Una scoperta Nel cuore di questi giardini, 100'000 fiori vi osservano

Valérie Passello

11.7.2021

Il castello di Vullierens ha aperto le porte al pubblico due mesi fa. Gli iris sono sovrani nel cuore di questa tenuta di 100 ettari. Ma, nei suoi non meno di nove giardini a tema, in cui l’arte della Natura e quella umana si intrecciano armoniosamente, si coltivano molti altri fiori e piante. 

Valérie Passello

Un forte odore di cioccolato impregna l’aria. Due impiegati del castello si adoperano per ricoprire le aiuole di gusci di fave di cacao. Questi ultimi nutrono la terra affinché i massicci di rododendri non manchino di nulla.

In questa tenuta immersa nel cuore della campagna vodese le star incontrastate sono gli iris. Gli appassionati vengono da lontano per ammirarli, ma anche per acquistare le varietà che pianteranno in seguito nei loro giardini. Particolarità: alcune specie rifioriscono in autunno.

Ma nel corso dell’anno, altre bellissime piante sono giunte a Vullierens, i gigli, le rose, i narcisi, i lupini, i giacinti...ogni anno ci sono delle novità. Non meno di quattro giardinieri lavorano sul posto per mantenere, arricchire e abbellire questo scrigno verde. In totale, dodici persone lavorano nella tenuta, senza contare gli aiutanti occasionali.

Doreen Bovet, colei da cui tutto è iniziato

La direttrice Sophie Bertorelli si muove fra le aiuole, snocciolando graziosi nomi fioriti con facilità. Si capisce immediatamente che conosce il luogo come le sue tasche, dalla più piccola pianta alle più grandi sculture, passando per la storia del posto e della famiglia a capo della tenuta da più di 700 anni.

«Questo è il giardino principale, quello di Doreen, madre dell’attuale proprietario. Ogni giardino a tema ha la sua breve storia», sottolinea la direttrice. Il «giardino di Muni», per esempio, è stato battezzato così in memoria di un piccolo Yorkshire al quale il castellano era molto legato. Ai visitatori il compito di penetrare i segreti del «Reame di Re Lucertola», dei giardini di Daria e di Dorianne, di «L'ombra del coniglio», o ancora di «La foresta incantata».

Il castello di Vullierens in cifre

  • Circa 110'000 fiori
  • 398 varietà di iris
  • 24'000 rizomi di iris in fiore in maggio e giugno
  • 13'500 rizomi di gigli in fiore in giugno e luglio
  • 400 metri di viali cavalieri
  • 80 opere di scultori locali e internazionali
  • 40'000 bottiglie di vino provenienti da 6 ettari di vigne

Negli anni cinquanta, Doreen Bovet, di origine statunitense, pianta i suoi primi iris a Vullierens. Ne porta con sé dai suoi viaggi e si appassiona a questo fiore tanto sgargiante quanto delicato. «Nel giro di qualche anno, Doreen ha deciso di aprire i giardini al pubblico allo scopo di generare reddito per sostenere il patrimonio familiare. È così ancora oggi», prosegue Sophie Bertorelli.

Faccia a faccia con un leone

La nostra guida del giorno indica un lungo sentiero che si inoltra nei boschi: «Questo è il viale cavaliere, spiega. All’epoca collegava il castello di Vullierens a quello di St-Saphorin-sur-Morges, permettendo così ai castellani di farsi visita.» Oggi, il viale conduce i visitatori in un mondo incantato, un luogo «che piace particolarmente alle famiglie», prosegue la direttrice, anche perché ai bambini vengono proposte attività creative legate alla natura.

Qualche passo più avanti sulla ghiaia bianca del viale cavaliere, si verifica un incontro inaspettato: eccoci faccia a faccia con un leone! E altri esemplari lo seguono da lontano. Fortunatamente le bestie sono di bronzo. Quest'anno lo scultore italiano Davide Rivalta ha carta bianca nella tenuta: 23 animali più veri del vero sono sparsi ovunque.

Ad essi si affiancano altre opere, come le figure con la testa di gatto dall’aria molto tormentata, il letto di marmo un po' inquietante sistemato sotto la finestra del proprietario, o ancora la pila gigante di ciottoli argentati, dove presto si rifletteranno miriadi di rose.

Si passa così dall'arte sottile della natura, tra due petali, all'arte monumentale delle sculture. Senza trascurare l'arte della tavola, poiché «il vino proveniente dalla tenuta può essere degustato in terrazza, accompagnato da prodotti locali», precisa ancora Sophie Bertorelli, dopo un passaggio nella parte medievale dell'edificio, dove «un frigorifero d'epoca» ha attraversato il tempo fino a noi. In questo castello, l'arte di vivere si declina in tutte le sue forme.