MusicaOdd Beholder, fra omaggio e critica delle tradizioni
nipa, ats
12.11.2024 - 10:52
Ispirandosi ai «Tschäggättä», personaggi carnevaleschi della Lötschental (VS), la musicista Odd Beholder pubblica una serie di cortometraggi, fra omaggio e critica della tradizione. Il suo pop elettronico intende essere di conforto di fronte alla cultura del silenzio.
Keystone-SDA, nipa, ats
12.11.2024, 10:52
12.11.2024, 11:07
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«La mia musica è un po' come una terapia o un comodo pullover. Porta conforto. Mi dà la sicurezza necessaria per scrivere testi cupi o che abbordano temi pesanti», afferma Daniela Weinmann, alias Odd Beholder, in un'intervista a Keystone-ATS.
«In qualità di artista mi impegno contro la cultura del silenzio che prevale spesso in Svizzera. In questo Paese c'è un'atmosfera opprimente, bisogna conformarsi alle regole, sia in termini di comportamento che di abbigliamento, ecc.», constata Weinmann. Quello che appare fuori norma o «strano» è mal visto, come canta nel brano «Dogs like me», nell'album «Feel Better» (2023).
La canzone fa parte dei sei pezzi scelti per essere illustrati da un cortometraggio. La pubblicazione, iniziata il 25 ottobre sui social, durerà fino al 21 novembre, con un video a settimana. Il concetto dei video è stato elaborato da Lukasz Polowczyk mentre la regista Raya Al Souliman ha diretto i film.
Al centro di queste storie, un'adolescente che vive in una piccola città svizzera, straniera nel suo proprio ambiente familiare e sociale, e che si batte con la sua propria identità. Le immagini sono state girate a Briga, in Vallese. Un luogo fra tradizione e modernità, per Weinmann, che offre addirittura una sorta di «scontro» fra le due.
«Io stessa sono cresciuta in un agglomerato della regione di Zurigo, molto noioso, dove tutto è fatto per essere pratico ed è orientato al lavoro. Ma non c'è un sentimento di appartenenza a una comunità o riti che legano la gente», si rammarica.
Omaggio e critica
Alla fine di ogni video, appare un personaggio mascherato ispirato ad un Tschäggättä, questi «mostri» della Lötschental. Interessata sul piano intellettuale alle tradizioni viventi, la musicista residente in Argovia non vuole farne parte. «Ho una posizione di osservatrice».
«Durante il carnevale, ad esempio, le persone che indossano queste maschere non possono parlare. È un peccato, dovremmo poter ascoltare le maschere», dice, rendendo omaggio a una bella tradizione pur guardandola con occhio critico.
«Non si tratta necessariamente di spazi sicuri per tutti, dato il comportamento pesante di alcuni partecipanti e le quantità di alcol consumate».
Durante il carnevale, le persone sono autorizzate a comportarsi in modi «fuori dall'ordinario». Ma solo allora, dice Weinmann, criticando, ad esempio, la mancanza di accettazione delle persone transgender in Svizzera.
Le usanze e le tradizioni svizzere non hanno nulla a che vedere con ciò che ne è stato fatto da un partito come l'UDC, che ha confiscato questi concetti per piegarli alla sua visione conservatrice del mondo, aggiunge Weinmann.
Ecologia
Il fattore visivo permette di andare al di là della semplice musica pop e proporre un'opera d'arte completa. Ne è un esempio il suo recente singolo «Dahlia», una ballata «dream pop» malinconica sotto forma di manifesto di liberazione della sessualità femminile. È stata contattata dalle registe Agnès Tiberghien e Lumi Lausa per comporre la musica del cortometraggio. Una «svolta positiva» per un'artista che è cresciuta con i video musicali trasmessi da MTV negli anni '90.
Il lavoro di Weinmann non si ferma alla creazione. S'impegna nell'associazione «Music Declares Emergency», un gruppo di artisti e di organizzazioni che appellano a riconoscere l'impatto ambientale delle pratiche del settore musicale e ad impegnarsi di fronte all'urgenza climatica e ecologica.
Passata di recente anche dalla Svizzera italiana, dove a settembre si è esibita all'evento «Facciamo la corte» di Muzzano, Odd Beholder si prepara a partire in tournée in Germania e Austria. Autrice di una canzone in francese ("Rêve de toi», sogno di te), ci tiene per ora a cantare in inglese, lingua «che funge anche da maschera».