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Arcipelago in pericolo La scomparsa delle Isole Salomone
Philipp Dahm
29.5.2019

«60 Minutes Australia», versione americana del programma d'informazione americana «60 Minutes», tocca il tema dei cambiamenti climatici nel maggio del 2019. O più precisamente dell'innalzamento del livello dei mari...
Immagine: Capture YouTube

... che sta sommergendo delle isole di un arcipelago del Pacifico.
Immagine: Capture YouTube

Nello spazio di due decenni, delle piccole isole come queste...
Immagine: Capture YouTube

... sono scomparse dalla superficie della Terra. Simon Albert, biologo australiano, osserva le conseguenze dei cambiamenti climatici nella regione da anni.
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Lo scienziato di 39 anni (a destra) racconta al reporter che qui aveva fatto un picnic con dei colleghi soltanto 18 mesi fa.
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Delle vecchie fotografie americane, come questa di Sogomou, permettono allo stesso modo di comprendere...
Immagine: Capture YouTube

... l'ampiezza della perdita di terre registrata ad oggi.
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La vista aerea attuale lascia percepire la vecchia forma dell'isola.
Immagine: Capture YouTube

Ai giorni nostri, occorre prendere una barca per passare in luoghi dove prima c'era la sabbia.
Immagine: Capture YouTube

Delle isole coperte di foresta tropicale affondano nel mare. Questi alberi, vecchi di circa 150 anni secondo Simon Albert, sono dapprima inghiottiti...
Immagine: Capture YouTube

... quindi muoiono, il che rende ancor meno protetti i litorali delle isole.
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Il reporter spiega che qualche anno fa, questo albero era ancora al centro dell'isola. Ed ora è prossimo ad essere sommerso.
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Una casa è sul punto di finire nel mare. Un abitante spiega che la spiaggia cominciava...
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... dove oggi si vede la casa. Ed era soltanto un anno fa.
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Un'altra isola in pieno naufragio: sulle 33 isole del nord-ovest delle Salomone che Albert ha studiato...
Immagine: Capture YouTube

... cinque sono scomparse e sei...
Immagine: Capture YouTube

... hanno visto dimezzate le loro superfici. Nel corso degli ultimi 20 anni, secondo lo scienziato, il livello del mare...
Immagine: Capture YouTube

... è cresciuto di 15 centimetri. Oltre ai cambiamenti climatici, c'è il vento a spingere le acque nella regione, spiega Albert.
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«60 Minutes Australia», versione americana del programma d'informazione americana «60 Minutes», tocca il tema dei cambiamenti climatici nel maggio del 2019. O più precisamente dell'innalzamento del livello dei mari...
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... che sta sommergendo delle isole di un arcipelago del Pacifico.
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Nello spazio di due decenni, delle piccole isole come queste...
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... sono scomparse dalla superficie della Terra. Simon Albert, biologo australiano, osserva le conseguenze dei cambiamenti climatici nella regione da anni.
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Lo scienziato di 39 anni (a destra) racconta al reporter che qui aveva fatto un picnic con dei colleghi soltanto 18 mesi fa.
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Delle vecchie fotografie americane, come questa di Sogomou, permettono allo stesso modo di comprendere...
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... l'ampiezza della perdita di terre registrata ad oggi.
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La vista aerea attuale lascia percepire la vecchia forma dell'isola.
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Ai giorni nostri, occorre prendere una barca per passare in luoghi dove prima c'era la sabbia.
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Delle isole coperte di foresta tropicale affondano nel mare. Questi alberi, vecchi di circa 150 anni secondo Simon Albert, sono dapprima inghiottiti...
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... quindi muoiono, il che rende ancor meno protetti i litorali delle isole.
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Il reporter spiega che qualche anno fa, questo albero era ancora al centro dell'isola. Ed ora è prossimo ad essere sommerso.
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Una casa è sul punto di finire nel mare. Un abitante spiega che la spiaggia cominciava...
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... dove oggi si vede la casa. Ed era soltanto un anno fa.
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Un'altra isola in pieno naufragio: sulle 33 isole del nord-ovest delle Salomone che Albert ha studiato...
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... cinque sono scomparse e sei...
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... hanno visto dimezzate le loro superfici. Nel corso degli ultimi 20 anni, secondo lo scienziato, il livello del mare...
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... è cresciuto di 15 centimetri. Oltre ai cambiamenti climatici, c'è il vento a spingere le acque nella regione, spiega Albert.
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Gli abitanti delle Isole Salomone stanno progressivamente perdendo pezzi della loro terra: l'innalzamento di 15 centimetri del livello degli oceani ha conseguenze fatali sull'arcipelago. Un numero sempre maggiore di isole, infatti, sprofonda in mare.
Tutto il mondo parla di cambiamento climatico, ma ci sono pochi posti in cui le evoluzioni sono così forti come alle isole Salomone. L’arcipelago del Pacifico è conosciuto per le sue pittoresche spiagge di sabbia. Ma inquieta una domanda: cosa resterà in futuro di questa meraviglia?
Nel corso degli ultimi 20 anni, il livello del mare nella regione è salito di più di 15 centimetri. Sembra poco, ma per alcune isole questi pochi centimetri sono stati la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Simon Albert osserva da vicino l'innalzamento delle acque: da diversi anni, il biologo dell'università del Queensland è in prima linea per risolvere il problema dell'avanzata del mare sulla terraferma. Infatti, delle 33 isole situate a nord delle Salomone studiate dall'australiano nel corso degli ultimi anni, sei presentano una superficie di appena la metà rispetto alla loro estensione di un tempo. E cinque sono completamente scomparse.
Le isole raccontate dagli anziani
Nel mondo intero, il livello del mare sale di 3,5 millimetri all'anno. «Qui, nelle Isole Salomone, il ritmo è tre volte più alto, tra sette e dieci millimetri all'anno», spiega Simon Albert nella trasmissione televisiva australiana «60 Minutes Australia». In realtà, il biologo 39enne da giovane si era interessato alle isole per esplorare gli effetti della deforestazione. Ma ascoltando sempre più racconti riguardanti isole oggi scomparse e sulle quali gli anziani giocavano quando erano bambini, il biologo ha deciso di cambiare l'oggetto delle sue ricerche.

Ha così esaminato vecchie fotografie delle isole, databili alla Seconda Guerra mondiale, quando i giapponesi e gli americani si sono affrontati in battaglie sanguinose nella regione. Si è quindi concentrato sul nord-ovest dell'arcipelago, intorno a Isabel. Nelle immagini dell'epoca, Sogomou è un'isola intatta nel suo splendore. Oggi, lo scienziato può passarci sopra soltanto in barca. «È sconvolgente, afferma tristemente Simon Albert. Senza le immagini, oggi non sapremmo che un tempo fosse un'isola stabile.»
Evoluzioni senza precedenti
Il raffronto permette di vedere la superficie dell'isola, che è ormai sott'acqua. Nel 2002 andava ancora tutto bene, ma in seguito Sogomou è sprofondata progressivamente in mare. «Da allora, la metà dell'isola è scomparsa a causa dell'innalzamento del livello del mare.» Gli alberi che vediamo hanno circa 250 anni: assicuravano la stabilità di Sogomou. Ma se si trovano sott'acqua, vuol dire anche la protezione naturale assicurata dal litorale è affondata, cosa che accelera ancora di più la scomparsa dell'isola. Finora, in 20 anni, in questo modo sono stati perduti 110'000 metri quadrati.

Che dice l'esperto riguardo le opinioni dei climatoscettici, che affermano che tutto ciò faccia parte di un ciclo naturale nel quale le isole sono semplicemente destinate a scomparire? «Questo è vero in certi casi. Le isole in effetti vanno e vengono. Per alcuni anni si possono vedere dei banchi di sabbia caratterizzati da una vegetazione molto piatta, che verranno semplicemente trascinati via dalla prossima tempesta. Ma non è di questo che stiamo parlando qui. Ci riferiamo infatti alle grandi isole che si trovano su queste barriere coralline da diverse centinaia di anni e la rapidità delle evoluzioni che abbiamo constatato nel corso degli ultimi 20 anni è senza precedenti nella storia.»
Il reportage di «60 Minutes Australia».
E ovviamente, la conquista della terra da parte del mare miete altre vittime oltre agli isolani: anche gli animali, come le tartarughe di mare, sono messi a dura prova dalla scomparsa delle spiagge. Le immagini presentate nel reportage mostrano chiaramente che l'umanità deve reagire se non vuole affondare. Simon Albert formula la sua idea: «Dobbiamo cominciare a prendere sul serio questa pressione climatica. È [tuttavia] diventata una questione talmente politica e controversa da dover essere superata. Per una serie di ragioni, il cambiamento climatico ci ha fatti immergere in un circolo vizioso di recriminazioni e di ignoranza.»
Un'onda alta 193 metri

Questa piccola isola è situata all'uscita del fiordo Taan. Lo tsunami del 17 ottobre 2015 l'ha in gran parte sommersa, abbattendo la quasi totalità degli alberi che vi erano presenti.
Immagine: Chris Larsen / Geophysical Institute of the University of Alaska Fairbanks

Il monte Saint-Elia, al fiordo Taan, con il ghiacciaio Tyndall e la frana in primo piano. Dopo che 200 milioni di tonnellate di roccia sono franati, si è formato uno tsunami che ha attraversato la baia ad una velocità che ha raggiunto i 100 km/h.
Immagine: dpa

In piedi su un promontorio formatosi dopo lo smottamento, Bretwood Higman, capo della squadra di ricerca, esamina la situazione.
Immagine: dpa

Lo tsunami ha provocato un'onda di 193 metri di altezza. Questi alberi alti 30 metri sono stati abbattuti come fiammiferi dalla forza d'urto.
Immagine: dpa

Le pietre scagliate sulla terra dal fiordo hanno creato un accumulo alto due metri.
Immagine: dpa

La forza dell'onda ha catapultato pietre come palle di cannone sui tronchi degli alberi.
Immagine: dpa

Ciò che resta della frana. Gli scienziati sono quasi certi che lo tsunami sia dipeso dai cambiamenti climatici. A scatenare il tutto è stato probabilmente un piccolo terremoto, ma il riscaldamento del pianeta è responsabile dello scioglimento estremo del ghiacciaio Tyndall e della sua incapacità di stabilizzarsi sulle pendici della montagna.
Immagine: dpa

Il ghiacciaio Tyndall si è ritirato di 17 chilometri a partire dagli anni Sessanta. Nel 1991, la lingua di ghiaccio aveva perso 400 metri.
Immagine: dpa

Gli scienziati mettono oggi in guardia contro il rischio che un evento simile possa riprodursi in futuro in zone abitate.
Immagine: dpa
L'islanda chiude un canyon in seguito a un video di Justin Bieber

Justin Bieber ha girato una parte del suo videoclip «I’ll show you» in un canyon in Islanda. Poiché è diventato un sito preso d'assalto dai fan, è stato chiuso dalle autorità.
Immagine: Youtube / Justin Bieber

Justin Bieber è estremamente popolare in Islanda: più del dodici per cento della popolazione ha assistito ai due concerti dati dal canadese a Reykjavik un anno dopo l'uscita del videoclip.
Immagine: Keystone

Hanna Jóhannsdóttir non lascia passare nessuno: la guardia forestale sorveglia il canyon e si mostra incorruttibile.
Immagine: Keystone

Tuttavia, alcuni turisti trovano sempre un modo per entrare nel canyon, anche se chiuso.
Immagine: Keystone

Per essi, è «necessario» recarsi nel posto in cui il loro idolo un tempo ha girato un videoclip.
Immagine: Keystone

Il pittoresco Fjaðrárgljúfur non ha altra scelta che dare ragione alle persone.
Immagine: Keystone