Regno Unito Brexit: la regina approva la sospensione del Parlamento

ATS / sam

28.8.2019 - 19:48

La regina Elisabetta II ha approvato la richiesta del governo britannico di sospendere le attività del Parlamento, con l'avvio tra il 9 settembre e il 12 settembre e fino al 14 ottobre. Lo riferisce la Press Association.

Il provvedimento potrebbe ostacolare gli sforzi dei parlamentari che puntano ad evitare una Brexit senza intesa tra Londra e l'Unione europea.

Una firma scontata

Sulla carta si tratta di un'iniziativa ordinaria dell'esecutivo. Iniziativa che la 93enne Elisabetta II, ligia da sempre alla forme e ai limiti d'una monarchia costituzionale, non ha potuto far altro che approvare di prassi sulla base del «suggerimento» (advice) ricevuto per telefono dal primo ministro.

E su cui ha apposto infine la sua scontata firma nel castello scozzese di Balmoral, malgrado gli appelli e le richieste d'incontri urgenti.

Corbyn: «Sospendere il Parlamento non è accettabile»

In precedenza, infatti, il leader laburista britannico Jeremy Corbyn aveva scritto alla regina per chiedere un incontro «urgente» e per «protestare nel modo più energico a nome del partito» per la decisione del governo di Boris Johnson di chiedere la sospensione del Parlamento e di fatto evitare un dibattito sulla Brexit.

«Sospendere il Parlamento non è accettabile», ha attaccato Corbyn, «il primo ministro sta facendo una specie un furto con scasso alla nostra democrazia per forzare una Brexit senza accordo. Di che cosa ha paura? Quando il Parlamento si riunirà - brevemente la prossima settimana, secondo il suo calendario - la prima cosa che faremo è cercare di presentare una legge per impedirgli di farlo. E, secondo, sfidarlo con una mozione di sfiducia, ad un certo punto».

Bercow: «Un oltraggio costituzionale»

Anche la leader liberaldemocratica Jo Swinson ha scritto alla sovrana e c'è stata anche una petizione popolare di protesta capace in poche ore di raccogliere centinaia di migliaia di firme sul web.

Dal canto suo, invece, lo speaker della Camera dei Comuni John Bercow, battitore libero conservatore inviso ai brexiteer del suo partito d'origine, ha denunciato in un proclamo senza precedenti la strategia di Downing Street come «un oltraggio costituzionale», mentre la first minister di Edimburgo, Nicola Sturgeon, leader di un'altra forza d'opposizione, gli indipendentisti scozzesi dell'Snp, ha bollato BoJo come un aspirante «dittatore in miniatura».

Manifestazione di protesta a Downing Street

Manifestanti contrari alla sospensione dell'attività del parlamento britannico si stanno riunendo nel Regno Unito in risposta alla decisione del primo ministro Boris Johnson. Le foto dei circuiti internazionali mostrano un assembramento di persone a Downing Street.

Un uomo, travestito da Boris Johnson, scava una tomba con la lapide «RIP Democrazia britannica»
Un uomo, travestito da Boris Johnson, scava una tomba con la lapide «RIP Democrazia britannica»
Stefan Rousseau/PA Wire

Tra queste, uno vestito da Boris Johnson che scava una tomba con la lapide «Democrazia britannica, riposa in pace». Altre manifestazioni improvvisate organizzate sui social media, riferisce la Bbc, si terranno in serata a Manchester ed Edimburgo.

Il premier respinge le accuse

In una lettera ai deputati, Johnson ha cercato viceversa di giustificare la sua scelta - che figure pubbliche anti Brexit quali l'ex premier John Major o l'imprenditrice Gina Miller intendono sfidare in tribunale - come legittima, prima del cosiddetto Queen's Speech, il discorso con cui tradizionalmente la sovrana apre il nuovo anno parlamentare leggendo il programma del governo in carica per i mesi successivi.

Un appuntamento spostato al 14 ottobre, con 5 settimane di buco necessarie nelle parole del successore di Theresa May a preparare i progetti legislativi «esaltanti» che il gabinetto si propone di varare in vista della Brexit su sanità, lotta al crimine o istruzione.

Il premier ha inoltre respinto come «totalmente falsa» l'accusa di Bercow e di altri di voler silenziare le Camere, sostenendo che queste avranno modo di tornare a dire la loro sul distacco da Bruxelles dopo il Consiglio Europeo del 17-18 ottobre.

E ha ribadito di mirare semmai a un nuovo accordo con l'Ue, pur insistendo sulla condizione (finora categoricamente respinta dai 27) di far sparire il backstop sul confine aperto irlandese.

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