Crisi politicaCorea del Sud: Yoon sopravvive all'impeachment ma «deve lasciare»
SDA
7.12.2024 - 21:21
Il presidente sudcoreano Yoon Suk-yeol sopravvive al procedimento di rinvio a giudizio (impeachment) grazie all'accordo dell'ultimo minuto con i conservatori del «suo» Partito del potere popolare, che ha boicottato il voto in parlamento.
07.12.2024, 21:21
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La spallata delle opposizioni non è riuscita malgrado l'ottimismo manifestato fino a sabato mattina, tra le proteste di massa e l'indignazione nazionale per la maldestra legge marziale dichiarata da Yoon martedì sera e revocata appena sei ore dopo, per il voto contrario unanime in parlamento dei 190 deputati presenti, tra cui 18 del Partito del potere popolare.
Invece, le opposizioni, che vantano 192 dei 300 seggi dell'assemblea nazionale, non sono riuscite a incassare gli otto voti dissidenti tra i 108 del partito al governo utili a raggiungere il quorum di 200.
Ne hanno presi solo tre, spingendo il presidente della Camera Woo Won-shik a ufficializzare il fallimento della mozione a dispetto dei pressanti appelli ai deputati del Partito del potere popolare a rientrare in aula perché «la Repubblica di Corea è una democrazia fatta di sangue e lacrime delle persone. Partecipate al voto, così che si protegga la democrazia».
Il leader del parlamento annuncia le dimissioni
Niente da fare. Il leader parlamentare del partito al governo Choo Kyung-ho, lo stratega dell'iniziativa, è finito però nel mirino e ha annunciato le dimissioni.
Han Dong-hoon, il capo del Partito del potere popolare, ha spiegato in tarda serata che ora l'obiettivo è favorire «un ritiro ordinato del presidente per ridurre al minimo il caos», dicendosi pronto a consultarsi con le opposizioni.
«Il presidente sarà effettivamente privato dei suoi doveri finché non si ritirerà, e il premier si occuperà degli affari di stato in consultazione con il partito», ha aggiunto.
Si cerca di guadagnare tempo
Ecco quindi il patto concordato: secondo gli osservatori, Yoon ha ceduto la direzione politica del paese al suo partito e accettato di dimettersi al momento che gli sarà indicato in cambio del blocco del procedimento di rinvio a giudizio.
Malgrado la maggior parte dei conservatori sudcoreani non abbia perdonato la mossa di Yoon sulla legge marziale, è ancora vivo il trauma dell'impeachment della ex presidente conservatrice Park Geun-hye nel 2017, che spianò la strada alla facile elezione di Moon Jae-in, in quota centrosinistra.
La speranza del Partito del potere popolare è di guadagnare tempo per prepararsi al meglio alle prossime presidenziali.
«Non accadrà più»
L'accordo Yoon-partito è stato anticipato questa mattina dall'ex procuratore capo nel messaggio televisivo rivolto a sorpresa alla nazione: due minuti corredati da inchini per scusarsi di «aver causato ansia pubblica» per la legge marziale che ha comportato ordini di divieto di attività politiche e la mobilitazione dell'esercito.
«Non accadrà più e non mi sottrarrò alla responsabilità legale e politica sulla legge marziale», motivata «dal senso di urgenza». Ha poi spiegato che lascerà «che sia il nostro partito a stabilizzare la situazione politica in futuro, incluso il mio mandato».
Saranno depositate altre mozioni?
Nel frattempo, dopo la sconfitta parlamentare, il leader del Partito democratico (di centro-sinistra) Lee Jae-myung ha assicurato che ci saranno «altre mozioni» per un procedimento di rinvio a giudizio.
E, rivolgendosi alla grande folla di manifestanti davanti al parlamento, Lee si è scusato per l'insuccesso, ma ha insistito che «non si arrenderà. Yoon è diventato il pericolo peggiore per la Repubblica di Corea.
Riporteremo il paese alla normalità entro Natale e fine anno e ve lo daremo come regalo di Natale e di fine anno».
Le tensioni sono appena all'inizio
A dispetto del freddo, decine di migliaia di persone sono scese a manifestare (150'000 per la polizia, più di un milione per i promotori) e a scandire slogan all'indirizzo di Yoon, chiedendone le dimissioni.
Come canzone di commiato, gli organizzatori hanno scelto «All I Want for Christmas» di Mariah Carey, invitando tutti a raccogliere la spazzatura.
«Non ci fermeremo finché Yoon non sarà punito», ha scandito uno degli organizzatori dal palco. «La gente non accetterà l'esistenza del Partito del potere popolare. Combatteremo finché Yoon non sarà sotto accusa. Carissimi, vi unirete alla lotta per rimuovere Yoon?», ha domandato.
Scontata la risposta: un «Sì!» all'unisono a squarciagola. Le tensioni sono appena all'inizio.