Guerra in UcrainaIl Papa alla RSI: «Kiev abbia il coraggio della bandiera bianca»
SDA
9.3.2024 - 21:14
Papa Francesco, in un'intervista alla RSI che andrà in onda il 20 marzo, abbandona l'equilibrismo della diplomazia e si lancia in un appello accorato a fermare la conta degli uccisi in Ucraina, invitando apertamente Kiev ad accettare un compromesso per la fine delle ostilità.
09.03.2024, 21:14
09.03.2024, 21:16
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«È più forte chi pensa al popolo, chi ha il coraggio della bandiera bianca», e «quando vedi che sei sconfitto, che le cose non vanno, occorre avere il coraggio di negoziare. Hai vergogna, ma con quante morti finirà?», ha detto.
E anche a Gaza c'è un conflitto che «fanno due, non uno. Gli irresponsabili sono questi due che fanno la guerra», ha tuonato il Santo Padre prima di ricordare di «guardare la storia: le guerre che abbiamo vissuto, tutte finiscono con l'accordo».
«Oggi si può negoziare con l'aiuto delle potenze internazionali. La parola negoziare è coraggiosa», ha detto il Pontefice ospite a Cliché, il magazine culturale di Lorenzo Buccella, in una puntata dedicata al bianco.
Per fermare i morti serve «negoziare in tempo, cercare qualche paese che faccia da mediatore. Nella guerra in Ucraina ce ne sono tanti, la Turchia si è offerta, e altri. Non abbiate vergogna di negoziare prima che la cosa sia peggiore», ha chiesto il Santo Padre ricordando che anche lui è pronto alla sua parte, sia per l'Ucraina sia per Gaza.
«Ho inviato una lettera agli ebrei di Israele, per riflettere su questa situazione. Il negoziato non è mai una resa. È il coraggio per non portare il paese al suicidio. Gli ucraini, con la storia che hanno, poveretti, gli ucraini al tempo di Stalin quanto hanno sofferto».
«La guerra è una pazzia»
Ed è su questo punto che il direttore della sala stampa vaticana, Matteo Bruni, ha voluto porre l'accento e precisare: «Il Papa usa il termine bandiera bianca, riprendendo l'immagine proposta dall'intervistatore, per indicare la cessazione delle ostilità, la tregua raggiunta con il coraggio del negoziato», spiega, sottolineando che «riferendosi a ogni situazione di guerra, il Papa ha affermato chiaramente: 'il negoziato non è mai una resa'».
«La guerra è una pazzia», ha infatti ribadito ancora Francesco per riflettere sulle ipocrisie del mondo, con parole che inevitabilmente fanno pensare alle recenti iniziative per Gaza: «Interventi umanitari? Sì alle volte sono umanitari, ma sono per coprire anche un senso di colpa». Come finisce una guerra? «Con morti, distruzioni, bambini senza genitori», ha avvertito.
«Può essere una guerra che sembra giusta per motivi pratici. Ma dietro una guerra c'è l'industria delle armi, e questo significa soldi», ha evidenziato il Santo Padre tornando a puntare il dito contro chi «guadagna per uccidere» con aziende per cui «oggi ci sono gli investimenti che danno più reddito».
Intervento destinato a far discutere in Ucraina
Quello alla RSI è un intervento destinato a far discutere in Ucraina, dove sin dall'inizio della guerra non è mancato lo scontro del governo e la chiesa locale col Vaticano e i suoi continui appelli a scegliere la via del dialogo per fermare le armi.
Il presidente Volodymyr Zelensky ha sempre derubricato il ruolo della Santa Sede solo a questioni di carattere umanitario, ad esempio invitando il Vaticano a farsi promotore della questione dei bambini ucraini deportati in Russia.
Per il resto, Kiev si è sempre rifiutata di negoziare alcuna pace che comporti la cessione dei territori contenuti nei confini del 1991, Crimea compresa. E i continui appelli alla pace del Vaticano sono sempre stati respinti al mittente, con non poche tensioni che hanno attirato per il Pontefice l'accusa di essere «filorusso», lanciata dal consigliere presidenziale Mykhailo Podolyak.
Ci ha provato poi il cardinale Zuppi a muoversi tra i due paesi alla ricerca di uno spiraglio di dialogo, senza successo. E con le ultime parole del pontefice, il divario tra il governo di Zelensky e la Santa Sede sembra allargarsi sempre di più.