Protesta degli agricoltori I trattori assediano l'UE, la protesta arriva anche in Spagna

SDA

30.1.2024 - 22:00

Gli agricoltori spagnoli si uniscono alle proteste dei loro colleghi europei
Gli agricoltori spagnoli si uniscono alle proteste dei loro colleghi europei
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«Vogliamo sopravvivere, vivere, esistere». I focolai accesi dalla collera degli agricoltori si moltiplicano in tutto il continente. I blocchi nelle strade sono ormai decine. E la mobilitazione diventa un assedio non più soltanto a Parigi ma all'Europa intera.

Dopo giorni di azioni muscolari in Francia, le proteste dilagano dal Belgio alla Germania, dall'Italia alla Grecia, fino a raggiungere la Spagna. Dove le principali sigle del settore hanno annunciato la loro discesa in campo, convocando una mobilitazione nazionale. Un grido unico di protesta per chiedere «un cambio nelle politiche europee».

E al quale l'Ue – bersaglio di accuse incrociate al suo Green Deal, ai nuovi requisiti della Politica agricola comune (Pac) e all'accordo con il Mercosur – è pronta a rispondere con nuove misure che saranno presentate giovedì, quando il dossier planerà anche sul tavolo del vertice straordinario dei leader Ue.

A precedere il confronto a Ventisette ci sarà però un faccia a faccia tra Ursula von der Leyen ed Emmanuel Macron cruciale per le sorti dell'intera protesta.

Ecco cosa chiedono gli agricoltori

Simbolicamente parcheggiati a Square de Meus, a pochi metri dal quartier generale del Parlamento europeo, i primi trattori belgi – impegnati nel Paese con azioni di ostruzione culminate nel blocco del porto di Zeebrugge sul Mare del Nord – hanno raggiunto la capitale delle istituzioni Ue ventiquattro ore prima dell'arrivo dei capi di Stato e di governo.

Redditi migliori, più flessibilità sugli standard ambientali, aiuti per rispondere agli effetti del cambiamento climatico e alle epidemie come l'aviaria, aumento dei prezzi del carburante e dell'energia, dazi zero sulle derrate dall'Ucraina: i fattori comuni del malcontento sono molteplici.

Sotto i riflettori anche l'accordo di libero scambio UE-Mercosur

E sotto i riflettori è finito anche l'accordo di libero scambio Ue-Mercosur, da anni al centro delle trattative con Brasile, Argentina, Paraguay, Uruguay e ora a rischio di saltare sotto i colpi delle critiche di Parigi. Le norme, è l'attacco frontale di Macron, «non sono omogenee» rispetto agli standard europei.

Anzi, il chiodo fisso francese è che l'intesa, aprendo il mercato ai prodotti provenienti da oltreoceano, danneggi le produzioni locali e contribuisca al disboscamento in Amazzonia.

Ma a suscitare la rabbia degli agricoltori sono anche i nuovi requisiti della Politica agricola comune, quella Pac riformata nel 2021 che ora impone agli agricoltori di mantenere il 4% delle superfici a riposo per avere accesso ai fondi.

Tutti fattori che spingono Parigi a invocare – per bocca del primo ministro Gabriel Attal – «un'eccezione agricola francese» rispetto ai vincoli all'Ue. Dare «tutta la colpa» all'Europa però, nelle parole di Macron, sarebbe «semplicistico». Una mano tesa a Ursula von der Leyen che nelle prossime ore sarà chiamata a dare risposte concrete in prima persona. Anche per scacciare l'incubo di perdere una fetta di elettorato cruciale in vista delle Europee.

Proteste degli agricoltori pure in Svizzera? 

«La rabbia serpeggia anche nelle campagne svizzere, e da diversi mesi», sottolinea Francis Egger, vicepresidente dell'Unione svizzera dei contadini (USC). «Stiamo vivendo lo stesso malessere agricolo in Svizzera, Germania e Francia», ha dichiarato a Keystone-ATS il friburghese.

«Il problema è lo stesso: redditi insufficienti e in calo che non coprono i costi di produzione», spiega Egger. A ciò si aggiunge il sovraccarico amministrativo del settore agricolo. Il risultato finale è «lo sgomento. Facciamo sempre di più e siamo sempre criticati».

La cosa più urgente per l'agricoltura svizzera è migliorare la situazione economica, afferma il vicepresidente dell'USC. «Lavoriamo per una media di 17 franchi l'ora. Dobbiamo offrire prospettive per il futuro, soprattutto ai giovani». Per quanto riguarda il sostegno della Confederazione, le esigenze aumentano ma i contributi non cambiano.

«Dobbiamo reagire rapidamente e dare un segnale alle famiglie di agricoltori. L'intero settore risente della pressione sui prezzi. Dobbiamo chiederci se la responsabilità è dei supermercati o dei consumatori. Ci troviamo in una situazione in cui l'acquisto di prodotti con marchio sta diminuendo a favore di prodotti di fascia bassa a prezzi bassi. È una responsabilità collettiva».

Il mercato deve funzionare con prezzi che coprono i costi di produzione: «A lungo termine, non possiamo produrre in perdita». Il Consiglio federale intende tagliare 347 milioni di franchi dal credito quadro 2026-29 per l'agricoltura. «È inaccettabile in un contesto di aumento delle esigenze», afferma Egger.

Prime misure attese nelle prossime ore

Le prime misure sono attese nelle prossime ore con un piano sull'import del grano ucraino che, secondo quanto trapela da Palazzo Berlaymont, dovrebbe contenere clausole di salvaguardia automatiche a tutela soprattutto degli agricoltori di frontiera, quelli di Ungheria, Polonia, Slovacchia, Bulgaria e Romania.

Giovedì invece sarà la volta delle misure per i terreni a maggese, con una nuove deroga ai vincoli della percentuale minima di terreni da tenere a riposo dopo quella concessa lo scorso anno per tutelare la sicurezza alimentare dalle conseguenze della guerra in Ucraina.

Il faccia a faccia tra Macron e von der Leyen non sarà risolutiva ma darà l'indirizzo. Poi il confronto si sposterà al vertice dei leader Ue, già funestato dal veto di Viktor Orban sull'accordo sui 50 miliardi di euro di aiuti per l'Ucraina, dall'agenda inesorabilmente cambiata. I trattori minacciano di assediare Bruxelles e l'Europa Building.

E i sovranisti – memori del successo messo a segno un anno fa dal Partito degli agricoltori olandesi (BBB) alle elezioni regionali – sono pronti a cavalcare l'onda.