marine Le Pen

Dopo quasi 60 giorni di stallo, ancora niente fumata bianca per la formazione di un nuovo Governo in Francia. Vagliate le ipotesi del socialista Bernard Cazeneuve, poi del «tecnico» Thierry Beaudet, Emmanuel Macron ha studiato martedì l'opzione Xavier Bertrand. Oggi, mercoledì, se ne saprà infine di più?

Storico esponente della destra moderata (Les Républicains), Bertrand è pronto ad assumere l'incarico a Matignon, residenza ufficiale del primo ministro, suscitando l'immediata alzata di scudi dell'estrema destra lepenista e della sinistra più radicale.

Già a inizio agosto, mentre la Francia viveva sospesa nella parentesi incantata dei Giochi olimpici di Parigi, il repubblicano presidente della regione Hauts-de-France e più volte ministro durante le presidenze di Jacques Chirac e Nicolas Sarkozy, si era detto «pronto» per un'eventuale nomina come premier.

Opzione fortemente osteggiata sia dal Rassemblement National (RN, destra radicale) sia da La France Insoumise (LFI, sinistra radicale) di Jean-Luc Mélenchon.

Per il partito di Marine Le Pen, il RN, la nomina di Bertrand, «sarebbe una mancanza di rispetto verso milioni di francesi che si sono espressi alle urne nelle elezioni politiche anticipate del 30 giugno e del 7 luglio.

«Una scelta che censureremo'» con un voto di sfiducia, ha avvertito il partito dalla fiamma tricolore bleu-blanc-rouge, aprendo invece a un «Governo tecnico» volto all'instaurazione (entro un anno) di una quota proporzionale nel sistema maggioritario dell'Esagono.

Opposizione anche dalla sinistra: «Bertrand sarà bocciato»

Anche a sinistra, il portavoce del Partito comunista, Léon Deffontaines, ha detto che «Xavier Bertrand sarà bocciato» come primo ministro e la capofila degli «Insoumis», Mathilde Panot, ribadisce «la presentazione di una mozione di censura immediata» contro ogni governo che non sia rappresentativo del Nouveau Front Populaire (Nfp), il cartello della sinistra incarnato dalla candidata premier, Lucie Castets, bocciata a fine agosto da Macron.

Ma il coro dei no a Bertrand a Matignon si estende fino all'ala destra del Partito socialista.

«Non possiamo accettarlo», rincara il vicesegretario socialista, Nicolas Mayer-Rossignol, indebolendo ulteriormente l'ipotesi che Macron ha discusso martedì mattina ricevendo i leader della destra neogollista Gérard Larcher, Laurent Wauquiez e Bruno Retailleau all'Eliseo.

Macron «non intendere concedere nulla sul suo bilancio»

Fonti vicine al leader francese si limitano a dire che il presidente continua a «testare le ipotesi Xavier Bertrand e Bernard Cazeneuve», dopo averli ricevuti entrambi lunedì. «Il nodo del problema – commenta un ministro dimissionario – è che il presidente non intendere concedere nulla sul suo bilancio.

Apparentemente Bertrand non pone alcuna condizione se non quella di diventare primo ministro. Mentre Cazeneuve ha posto condizioni sulla riforma delle pensioni, cosa che il presidente non vede di buon occhio».

La fumata bianca sembra dunque allontanarsi

Dopo 58 giorni senza governo, la fumata bianca sembra dunque allontanarsi, almeno per l'immediato, ma il tempo stringe perché la manovra finanziaria 2025 va depositata in parlamento al più tardi il primo ottobre.

Senza contare che il ministero delle finanze ha appena annunciato una nuova deriva del deficit, stimato al 5,6% del prodotto interno lordo (Pil) per il 2024, in assenza di nuovi risparmi.

Dopo aver scartato, il 26 agosto, l'opzione di sinistra Castets, la candidata proposta dal Nfp, la scelta è sembrata orientarsi su Cazeneuve, il cui profilo ha il doppio vantaggio di dividere la sinistra e di non essere inviso alla destra moderata.

Ma anche in questo caso, il RN ritiene l'opzione Cazeneuve «impossibile». Per il partito di Le Pen, che nell'ultimo scrutinio si è piazzato primo ottenendo 11 milioni di voti, «l'ultimo primo ministro di François Hollande promuoverebbe infatti una politica di sinistra».

Il RN si dice invece pronto ad «accettare un governo tecnico, che si occuperebbe degli affari correnti» con un solo grande compito: «Introdurre (il sistema) proporzionale nelle elezioni politiche, per giungere a una maggioranza tra un anno», nel giugno 2025, prima data costituzionalmente possibile per procedere ad una nuova dissoluzione del parlamento e la convocazione di nuove elezioni per far uscire il paese dall'impasse politica.

Intanto, secondo fonti vicine a Macron, sembra allontanarsi la terza opzione, quella del «tecnico» Beaudet, attualmente presidente del Cese, il Consiglio economico, sociale ed ambientale, personalità ritenuta credibile e competente, ma senza esperienza politica.

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